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Politica/ Ne riparliamo dopo i Mondiali

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

13
GIU
2014
Tra Balotelli e ballottaggi gli italiani hanno scelto: chi ha vinto i ballottaggi rappresenta il consenso espresso da meno della metà degli elettori
 
E' finita! finalmente non si vota più (almeno per qualche mese); domenica scorsa con il rito dei ballottaggi si è conclusa l'ultima tornata delle amministrative. Ora gli italiani potranno dedicarsi a... Balotelli e ai prossimi campionati mondiali di calcio. A giudicare dal dato medio dei votanti pare proprio che gli elettori già da tempo preferiscano dedicarsi allo sport, piuttosto che alle spiagge, anzichè rispondere a quel dovere morale che pure la Costituzione sancisce (art. 48: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”). A scegliere di dedicare qualche minuto del proprio tempo per apporre una x  su uno dei due candidati sindaci nella tornata supplementare del 8 giugno è stato appena il 49,50% degli aventi diritto, su base nazionale, che scende al 43,49 in Puglia e addirittura al 36,15 a Bari, una delle nuove città metropolitane, dove la squadra di calcio si è giocata (male) la partita della vita. Vince quindi ancora una volta l'astensionismo, la disaffezione, la sfiducia per la politica. Chi ha vinto i ballottaggi in realtà, nella media, rappresenta il consenso espresso da meno della metà degli elettori, che sono già meno dell’intera popolazione! Possiamo dire che, a parte qualche caso specifico, come Perugia e Potenza, che passano al centro destra,  Livorno in mano ai 5 stelle, qualche exploit di Lega Nord e il caso Pavia, dove viene battuto il sindaco più amato dagli italiani, tale Alessandro Cattaneo, per il resto si prosegue con l'onda lunga del vincitore. I ballottaggi non sconvolgono più di tanto gli equilibri politici che, a dire il vero, dopo il primo turno sono apparsi ben più che sconvolti. Grillo pare essersi rifugiato in una sorta di ritiro spirituale, e appare proprio come un pugile suonato. Il nuovo centro destra ha la stessa lucidità che può avere un detenuto nel braccio della morte. Chi invece è certamente già morto è il centrino di Monti & C. Forza Italia è in piena crisi di nervi. Siamo ormai all'incontro-scontro finale tra Fitto e il cosiddetto cerchio magico. In tutta la vicenda c'è qualcosa che non torna del tutto. Fitto, che ha sempre ha mantenuto un profilo basso, oggi ha assunto una posizione d'attacco; c'è in gioco il futuro della guida del partito e quindi cambia la strategia. E' abbastanza verosimile che alla fine si giunga a un compromesso. Nel frattempo gli italiani sono alle prese con una serie di scadenze che tolgono soldi e tranquillità. Già, perché non solo c'è da pagare, ma occorre anche capire cosa, quanto e quando. Iuc, Tares, Tasi, Tarsu, non si sa più cosa uscirà fuori per complicare la vita, già abbastanza complicata, dei contribuenti italiani. Mister 40%, che nel frattempo si spara le pose, come ci insegnava il maestro Marcello D'Orta (quello di “Io speriamo che me la cavo”), in ambito europeo, deve fare i conti con.... i conti che non tornano. Si parla già di una manovra aggiuntiva ma, soprattutto, diradatasi la nebbia elettorale che tutto confonde con slogan e promesse, si comincia a intravedere la dura realtà. La disoccupazione non accenna a diminuire e, anzi, tocca livelli record; ciò che non aumenta è il Pil, mentre aumenta la pressione fiscale. Si parla insistentemente di abolizione delle detrazioni per coniuge a carico. Il DEF parlerebbe di "armonizzazione", che potrebbe significare con una mano ti do (i famosi 80 euro) con l'altra ti levo.  La redistribuzione del reddito si fa in un solo modo, ovvero producendolo il  reddito e dando lavoro; ogni altra forma di "bonus" è solo assistenzialismo che qualcuno deve pur pagare. Draghi ha dato un segnale forte riducendo ai minimi storici il costo del danaro. Ora vedremo se davvero Renzi sarà capace di mettere in riga banchieri e poteri forti. Deve saper imporre una riapertura del credito alle imprese e soprattutto alleggerire la morsa delle pastoie burocratiche. Ci sono in ballo 2 miliardi di euro per grandi opere che restano ferme a causa dei ricorsi al TAR, tanto per fare un esempio. Si sbrighi a fare le riforme necessarie, se ha i numeri per farle. Altrimenti meglio tornare alle urne; ovviamente dopo i campionati del mondo!
 


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