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Miriam Putignano: LUNGA VITA AL RE GILGAMESH…

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

2
MAR
2012

 

Il mestiere del libraio nell’immaginario collettivo assume quasi sempre la consistenza di un sogno: il custode del regno dei libri appare come una figura idilliaca, perennemente abbandonata nella sua rilassante passione per la lettura, circondato da personaggi invisibili, da scenari incantati e da persone, come lui amanti della cultura. Ricordo un testo di Gianrico Carofiglio, riportato in uno dei suoi romanzi di maggior successo, “Le perfezioni provvisorie”, nel quale scrive di aver sognato più volte, durante l’adolescenza, di diventare un libraio, o perlomeno lo sperava il personaggio protagonista, che all’autore ruba ben più di un tratto; perlopiù lo sperava per via di quella convinzione secondo la quale il suo lavoro sarebbe consistito esclusivamente nel leggere gratis tutto ciò che desiderava. L’unica spiacevolezza era rappresentata, nella sua immaginazione, da quel cliente che di tanto in tanto si sarebbe affacciato alla porta, ma si sarebbe trattata di una piccola incombenza, in quanto il temerario cliente in questione si sarebbe ben presto dileguato per non disturbare ulteriormente la sua lettura. Ebbene, lo confesso. Anche io appartengo a quella schiera di sognatori.
A riportarmi con i piedi per terra ci ha pensato Miriam Putignano, affabilissima proprietaria della libreria Gilgamesh di Taranto, la quale mi ha raccontato come al lato puramente romantico vengono accostate tutta una serie di mansioni un po’ meno piacevoli. Ma solo un po’; perché il piacere di fare il lavoro che si è sempre sognato compensa ogni piccolo, ingrato, compito.
 
Miriam, quando è nata la libreria Gilgamesh?
«Ho aperto la mia attività nel 2001. L’idea della libreria nasce da un mio profondo desiderio e una grande passione per tutto quanto concerne il libro e la cultura in generale. Inoltre, sentivo il bisogno non solo di vendere libri, quanto di creare un luogo d’incontro per tutti gli appassionati. Un posto nel quale potersi riunire per discorrere delle proprie letture, per confrontarsi e per imparare, perché no, nuove cose attraverso i corsi che vengono realizzati all’interno della libreria.»
 
Di che genere di corsi si tratta?
«Parliamo di incontri letterari, con gli autori dei libri, ma anche di corsi di scrittura creativa, di fumetto e molto altro. La libreria Gilgamesh è stata la prima a Taranto a portare al suo interno questo genere di incontri, che prima venivano invece relegati ad altri luoghi. Io ho cercato, invece, di convogliare tutti gli appuntamenti in un unico ambiente. Credo che proprio l’idea dei corsi in libreria sia stato il punto di forza di Gilgamesh, ciò che mi ha permesso di rimanere a galla e di penetrare in un territorio già abbondantemente intriso di questo genere di attività.»
 
Eppure si dice che a Taranto la lettura ha ben poco spazio. Tu, invece, nonostante la presenza di alcuni colossi dell’editoria jonica, come Mandese e Filippi, e della Mondadori, che abbraccia un panorama nazionale, sei riuscita comunque a crearti una tua nicchia.
«Sì, e lo devo soprattutto all’idea degli incontri letterari e agli altri corsi. Da qualche anno, inoltre, c’è un’intensa collaborazione con “Il LABOratorio del fumetto”, un’associazione costituita da giovani molto talentuosi che sono riusciti a infondere nei ragazzi tarantini la passione per quest’arte straordinaria. Dalla nascita dell’associazione a oggi si sono espansi molto, organizzando corsi di fumetto, ma anche di scrittura e sceneggiatura. Sono molto bravi.
Anche se devo dire che gli incontri letterari, nonostante siano stati un po’ la mia fortuna, rappresentano anche un’arma a doppio taglio. Taranto è piena di talenti nascosti, di gente che ha qualcosa da dire, che ha il suo libro nel cassetto. Gente che vorrebbe promuovere la sua opera e che vede in me la possibilità di farsi conoscere. Purtroppo però, a fronte di opere di degno valore, si trova anche qualcosa di qualità un po’ inferiore. E a quel punto dire di no diventa difficile.»
 
Mi stai dicendo che il lavoro del librario non è tutto rosa e fiori?
«C’è un film di Silvio Soldini, “Agata e la tempesta”, del 2004, nel quale la protagonista, Agata appunto, possiede una libreria. A un certo punto le viene chiesto come sia il lavoro del libraio, e lei risponde che è davvero molto duro. Effettivamente è proprio così. Quando io stessa immaginavo come sarebbe stato pensavo esclusivamente all’aspetto romantico: mi vedevo immersa nei libri o a parlare con gli altri lettori, consigliandoci a vicenda. E sicuramente quest’aspetto non manca. C’è davvero, ed è la parte che prediligo. Il rapporto che si crea con i clienti è straordinario. Questo mestiere ti dà la possibilità di conoscere persone fantastiche con le quali si crea davvero uno scambio di opinioni. Tu credi di insegnare loro qualcosa, e invece sono loro che la insegnano a te. Tuttavia, esistono tante altre incombenze che rendono il lavoro meno piacevole.»
 
Per esempio?
«Beh, il librario è fondamentalmente un commerciante, dunque deve capire le logiche del mercato e del sistema. Inoltre, all’occorrenza deve essere un ragioniere, deve far quadrare i conti e le scartoffie non mancano di certo. E poi c’è un terzo aspetto un po’ meno bello.»
 
