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Giordano Santoro /Il coraggio di tornare

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

14
GIU
2013
Dopo quasi dieci anni, ha scelto di tornare in Valle d’Itria, una zona che, come  tutta la Puglia, conosce un alto tasso di “fughe di cervelli”: un territorio dalle infinite potenzialità senza una precisa identità visiva 
 
 “Sei cappelli per pensare” è un saggio molto noto nel settore della comunicazione: vi si tracciano sei stili di pensiero, ciascuno dei quali contraddistinto da un cappello di colore diverso. Il giallo è quello della creatività, intesa come mix perfetto di rigore metodologico e immaginazione. Ci è sembrato proprio il cappello giallo a contraddistinguere Giordano Santoro, 26 anni, che, dopo essere stato nove anni fra Milano e Bolzano, ha compiuto una scelta che avremmo definito temeraria, se non avessimo avuto il piacere di incontrarlo per capire le ragioni del suo ritorno nella terra d’origine, Martina Franca, che  va perdendo i giovani, i cui talenti, le competenze maturate, le idee, non riescono a trovare la degna collocazione che meriterebbero nel tessuto produttivo. Ascoltando il suo racconto ci siamo resi conto che non di temerarietà si tratta, ma di coraggio, sostenuto da un percorso professionale che si è nutrito e si nutre quotidianamente di studio, analisi e riflessione. Giordano Santoro ci è sembrato un  esempio da cui partire per promuovere uno spirito imprenditoriale fresco, innovativo, funzionale alla collocazione lavorativa dei  nostri giovani, affinché mettano a frutto le conoscenze, le competenze, le idee maturate attraverso lo studio e  il lavoro  in altre realtà.
La sua passione è nata a scuola, nell’Istituto Professionale “Don Milani”, (ora “Motolese” n.d.r.) nell’indirizzo grafico pubblicitario.
«Sono stati proprio i docenti e gli esperti del settore della pubblicità – ci racconta – che hanno alimentato in modo esponenziale la mia passione per il  mondo della comunicazione. Dopo il diploma mi sono trasferito a Milano dove ho  frequentato un corso post-diploma come art direction con specializzazione in Brand Identity presso la scuola Arte&Messaggio. Si è trattato di una vera e propria apoteosi di stimoli, ambienti, usi e costumi di matrice europea e al contempo italiana. Una realtà lontana da quella che era la mia concezione di vita da piccola città di provincia».
E a Milano cos’è accaduto?
«Il desiderio di conoscenza e la mia giovane "arroganza" mi hanno spinto fin dai primi mesi a trovare occupazione in piccoli studi di comunicazione, dove ho appreso, sia attraverso le tecnologie digitali che intorno ad un tavolo, strategie di comunicazione,  gesti e filosofie della pubblicità e del design».
Quali sono state le tappe più significative del tuo percorso lavorativo?
«All’interno di un'agenzia di branding e comunicazione molto importante, ho contribuito alla realizzazione di progetti di richiamo internazionale (Salmoiraghi&Viganò, Unilever, Merz, Veneto Banca, Telethon), lavorando come Communication Consultant (tecnico della comunicazione) nella Fila Europe S.p.A., multinazionale dell'abbigliamento sportivo e lifestyle». 
La tua esperienza in Fila è stata centrale e ti ha collocato in una dimensione europea ed extraeuropea, permettendoti la partecipazione a eventi come il Primo FlagshipStore a Milano e l’organizzazione di shooting fotografici.  Da freelance hai ricevuto una nomination.
«Sì, alla finale dell'IKA Interactive Key Awards del 2011 per un progetto di vendita bici personalizzabili on line». 
Poi è stata la volta di Bolzano dove, tra l’altro, hai collaborato in progetti di comunicazione per ITAS Assicurazioni e Loaker. Ed ora torni a Martina. Perché?
«Ho sempre pensato alla Puglia come un posto da cui partire e al quale tornare. Abbiamo nel nostro DNA una pulsione che ci porta a spingerci sempre lontano, spesso screditando alcuni costumi della nostra terra, ma inevitabilmente, in qualsiasi posto ci troviamo, la domenica a pranzo riproponiamo polpette e orecchiette al sugo, mai buono come quello della nonna. Sembra come se appena svegli cercassimo anche un piccolo accenno del profumo del centro storico di appartenenza. Oltre a questo dopo otto anni ho sentito il bisogno di maggiori momenti di condivisione».
Solo ragioni affettive, emotive, quindi?
«No, assolutamente. Ci sono ragioni pragmatiche, legate al lavoro, all’ottimizzazione dei tempi e, perché no, dei costi. Ho clienti sparsi in diverse parti d'Italia e in questi anni mi sono sempre spostato. Il mio lavoro si svolge solitamente  in ufficio attraverso internet; per questa ragione ho deciso di tornare in Puglia, dove continuare con nuovi progetti, vivere in un ambiente qualitativamente migliore ed essere comunque connesso ai miei clienti vecchi e nuovi, magari anche pugliesi. Non penso che la mia scelta sia in controtendenza rispetto a ciò che sta accadendo attualmente: i centri nevralgici sono ormai delocalizzati, le stesse aziende spostano le loro sedi in zone periferiche e meno dispendiose; alcuni professionisti architetti e/o designer del nord si spostano al sud per aprire la loro attività. Ormai internet ha reso i contatti più veloci e le aziende si affidano ai professionisti non per motivi logistici riferiti alla vicinanza,  ma per i servizi che offrono e la loro competenza e professionalità».
