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Parole che contano

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

13
SET
2013
Dopo la pausa estiva  ritornano le nostre segnalazioni editoriali.  “El especialista de Barcelona” (Busi), “Ti mangio con gli occhi” (Scianna) e “Le cinque vite di Lisetta Carmi” (Calvenzi) sono stati i tre titoli più venduti dell’ultima edizione del Festival dei Sensi che anche quest’anno ha fatto registrare una bella  affluenza di pubblico pagante.   
 
ALDO BUSI
El especialista de Barcelona
La quarta edizione del Festival dei Sensi,  come ci informano presso la libreria “L’Approdo” che ha accompagnato tutti gli incontri,  ha rappresentato per “El especialista de Barcellona”, l’ultimo romanzo di Aldo Busi, un vero e proprio successo. Ed infatti è stato il titolo che si è venduto di più nonostante il  Festival dei Sensi  non sia una rassegna nel corso della quale si presentano libri, ma un progetto culturale  ben strutturato, con un nucleo tematico  molto chiaro, sul quale voci varie (scrittori, intellettuali, docenti universitari) si esprimono e s’intrecciano in un’ottica di ampia apertura. I libri sono un contorno. Ma il pubblico (pagante, pertanto si presume motivato) ad ogni incontro ha l’opportunità di fermarsi al banco delle proposte editoriali relative ad autori ed autrici coinvolti nel Festival e acquistare un libro dell’autore/autrice che lo ha maggiormente interessato. Nelle tre serate del Festival il libro più venduto, come si è detto, è stato quello di Busi che con “El especialista de Barcelona” , dopo 10 anni dall’ultimo romanzo, offre ai lettori un’opera dal dispositivo narrativo e letterario di straordinaria levatura, con uno stile che tiene dalla prima all’ultima pagina e una lingua potente e fastosa. Il romanzo è un discorso ininterrotto che il narratore (Busi) seduto su una sedia di ferro lungo la Rambla di Barcellona, rivolge a una foglia di platano, sul punto di cadere per l’urto di un elicottero giocattolo. La foglia incalza il narratore  e dà luogo allo sviluppo della narrazione. Il protagonista del racconto del narratore è lo «specialista» del titolo: un esperto di letteratura portoghese, docente in un’università della capitale catalana, scrittore sfortunato, afflitto da un complesso per la sua bassa statura, gay con alle spalle un matrimonio eterosessuale (e con dei figli) e in procinto di sposare il suo aitante compagno. Intorno all’especialista, ai suoi carnevaleschi famigliari, ai suoi amori e alle sue vicende, la storia si aggroviglia in un gomitolo di digressioni e allusioni, comprese quelle che richiamano l’esperienza vera dello scrittore Busi: i romanzi precedenti e  la partecipazione a un reality show.
 
FERDINANDO SCIANNA
Ti mangio con gli occhi
 
E’ un libro che Ferdinando Scianna, uno dei più noti  fotografi italiani, nato a Bagheria,  e ospite dell’ultima edizione del Festival dei Sensi, si porta dietro da molti anni ma nemmeno come progetto di libro. “Faceva parte di quel gioco di specchi con la memoria che – scrive l’autore – da quando la scrittura è diventata per me più importante, sempre più si è andato dialetticamente affiancando alla mia attività di fotografo e ai lavori che costruisco con le molte immagini messe insieme in mezzo secolo di mestiere.” Non è l’ennesimo libro di ricette o sulla cucina, ma  è un libro sul mangiare e sul ruolo fondamentale che il cibo ha ed ha avuto nell’esperienza di Scianna, come del resto nella vita di tutti noi. A far scattare la molla della scrittura sono quasi sempre le fotografie e il tono del volume è autobiografico. Si parte dal ricordo del bar Aurora di Bagheria, luogo nel quale ci si “precipitava” dopo decenni di distacco dal paese, come faceva Renato Guttuso “I camerieri, non appena si spargeva la voce, preparavano matita e fogli per metterglieli subito davanti e sfruttare il momento di beatitudine dopo che aveva sorbito il caffè…” Per Scianna il cibo non è solo immagine ma è sensazione, emozione, input di racconto, memoria. La fotografia, “assurdo, disperato tentativo di annullare il tempo”, rapportandosi al cibo trova la sua rivincita sul tempo. Il cibo, infatti, per sua natura è effimero: dura finchè non lo si mangia, per cui anche la preparazione più raffinata ed esteticamente accurata è destinata a finire proprio per essere completamente apprezzata. Ma se fotografiamo il nostro cibo e condividiamo la sua immagine col mondo, otterremo di renderlo eterno o almeno molto più duraturo  di quel che la sua natura prevede. “Mangiare con gli occhi” diventa così espressione che rimanda alla vita e all’universale desiderio di eterno.
 
 
GIOVANNA CALVENZI
Le cinque vite di Lisetta Carmi
Dal 1960 al 1979, Lisetta Carmi è stata una grande fotogiornalista. Prima e dopo altre vite, tra musica e spiritualità. In fotografia è stata autodidatta, curiosa ed intraprendente, ha viaggiato in Italia e nel mondo per “dare voce a chi non ne ha”, sempre dalla parte di chi soffre, di chi lotta, di chi si oppone alle ingiustizie. La sua è una fotografia che rifiuta gli esercizi di stile e che cerca sempre il contatto diretto con le persone e con gli avvenimenti. Nella premessa, l’autrice, Giovanna Calvenzi, di Lisetta Carmi scrive: “E’ una donna davvero speciale, concreta e spirituale, generosa e disponibile, che sa esattamente quello che fa e quello che vuole ma aperta a ogni possibile nuova idea.” L’esistenza della Carmi, quindi, conta tante vite, la terza delle quali (dopo la musica e la fotografia) è segnata dall’incontro, avvenuto in India  il 12 marzo 1976 con Babaji. Lasciata nel ‘79 Genova si trasferisce  a Cisternino e nella campagna fonda  l’ashram e il Centro spirituale di Bhole Baba a cui nel 1997 lo Stato italiano ha riconosciuto lo statuto di Fondazione ed Ente Morale, preservandone in questo modo la struttura spirituale ed evitando il rischio che venisse iscritto nell’elenco delle sette. Lisetta ne è stata Presidente fino al 1998, anno che per questa donna straordinaria segna il passaggio alla quarta vita: quella della musica dell’assenza e dell’incontro con le “Lezioni dell’assenza” di Paolo Ferrari, medico, psicoterapeuta, ricercatore, che da bambino era stato suo  allievo di pianoforte. Quest’esperienza si conclude nel 2002. Lisetta racconta: “…dopo quasi sei anni ho capito che era un’esperienza conclusa, che correvo il rischio della ripetitività. Per me sono stati anni importantissimi perché mi hanno aperto la percezione verso un nuovo mondo che mi ha portato poi al Tao, al vuoto, al nulla, all’assenza, a Confucio. E’ stato un cammino inevitabile: dalla musica alla fotografia, dalla fotografia a Babaji, da Babaji a Paolo Ferrari e da Paolo Ferrari all’assenza, alla libertà. Oggi posso dire di essere una persona libera che fa quello che è giusto fare al momento giusto.” Ed è questa la quinta vita di Lisetta Carmi.
 
“Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo “amare”… il verbo “sognare”… Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: “Amami!” “Sogna!” “Leggi!” Ma insomma, leggi, diamine, ti ordino di leggere!” “Sali in camera tua e leggi!” Risultato? Niente.”  da COME UN ROMANZO di Daniel Pennac
 
 


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