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ALEX BORSCI/CONFUSIONE NEI DEMOCRATICI

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

26
OTT
2012

 

Dopo il rinvio dell’assise del PD ionico, l’ipotesi più quotata sarebbe stata quella del commissariamento. E invece lui ha compiuto un “atto di coraggio” e si è candidato alla segreteria
 
Dopo le dimissioni dello scorso agosto del segretario Francesco Parisi, alla guida del PD Ionico, il partito aveva convocato l’Assemblea provinciale per sabato 13 ottobre alle ore 9.00 presso il Salone della Provincia. A quanto pare una Assemblea priva di ordini del giorno, carente di regole per la presentazione delle candidature e senza nessun orario previsto per le votazioni, tanto è che l’Assemblea è stata spostata. Il tutto fa pensare alla nomina di un commissario chiamato ad accompagnare il partito verso le Politiche del 2013.
Il giovanissimo Consigliere Comunale del Comune di Monteparano Alex Borsci (PD) decide dunque di candidarsi alla Segreteria del suo partito,  e spiega il motivo della sua candidatura, le proposte presentate, la reazione dei “big” e il perché revoca la sua disponibilità a occuparsi della guida dei democratici.
 
Cosa ti ha spinto a candidarti alla guida del PD Ionico?
«Gli elementi che mi hanno spinto a lanciarmi in questa avventura sono stati due, hanno sortito in me il medesimo effetto ma paradossalmente contrastano l’uno dall’altro: la voglia di fare e lo sconforto più totale. La voglia di fare probabilmente è figlia della mia giovane età e della grande passione che nutro per l’attività politica. Lo sconforto invece derivava da un atteggiamento sempre più chiuso dei nostri leader tarantini nei confronti della base. Lo stesso fatto che abbiano cercato di “risolvere” il problema della segreteria recandosi a Bari dimostra come questi uomini non abbiamo più nulla di propriamente politico da sparire con la base, ma che anzi preferiscono stare arroccati sui propri interessi nei loro uffici a Roma o a Taranto. Pensi addirittura che il Presidente dell’Assemblea, Gianni Florido, era così sicuro di risolvere tutta la questione con il segretario regionale che non si è minimamente preoccupato di trasmettere ai delegati i modi e i tempi di elezione. A dirla tutta a malapena è riuscito ad inviare la mail di convocazione a tutti i delegati».
 
Quali sono state le tue proposte per la Segreteria?
«Semplicemente cinque proposte: ripartire dai circoli, coltivare il territorio, restituire il giusto valore agli organi partitici, valorizzare competenze e merito, istituire  forum tematici. Credo che queste siano le cinque proposte che condensino dentro di esse la vera essenza del Partito Democratico. La partecipazione attiva dei suoi tesserati con il rilancio dei circoli e delle Amministrazioni locali, ma anche il coinvolgimento della società civile e dei cittadini non tesserati che possono prendere parte ai forum tematici che affrontano le questioni più disparate per arrivare a una sintesi politica globale. Le competenze e il merito di cui tanto si parla potrebbero essere valorizzati creando una banca dati delle competenze e delle passioni di ognuno degli iscritti, che permetta di coinvolgere gli interessati nelle attività particolari del partito. Azioni, queste, per riscoprire quanto sia appassionante la politica vera fatta di idee e di persone».
 
Quale è stata la reazione dei “big” del partito venuti a conoscenza del tuo atto di coraggio?
«Mi fa sorridere questa cosa: atto di coraggio. Nemmeno fossimo sotto una di quelle dittature estremiste dove non è consentito nemmeno alzare lo sguardo. Ho semplicemente fatto notare un problema serio: in questo determinato periodo storico Taranto e la sua provincia non possono permettersi il vuoto politico. Non possiamo permetterci ne un commissariamento nè tantomeno un segretario frutto di un patto fra le correnti. Ne risulterebbe soltanto una scarsa iniziativa politica che pregiudicherebbe l’intero PD. Ritornando alla domanda, credo di aver creato non poco scompiglio ai “big”. Tuttavia, da quando ho palesato la mia presa di posizione, non ho sentito nessuno di loro. Immagino comunque che più di qualcuno abbia avuto difficoltà a sentirli perché, a parte Michele Mazzarano che è stato chiaro nel delineare la sua posizione, tutti gli altri big o maggiorenti che dir si voglia hanno preferito restare nel silenzio e nell’ambiguità».
 
Perché alla fine hai gettato la spugna, ritirando la tua candidatura?
«Regola vuole che un segretario si scelga in base alle sue idee e in base ai punti programmatici che presenta ai circoli. Infatti in concomitanza con la presentazione della mia candidatura ho stilato i punti programmatici di cui abbiamo parlato prima. Speravo che si ingenerasse un meccanismo per il quale anche altri volessero scontrarsi sul piano delle idee. Invece di tutta risposta qualche altro candidato ha preferito la raccolta delle firme fra i delegati, trascurando completamente l’aspetto propositivo. Quindi converrà con me che una competizione che sposta il suo campo d’azione dalle idee alle firme, risulta essere una competizione anomala, una storpiatura politica elevata alla ennesima potenza, una non-competizione. Tuttavia nonostante io abbia ritirato la mia candidatura non ho ritirato le mie idee. Anzi con più forza e più vigore le riproporrò all’assemblea del PD, sicuro del fatto che le mie proposte troveranno ubicazione nel vuoto politico e propositivo che altri, troppo impegnati a raccogliere le firme, hanno lasciato».
 
Elezioni politiche in vista:  Renzi o Bersani?
«Ovviamente Bersani. Scelta compiuta con il cuore e con la testa. Sarò sincero: Renzi pone un problema serio, quello del ricambio generazionale. Ma a questo problema di certo non si pone rimedio con la rottamazione. E poi, ancora sinceramente, il centrosinistra dovrebbe diffidare dalla politica degli imbonitori, dei volti apparentemente nuovi, che si lasciano andare ai populismi solo per cavalcare il cavallo vincente. Sono cresciuto nel ventennio berlusconiano, quello dell’uomo solo al comando, in cui ci si lasciava andare a facili slogan e grandi spot mettendo in secondo piano l’azione di Governo concreta per i cittadini, e il centro destra italiano versa in uno stato comatoso proprio a causa della politica populista degli ultimi anni. Bersani, a conti fatti, risulta essere il vero innovatore in questa corsa con proposte serie e circoscritte tutt’altro che populiste. È la giusta via di mezzo fra l’esperienza e la voglia di rinnovamento, in fondo il rinnovamento si annulla senza una buona e sana esperienza alle spalle». 


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