Ma sono in tanti i giovani che lasciano la Puglia. 
«E’ vero,  ma è anche vero che la Puglia e la Valle d'Itria sono costituite da realtà imprenditoriali medio-piccole, con potenzialità interessanti  in diversi settori merceologici. La maggior parte delle aziende italiane vive un periodo instabile: c’è il bisogno di  una svecchiata. Gli anni ‘80 sono un ricordo del passato, intanto la società è cambiata: ragiona e acquista in maniera differente. Forse modificando anche di poco alcuni dei processi di produzione e distribuzione, analizzando attentamente il target di riferimento ed elaborando originali ed efficaci strategie di comunicazione e lancio di uno prodotto, può essere contrastata la crisi. Occorre sensibilizzare alla collaborazione tra le aziende, all’adozione di un’idonea strategia di pianificazione, alla necessità di risollevarsi».
Ma in tempo di crisi si taglia proprio sui processi di comunicazione. Il tuo non è forse un sogno romantico?
«La penso diversamente. In periodi poco floridi le aziende devono continuare ad investire in comunicazione, ovviamente sfruttando al meglio il proprio budget a disposizione (magari con un'analisi del ROI - Ritorno dell'investimento». 
Tu hai fatto esperienza a Bolzano. Cosa ci vorrebbe qui a Martina?
«Bolzano è una realtà abbastanza singolare: economicamente ricca, culturalmente aperta e non solo per la doppia lingua. Ha sfruttato al meglio la sua posizione geografica e il territorio e ha saputo imporre un sistema civile ben studiato e tale da offrire servizi e lavoro ai propri cittadini. Ovviamente la crisi si avverte anche lì. Però incentivano molto le risorse giovanili, aiutano e affiancano i giovani nell'apertura delle nuove imprese, erogano finanziamenti soprattutto per le attività legate al territorio. Questo abbatte inevitabilmente la disoccupazione giovanile, e produce potere d'acquisto. Ma non esistono solo i giovani, c'è una attenzione diretta su ogni fascia d'età, anche per gli anziani.
Martina a mio parere è una terra vergine e fertile c'è molto che si può fare. Prima però bisogna modificare alcune abitudini; spostarsi sempre e solo in macchina anche per pochi chilometri crea traffico e inutili perdite di tempo. Ottimizziamolo, quindi, incrementando l'uso dei mezzi pubblici e delle bici. La raccolta differenziata non dev'essere un optional; creiamo zone ricreative all'aperto per gli anziani e i più piccoli, iniziamo a sfruttare le zone abbandonate, senza aspettare fondi europei. Iniziamo noi cittadini a prenderci cura degli spazi che abbiamo - sulle terre incolte, facciamo degli orti a noleggio - rendono il paesaggio bello e creano nuove forme di business, non lasciamo che i turisti vaghino per la città ad ora di pranzo e trovino la città spenta. Aiutiamo le piccole botteghe artigiane e i commercianti del centro storico  pianificando lungo l’intero anno eventi attrattivi». 
Come sogni Martina?
«Più aperta culturalmente, con attività legate all'arte contemporanea, alla musica al teatro. Una città che sappia trovare il giusto equilibrio tra vita notturna e tutela della quiete».
Sei mancato da Martina quasi 10 anni. Come l'hai ritrovata a distanza di due lustri?
«Ricordo di aver visto questa bellissima città un po' spenta negli ultimi anni. La più bella sorpresa è stato tornare l'anno scorso per le vacanze estive e avere tra le mani un programma con tanti eventi e concerti. Rispetto a nove anni fa c'è  più attenzione e poi qualche bicicletta si inizia a vedere in giro...».
Qual è dal tuo osservatorio di esperto in comunicazione e marketing la risorsa sulla quale occorrerebbe puntare per rilanciare l'economia e al tempo stesso l'utilizzo di risorse giovani?
«Sicuramente il settore del turismo. Dal mio punto di vista occorrerebbe un'identità visiva della Valle d'Itria e delle città che ne fanno parte, da svilupparsi ad esempio con la progettazione di un brand a tutela del territorio, delle sue  attività e prodotti. Da qui si avvierebbero attività di merchandising (inesistenti ora a Martina Franca). Definita una base visiva, ci sarebbe molto da realizzare: creazione di un ente di marketing locale e che rilasci i certificati di denominazione e appartenenza, dei media e della promozione del territorio. Utile sarebbero   negozi nel centro storico per la vendita di specifici gadget, attività itineranti che permettano alla cittadinanza di vivere ogni zona della città,  un info point  riorganizzato per  rendere più facilmente fruibili le informazioni da parte dei turisti: una cartina della città spesso non basta. Le possibilità sono molte, occorrono volontà e risorse qualificate».
 



Commenti:

Alessio pantaleo 24/GIU/2013

Conoscere giordano da anni non cambia di molto l'idea che ci si può fare leggendo questo saggio. ho sorriso della sua "arroganza" ... aggiungerei "creativa" , quella che purtroppo a troppi manca, in questa terra. il coraggio di tornare e traduzione del coraggio di essere imprenditore del proprio destino, scommettendo sulla nostra terra per non abbandonarla anche noi, bravo giordano, un esempio per molti!

Francesca Fabbri 14/GIU/2013

Un uomo che oltre al suo super cervello un sempre il suo grande cuore. Bravo amico mio sono fiera di te!

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