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Province/Chiediamoci perchè

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

19
OTT
2012

 

La questione relativa al riordino delle province non è esclusivamente una questione politica, almeno, non solo. Perché è anche una questione culturale
  
Non è solo importante capire con chi andare e, solo per questa volta, potrebbe non essere importante neanche capire come farlo, aprendo quindi un dibattito sulle modalità di scelta del metodo.
La domanda da porsi è insita nelle ragioni dello stare insieme. Insomma la domanda si sposta sulle motivazioni, sul perché.
Una volta fatta questa analisi, il riordino delle province sarà cosa ben più semplice, al netto di analisi sulle criticità e sulle opportunità che qualsiasi scelta determinerebbe sugli scenari futuri.
È sicuramente una questione culturale, ed è li che si potrebbe ricercare la ragione dello stare insieme. “Non importa con chi si va, l’importante è stare insieme”, sembrerebbe questa la risposta che i comuni della Valle d’Itria (Martina Franca, Locorotondo, Alberobello e Cisternino) si sono dati.
Tutti insieme per rappresentare un unico territorio, accomunato da medesime analogie, da conformazioni morfologiche, in una logica di strategia politica comune.
La ridefinizione delle province può essere una buona occasione per ripensare e riorganizzare l’assetto geo-politico del territorio.
Significa sostenere presso la medesima sede le istanze di una territorialità strategica per l’intera Puglia, ma anche consentire l’avvio di politiche comuni e condivise tra amministrazioni caratterizzate da analogie economiche e politiche.
È evidente che si tratta di una comunanza che trova ragione nelle proprie radici culturali. Tratti distintivi comuni, analogie, architetture, sviluppo del territorio e per alcuni versi anche imprenditorialità.
La Valle d’Itria fino ad oggi è stata terra di intersezione tra le province di Bari, Taranto e Brindisi e oggi con il riordino e l’accorpamento dei territori ci si pone la domanda sulla convenienza (politica si intende) che una scelta così importante possa determinare, con un occhio il più possibile al futuro, perché le scelte di oggi si ripercuoteranno inevitabilmente su di esso.
Andare con Bari per la Valle d’Itria significherebbe fare parte di quella grande area metropolitana, vicina alla città capoluogo di regione, con tutte le attenzioni politiche che questo potrebbe significare e il rischio di trasformarci in semplice municipalità. Andare con la nuova provincia Taranto-Brindisi aprirebbe nuovi scenari economici complementari: da una parte l’economia industriale che caratterizza i due capoluoghi e dall’altra il turismo e il terziario della Valle d’Itria. Andare con Lecce, infine, significherebbe sposare in pieno un’economia che fa della propria storia e architettura il proprio tratto distintivo comune, capace di sviluppare turismo e servizi, sulla base della crescente esperienza maturata in terra salentina.
In tutti i casi però potrebbe significare rappresentare un territorio di periferia, e questo è lo svantaggio.
Alla fine una soluzione si troverà comunque.
L’ipotesi maggiormente percorribile sembra al momento quella della provincia Taranto-Brindisi, con i tarantini intenzionati a tenersi stretta Martina Franca e con essa l’intero territorio della Valle d’Itria. Ma a chi spetterà la scelta? Alla politica e agli amministratori eletti, ovviamente, e chi sennò? Vengono pagati per fare scelte e prendere decisioni, sulla base della nostra delega elettorale. Si possono sviluppare, però, anche diverse modalità di scelta, frutto di percorsi decisionali differenti. È una questione di metodo e forse anche di opportunità. A Fasano, per esempio, ci sarà un referendum.
Nei mesi scorsi qualcuno aveva lanciato una serie di interessanti proposte. Si parlava della costituzione di un Ufficio Tecnico della Valle d’Itria, ma si parlava anche dell’approvazione di un piano intercomunale dei tre Comuni che potesse istruire le pratiche edilizie riguardanti il territorio della Valle d’Itria, con un’unica commissione paesaggistica, una polizia intercomunale, un servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, un comune servizio trasporto scuolabus, sistema turistico territoriale, servizi sociali, ecc.
Per la Valle d’Itria le necessità prioritaria è la redazione di politiche edilizie comuni per una antropizzazione che da una parte non sia troppo invasiva, ma che al tempo stesso non disincentivi la densità abitativa del territorio.
La riorganizzazione delle province potrebbe essere una buona opportunità per stabilire cosa si vuole farne di questa Valle d’Itria. Sempre ammesso che qualcuno a Roma si decida finalmente ad andare a riprendere la pratica impolverata che estende il riconoscimento di patrimonio Unesco dell’umanità all’intera Valle e non solo ad Alberobello.
 


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