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Stefàno/Nervi tesi nella maggioranza

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

16
MAG
2014
Clamoroso divorzio del sindaco dal suo segretario particolare. E intanto il primo cittadino ricerca un direttore generale, ma non con un bando. Lo sceglierà lui, come spesso ama fare: "esaminando i curricula"
Sicuramente uno dei momenti più difficili dell'era Stefàno alla prese con la pressante richiesta di un "rilancio dell'azione amministrativa" (leggi rimpasto!) che proviene da più parti all'interno della sua maggioranza. Nel tempo il consiglio comunale ha cambiato totalmente fisionomia politica rispetto a quello che si è insediato subito dopo le ultime amministrative. Molti i passaggi da un lido all'altro (qualcuno parla di cambio di casacca, ma in realtà sono solo "sofferte scelte dopo profonda riflessione su i valori..."!). C'è anche chi ha mantenuto la propria identità politica ma ha preso le distanze dal sindaco, come Gianni Liviano, eletto come indipendente nelle liste del PD e passato alla opposizione, o come Ciccio Venere, anch'egli approdato a Palazzo di città nei banchi della maggioranza ma ben presto passato sull'altra sponda per totale disaccordo sul piano della linea politica.  Sel, dopo gli ultimi passaggi, resta addirittura senza rappresentanza mentre l'UDC, che a Martina Franca "coerentemente con le scelte nazionali" si unisce al Nuovo Centro Destra, a Taranto invece sostiene Stefàno e reclama un posto in giunta,  dopo il passaggio dell'Assessore Massimiliano Stellato al Centro Democratico. Sul piano politico l'elemento più significativo è il progressivo "dimagrimento" del gruppo degli SdS, il movimento nato per sostenere Stefàno. Il PD, che vive a Taranto, così  come a livello regionale (dove è in discussione il ruolo di Emiliano) e nazionale, le fibrillazioni di un congresso senza fine, rivendica maggior "visibilità", ovvero tre assessori. Una situazione che più caotica non potrebbe essere in un momento in cui la città meriterebbe una guida sicuramente più solida. Sul piano delle strategie il Stefàno pensiero è difficile da interpretare. Quando ha varato la sua giunta ha indicato come criterio quello del consenso. Quindi, a parte qualche eccezione, ha scelto tra i consiglieri che hanno  più voti. Un criterio che, a nostro parere, fa acqua da tutte le parti. Cominciamo con il ricordare la sostanziale differenza tra consiglio comunale e giunta. I cittadini eleggono, nello stesso giorno, ma distintamente, direttamente il sindaco, che ha compiti di governo esecutivo, e i consiglieri comunali che, nell'insieme del consiglio (maggioranza ed opposizione) hanno ruolo di indirizzo e controllo. Gli assessori sono scelti dal sindaco (anche se su indicazione dei partiti che lo sostengono) e ricevono dal sindaco delega a gestire specifiche materie. Appare evidente la differenziazione di ruolo che il legislatore ha voluto sottolineare.  L'assessore, per quanto espressione politica, dovrebbe essere scelto in riferimento a specifiche capacità professionali o quantomeno esperienza specifica. C'è dell'altro, che oggi mette in serio imbarazzo il sindaco: il consigliere che diventa assessore perde la sua qualifica di consigliere comunale e, nel caso di ritiro della delega, non ha più alcun ruolo; la domanda è: che fine fa il consenso popolare? Ci sono tre assessori che oggi rischiano: Vincenzo Baio, Lucia Viafora e Massimiliano Stellato. Anche per questo, ma non solo, Stefàno tira il freno a mano sul rimpasto. Ha da subito annunciato che avrebbe messo mano alla giunta dopo le elezioni europee, così da verificare i nuovi equilibri (ragionamento che naturalmente non sta in piedi per nulla, considerando anche che si tratta di elezioni che hanno dinamiche politiche del tutto diverse dalle amministrative). Poi ha avviato le consultazioni. Oggi riflette. Bisognerà capire se nel braccio di ferro con i vari partiti della sua nervosa maggioranza sarà lui a vincere. Nel frattempo, pur non essendone obbligato, sta ricercando un direttore generale, ma non con un bando; lo sceglierà lui, come spesso ama fare "esaminando i curricula"!. E tanto per confermare il suo modo di fare assolutamente fuori dalla norma nei giorni scorsi ha deciso di trasferire il suo segretario particolare, per "questioni di riorganizzazione". Michele Ursi, Lino per chi lo conosce (in foto), è stato per circa sette anni l'ombra di Stefàno. Lo ha accompagnato ovunque, gli ha fatto da filtro, ha mantenuto i rapporti durante la recente malattia del sindaco, è stato sempre identificato come un amico di Stefàno al di là del rapporto lavorativo.  Difficile per chi non ha vissuto da vicino questi anni far comprendere bene di cosa parliamo: è come dividere due fratelli siamesi; uno si salva, l'altro muore. In questo caso a decidere la separazione, causa maggioranza normativa, è stato il sindaco, ma difficile ora comprendere chi dei due sopravvivrà. Noi alla "riorganizzazione" ci crediamo davvero poco. Stefàno durante i suoi mandati ha "riorganizzato" il suo esecutivo almeno una quindicina di volte mandando a casa, ma non a caso, i suoi migliori sostenitori e collaboratori (da Carrozzo, a Cervellera, Cottino, Capriulo, Cataldino, per fare solo alcuni nomi). Sicuramente c'è dell'altro. Oggi che è stato nominato ufficialmente un vice sindaco probabilmente Ursi ha cominciato a essere ingombrante, e comunque,  com'è quasi fisiologico che sia, sicuramente il suo ruolo non è mai stato gradito a tutti nella maggioranza  che governa la città.  Cosa vorrà fare Stefàno da grande, al termine di una lunga carriera politica, che è sempre stata caratterizzata da una certa "originalità" ed imprevedibilità, non ci è dato sapere. Ci preoccupa comprendere quale sarà il futuro di un città allo sbando che ha bisogno più che mai di un rilancio socio economico che si fondi su una puntuale pianificazione. 
 


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