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Roberta Mormando/VENTO DI PASSIONE(s)

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

23
AGO
2013
Si è conclusa da pochissimo LibriAmoci, la rassegna culturale estiva dedicata ai giovani autori locali. Durante l’ultimo appuntamento consumato tra i vicoli di una Taranto in fermento, abbiamo incontrato e ascoltato i versi di questa penna in rosa
 
L’opera della tarantina (anche se crispianese di adozione) Roberta formando, “Passiones” è «un’antologia di versi raccolti dal vento». Versi che spaziano dalla natura (con i suoi elementi fuoco, terra, mare, aria) ai sentimenti più accesi come amore e gelosia. Suggestiva la scelta della location, i vicoli del centro storico che, come scrive la stessa Roberta su Facebook, «per la serie: quando la cultura esce dai "salotti" e si mescola per le strade, fra la gente: esperimento bellissimo perché non c'è stato un solo passante che non abbia sporto il naso, non una sola moto rombante che non abbia fermato per un attimo la sua marmitta vicino al vicolo e le saracinesche facevano da colonna sonora trasformando la poesia in una speciale "canzone d'asfalto"...». 
Esperimento riuscito.
Sfogliamo e leggiamo insieme il tuo libro, accompagnaci per mano nel primo elemento, le correnti d'aria".
«Non so se hai presente quanto parli controvento: le parole sembra che ti ritornino in gola spinte dalla forza dell'aria, quasi volesse obbligarti al silenzio; più urli e più il vento copre le tue parole e sembra che nessuno possa ascoltarti. Ma anche quando demordi e pensi di aver sprecato fiato e tempo, in realtà, quel che volevi dire è rimasto comunque nell'aria, come sospeso: quando la tempesta si placa, tutto torna per terra, in un ordine che neanche tu pensavi potesse avere...».
Nella prima, tutte le liriche sono dedicate alla natura con i relativi elementi: terra, mare, vento  e infine  fuoco, «sacro che sente bruciare nell'anima da sfruttare prima che si consumi del tutto».
«Non a caso, il titolo è la declinazione all'accusativo latino di "passio": complemento oggetto dell'azione diretta dell'anima. Tutto ciò che facciamo è mosso da passione, intesa non solo come pulsione amorosa, ma come un vero e proprio percorso: un andare verso. Se pensiamo alla passione di Cristo ci viene in mente un percorso di dolore che porta all'espiazione delle colpe dell'umanità. Ora, di certo io non assolvo a questo ruolo, ma se guardo indietro all'anno in cui sono nate queste liriche,  il 2012, a oggi che riesco a guardare da maggiore "distanza", mi rendo conto di aver vissuto un periodo di profonda crisi personale, non proprio piacevole a dir la verità, che è culminato un paio di mesi fa con l'evento più doloroso che possa aver vissuto, la morte di mia madre, e questa inquietudine ha trovato sbocco in questi versi».
La natura sembra parlare di te e della “Roberta inquieta” che si trasforma, crea,  distrugge, proprio come Madre natura.
«Hai centrato in pieno: come natura si manifesta, ho voluto dichiarare al mondo intero, o ai pochi che leggeranno, chi sono io in realtà, perchè più cerchiamo di "comprimerci" dentro lo stereotipo nella quale la nostra testa ci vorrebbe catalogare, più tenderemo a esplodere in maniera incontrollata. Ognuno di noi prima o poi dovrà rispondere per quello che è realmente: io per anni mi sono sentita quasi inadeguata o non all'altezza, forse per eccessiva timidezza che nascondo dietro una facciata irruente, poi la maternità e quindi, forse, la maturità (si dice che per forza di cose una madre si "rinnovi" durante la gravidanza perchè parte delle cellule embrionali vengono trasferite nel nostro sangue) mi hanno dato il coraggio di dichiararmi, tanto, male che vada, non piacerò a più di qualcuno e magari chi già mi ama mi amerà maggiormente».
Nella seconda parte (dimmi se mi sbaglio)  metti in discussione amore, famiglia e sentimenti. Con turbine di liriche da confessionale.  Le persone che ti amano  e che in un certo senso denunci poeticamente si sono mai sentite messe a nudo?
«Io sono una persona che ama "mettersi nei panni degli altri" e tende sempre a giustificare tutti, perchè ogni nostra azione parte da una motivazione ben precisa: non credo che esistano buoni o cattivi, credo più che ci siano persone "male assortite" che darebbero il meglio di se stessi se si trovassero in compagnia di altre persone; in genere tendo a non accusare mai nessuno, mi limito ad osservare e a comportarmi di conseguenza senza recriminare nulla, perchè credo fortemente che le persone debbano essere libere di donarsi a noi nella misura esatta del loro coinvolgimento emotivo. Le forzature non portano mai a nulla di buono e prima o poi le corde tirate troppo a lungo si spezzano; ma se mai avessi voluto denunciare qualcuno in questi versi, credo non se ne sia mai accorto; questo la dice lunga su quanto siamo superficiali e siamo bravissimi a sottovalutare sentimenti ed emozioni di chiunque ci sia affianco, perchè abbiamo la tendenza a dar la loro presenza per "scontata". Ti ho accennato prima a mia madre, tutt'ora penso di non essere stata in grado di darle l'attenzione che avrebbe meritato».
Nella parte  finale fai un esame di coscienza, pensi a redimerti ma infine non lo fai. E gli altri li hai perdonati?
«Non sono capace a portar rancore, infatti, in quello che io definisco il mio "manifesto", dichiaro apertamente di essere una che dispensa amore a destra e a manca come se regalassi piantine: non ho il pollice verde, ma ho la buona volontà di prendermene cura, poi, chi più chi meno, ogni persona che entra a far parte della mia vita è, in qualche modo, amata, indipendentemente dal tempo di sopravvivenza della piantina. Un po' come la fiducia: è un sentimento che tu offri gratuitamente alle persone, ma finché non la doni, non saprai mai se ben riposta o meno; l'importante è non lasciar mai niente di intentato perchè, davvero, ciò che parte dal cuore non porta mai a niente di male».
C’è una poesia che ami alla follia?
«Devo dire di amarne più di una, ma c'è "E’ amore, non si vede?" che è emblematica di quanto siamo incapaci, spesso, di fare un atto di coraggio e dare un nome alle cose per quello che sono veramente: quando intessiamo delle relazioni con gli altri abbiamo la cattiva abitudine di "mettere i paletti", quasi a non voler far sconfinare le cose al di là di quello che ci siamo imposti inizialmente, con il rischio di lascia andare via persone che potrebbero darci tanto; dovremmo imparare a viverci per quello che siamo, ma la cosa ci riporta esattamente al punto di partenza: non ne siamo capaci e mascheriamo questa mancanza riempiendo il nostro tempo con tanti bei fronzoli colorati e tintinnanti; fanno scena e rumore e coprono il vuoto della nostra vita».
Spezzo una lancia a mio favore: non sono poi così pessimista o fatalista; il dualismo fa parte di noi: siamo tutti un po' bianchi e un po' neri, un po' angeli e un po' diavoli, allegri e disperati. Gli stati d'animo si alternano irrimediabilmente: come il giorno e la notte.
 


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