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Dopo la "scoppola" comincia il processo a Di Maio / di Vito Massimano

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

29
MAG
2019

E niente, Cecile Kyenge è rimasta stranamente fuori dal Parlamento Europeo, trombata nel suo collegio di riferimento; e se state ridendo siete brutta gente.

La Lega è primo partito a Riace, giusto in ossequio al tanto sbandierato “Modello Riace” spacciato dalla grancassa del sistema come progetto di ampio respiro e universalmente condiviso.

E invece Mimmo Lucano, la nuova icona della sinistra che resta umana, il nuovo idolo pop con la consecutio claudicante che piace tanto alla borghesia che lo ha adottato come si adotta un trovatello per il gusto di sentirsi superiore, non è riuscito nemmeno a entrare in Consiglio Comunale, sonoramente bocciato dai suoi cittadini che non fanno l’apericena ai Parioli ma che vivono in loco.

Sic transit gloria mundi, da nuovo Che Guevara alla nduja acclamato ad un convegno nell’Università di Roma e scortato dagli agit-prop che lo difendevano dai “fasisti” a balena spiaggiata, da teorico dell’onda rossa che sconfigge l’onda nera (che originalità perdinci) a disoccupato che forse chiederà pure il reddito di nullafacenza.

Anche a Capalbio, storica roccaforte della sinistra al mojito, si sono stancati di dissertare delle merendine vegane da distribuire nelle ricche mense dei propri rampolli o dell’ultimo film di Ozpetek perché ci sono ormai troppi Nigeriani sulla spiaggia a disturbare la dotta conversazione. Fino a quando si tratta di lasciarli allo stato brado nelle periferie delle grandi città sono migranti da accogliere. Se poi mi rovinano lo skyline del ritrovo gauche, allora sono clandestini del cacchio da affidare alle sapienti mani del Ministro Salvini.

Anche a Casa-leggio non se la passano benissimo: Giggino Di Maio si è appena accorto che Matteo Salvini gli ha fatto “il succhio” dei voti, così come si usava quando si voleva travasare la miscela da un motorino all’altro.

Il gioco è stato facile perché Salvini ha dovuto solo fare un Governo con i Pentastar e lasciare che i vari Toninelli, Lezzi, Bonafede, Di Battista e Fico (il quale non si vede più in autobus) infilassero una serie di figure di popò per poi passare all’incasso.

Il gioco è così facile che Zingaretti in queste ore sta pressando per scansare Salvini e farsi un giro di Governo pure lui con i grillini per succhiare qualche voto. Però ha preteso che Toninelli fosse della partita perché altrimenti non è divertente, non c’è proprio gusto.

E così, dopo la restituzione degli stipendi, i Pentastar hanno restituito anche sei milioni di voti. Honestàh.

Mazingaretti ha più culo che sentimento: perde 5 milioni di voti rispetto al 2014 e 131mila rispetto al 2018. E si ritrova rocambolescamente secondo grazie ai casini combinati da Di Maio ma giubila come quando i Coreani eliminarono l’Italia grazie all’arbitro Byron Moreno ai mondiali del 2002.

Per il resto, Giorgia Meloni cresce e da grande ambisce a “fare il succhio” alla comatosa Forza Italia. Attenta Giorgia perché, essendoci per lo mezzo quella birba di Silvio, il succhio è operazione rischiosa.



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