Quale?
«Io amo leggere, però a volte ci sono dei periodi in cui il carico di libri è notevole. Basti pensare al periodo pre-natalizio, per esempio, nel quale le novità editoriali si susseguono a un ritmo incalzante. Chi, come me, ha scelto di possedere una libreria, ha il compito di leggere tutto ciò che arriva. È una pratica necessaria per poter poi consigliare al meglio il cliente. Avere un’idea di ciò di cui parla il libro è fondamentale. Dovendoli leggere in fretta, però, a volte si perde il gusto della lettura, non riesci a goderne come vorresti. E poi, come diceva Calvino, non tutti i libri possono essere considerati letteratura.
In mezzo ai romanzi, si trovano anche libri scritti dalla celebrità di turno, o guide di cucina e tantissimi altri generi che definire letteratura sembrerebbe scorretto.»
 
A proposito di lettura, cosa rappresenta essa per te?
«È un momento di solitudine, forse l’unico che posso concedermi in tutto l’arco della giornata. È un momento in cui posso dedicarmi solo a me stessa e interrogarmi su ciò che provo. Il mondo è troppo frenetico, si ha bisogno di queste pause.»
 
Che tipo di lettrice sei?
«Disordinata. Ne leggo di più contemporaneamente. Alterno romanzi classici a scrittori contemporanei. Sono curiosa, dunque mi piace spaziare fra diversi generi. Passo da “Anna Karenina” di Tolstoj a Alice Murro, una scrittrice canadese che consiglio spessissimo ai miei clienti. Scrive dei racconti, incentrati soprattutto sulla vita delle donne, o meglio sulla visione del mondo dal punto di vista femminile, che sono davvero molto particolari.
E poi leggo diversi saggi di fotografia, la mia seconda passione.»
 
Il tuo libro preferito?
«Se proprio devo dirne uno, allora “I fratelli Karamàzov” di Dostoevskij.»
 
Tornando alla tua libreria, si dice che questo per il settore dell’editoria sia un periodo funesto e che in America le librerie siano diventate dei veri e propri cimiteri e stiano andando incontro alla chiusura. Questo soprattutto a causa dell’e-book, che sta prendendo molto piede nella società contemporanea. In Italia, questi strumenti elettronici hanno esordito pochi mesi fa e non è ancora un fenomeno così diffuso. Ma ben presto, si teme che possano prendere il posto della carta stampata. Cosa ne pensi?
«Credo che siano una novità e pertanto inducono il consumatore a una certa curiosità. Avere centinaia di libri a disposizione, sempre a portata di mano è una tentazione dalla quale difficilmente un appassionato rifugge. In una recente ricerca, però, si è dimostrato che una larga percentuale di persone che comincia a leggere un romanzo da un libro elettronico, non lo porta a termine. Inoltre, chi legge sostanzialmente lo fa per isolarsi dal mondo circostante per entrare in quello della storia; ed è difficile farlo se si viene costantemente interrotti da pubblicità di qualsiasi genere. Ti distrae dal piacere della lettura. Io ritengo che, estinta la curiosità per l’e-book, si ritornerà ben presto al libro tradizionale.»
 
Forse però, un lato positivo degli e-book potrebbe esserci. Potrebbero, per esempio, far avvicinare i giovani alla lettura, i quali si sentirebbero attratti principalmente dallo strumento tecnologico. E poi chissà, una volta appassionatisi, convergerebbero tutti al libro cartaceo. Quali altri espedienti, secondo te, potrebbero far avvicinare le nuove generazioni alla lettura?
«In realtà ce ne sono di diversi. Oggi rispetto al passato ogni fascia d’età ha la sua letteratura. Gli adolescenti che vent’anni fa erano interessati alla lettura, dovevano per forza di cose puntare su un classico, che magari trovavano pesante o di difficile comprensione perché non avevano la maturità per comprendere pienamente quel genere di opera. Adesso, invece, avrebbero a disposizione romanzi adolescenziali adatti appunto alla loro età.
E poi ritengo che sia importante introdurre le persone alla lettura già da piccolissimi. Qui in libreria noi lo facciamo attraverso un progetto, “Nati per leggere”, che si rivolge ai bambini e, ovviamente ai loro genitori. In ambito pediatrico è stato dimostrato che i bambini dai 6 mesi ai 3 anni che vengono messi a contatto con un libro e che ascoltano la voce narrante della propria madre sono in grado di interagire e, da grandicelli, hanno una maggiore propensione alla lettura.»
 
Interessante. Quali altre iniziative hai in programma?
«Con “I Presìdi del Libro” stiamo organizzando una serie di incontri che avranno come tema “La terra”, intesa nel suo triplice significato: come terreno, pavimento; come territorio, uno spazio circoscritto; e infine come pianeta, Gaia, insomma.»
 
Posso farti una domanda che mi ruota nella mente sin dall’inizio della nostra conversazione? Cosa significa Gilgamesh?
«Gilgamesh è un re della mitologia mesopotamica che era alla costante ricerca della sapienza e della conoscenza, che alla fine riterrà impossibile da raggiungere, in quanto l’unica vera conoscenza dell’uomo è data dalla materia, da ciò di cui egli si circonda nella sua quotidianità.»
 
Dunque il tuo obiettivo è portare la sapienza a Taranto?
«(Ride, ndr). Molto umilmente cerco di diffondere perlomeno l’amore per la cultura.»
 


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