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Le cose cambiano/PER UN FUTURO INTERSESSUALE

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

11
OTT
2013
Alcìde Pierantozzi, autore del racconto “Tutto merito di Luca Argentero” contenuto nella raccolta  de “LE COSE CAMBIANO” (ISBN Edizioni), spiega motivazione e spirito che hanno sostenuto  l’edizione italiana di “It Gets Better”: storie di coming out, conflitti, amori e amicizie che salvano la vita per contrastare  bullismo e discriminazioni omofobe. 
 
“Essere ragazzi omosessuali e transessuali in Italia non è per niente facile. Ce lo dicono la cronaca, la ricerca scientifica e l’esperienza più o meno diretta.” Questa in sostanza la motivazione  che ha sostenuto l’edizione italiana di “It Gets Better”: storie di adulti e ragazzi americani vittime di atti di discriminazione e bullismo causati dall’omofobia a cui sono stati aggiunti i racconti di scrittori, artisti, esponenti della politica e personaggi dello spettacolo italiano. A ciascuno di loro è stato chiesto di raccontare il personale percorso, immaginando di rivolgersi all’adolescente che era stato. Alla versione cartacea (ISBN Edizioni), in edicola da giovedì della scorsa settimana, si affianca un sito web (www.lecosecambiano.org) lanciato nel maggio di questo anno e sponsorizzato dalla Fondazione Enel Cuore e dal Corriere della Sera, in particolare dal blog “La 27esima ora”. Si tratta di 34 narrazioni che si pongono  come auspicio quello che tale raccolta di testimonianze tra qualche anno non serva più. Tra gli autori italiani troviamo  Walter Siti,  Aldo Busi,  Paola Concia, di Ivan Cotroneo e molti altri. (La lista completa nel riquadro). 
Abbiamo raggiunto uno degli autori, Alcìde Pierantozzi, giovanissimo e promettente scrittore, autore del romanzo “Ivan il terribile”, edito da Rizzoli e pubblicato due anni fa, che a novembre incontrerà alcuni studenti dell’Istituto Professionale “Alfonso Motolese” dove da quest’anno all’interno della  progettazione formativa è stata inserita l’educazione sentimentale come snodo transdisciplinare. 
Come nasce l'idea di una scrittura collettiva sul tema dell'identità sessuale? Da chi è partita? L’idea è partita da Dan Savage e suo marito Terry Miller che tre anni fa hanno deciso di girare un video rivolto ai ragazzini omosessuali perseguitati dai bulli, soprattutto a scuola. Il fenomeno, specie fra i ragazzini americani, stava degenerando: non si contavano nel 2010, e non si contano adesso, i casi di suicidio. A scuola purtroppo è molto difficile parlare di sessualità, soprattutto è impossibile rivolgersi ai ragazzi delle medie e del primo anno del liceo; con la scusa che sono troppo piccoli, si impedisce agli insegnanti – almeno a quelli con un pizzico di sale in zucca – l’educazione al rispetto e alla cosiddetta “diversità” che andrebbero inculcate il prima possibile (ad esempio attraverso la lettura di romanzi c0n un senso della realtà un po’ più ampio). In Italia, come per tutto il resto, la situazione è tragica ed è difficile parlarne anche con le quinte superiori, pena l’insurrezione da parte di famiglie omofobe, padri maschilisti, diocesi pressanti sul territorio e quant’altro. Ad ogni modo, il progetto italiano “Le cose cambiano”, e quindi l’idea di tradurre il libro e integrarlo con la presenza di testimoni italiani, è venuta a Linda Fava e a Matteo B. Bianchi. L'Italia è pronta ad affrontare questo cambiamento?
Non credo che l’Italia sia pronta ad affrontare il cambiamento, ma è un cambiamento fisiologico, inevitabile: dovrà farci i conti. Le forze che tentino di arrestarlo sono destinate a fallire. 
E' proprio necessario il coming out?
Quanto alla necessità del coming out la risposta è affermativa. Faccio un esempio molto semplice: mettiamo che un ragazzo omosessuale di cui nessuno sa niente è al bar con un collega di lavoro che a un certo punto gli dice: “Figa quella ragazza che è passata…”, ecco, cosa deve fare? Fingere di essere etero? Imbastire una farsa da consumare con tutti per anni, fino alla morte? Questo è l’insegnamento che diamo ai nostri figli? 
Le varie forme di sessualità non afferiscono alla sfera del privato?
No, la sessualità non afferisce alla sfera del privato, proprio perché coinvolge necessariamente i rapporti con gli altri, con i colleghi di lavoro, con la famiglia, proprio perché viviamo in un mondo che di questi rapporti vive in ogni momento,e in una società che su questi rapporti d’amore e fiducia negli altri si edifica. La nostra sessualità, come tutte le cose della nostra vita, è responsabilità. Pensi che le responsabilità, diceva Yeats in calce a una sua poesia, cominciano addirittura nei sogni, perché è lì che i desideri rimossi, le paure profonde emergono… Se poi a non fare coming out è un intellettuale, che in teoria sulla responsabilità edifica il proprio statuto, allora siamo messi davvero male.
Nell'introduzione ricorre la sigla LGBT. Che significa? 
È un acronimo che sta per Lesbiche, Gay, Bisex, Transgender. Serve anche a ricordare che non esistono solo i gay e le lesbiche, ma anche i bisessuali e, soprattutto, i trans – a quest’ultimi, al loro percorso e ai maltrattamenti che subiscono da decenni andrebbe dedicato un progetto a parte.
Voi sperate in un'evoluzione dell'immaginario LGBT. In che senso? 
Nel senso che il mondo non sia più soltanto eterosessuale, che tra l’altro vuol dire “maschile”, ma sia intersessuale. E che donne e uomini, in base alla variante della propria sessualità, si sentano rispettati e raccontati dai media, dal cinema, dalle vetrine dei negozi, dagli enti pubblici… L’immaginario cui assistiamo non è reale. Pensi a programmi come “C’è posta per te?” Perché non si vede mai una lesbica? Perché le donne sono perlopiù casalinghe e gli uomini perlopiù irremovibili e maschilisti? Il fatto è che le scelte sessuali degli altri mettono in discussione l’apparato culturale della società, per la quale la donna dovrebbe essere ancora passiva e serva e l’uomo indipendente e padrone. Siamo ancora nell’800. Non è un caso che l’omofobo è terrorizzato dal gay perché in lui vede – o meglio, crede di vedere – una passività che di riflesso gli rivela la condizione di una donna attiva e indipendente. Non è un caso che gli omofobi fanno fatica ad accettare un omosessuale alla Bruce Willis, fanno fatica a credere che di fatto un tipo rozzo e nerboruto sia omosessuale. Ricordiamoci che l’omofobo odia le donne – come spiega benissimo Lingiardi all’inizio del libro.
Non credi che questa pubblicazione possa essere autoghettizzante? Non si corre il rischio di scivolare in una scrittura "di genere" e, quindi, rafforzare stereotipi e pregiudizi? Addirittura aggravare l'omofobia? Infatti nell'introduzione si legge: "La versione italiana di Le cose cambiano parla soprattutto a chi teme che la propria identità sessuale possa essere un ostacolo alla propria felicità, anzichè un'opportunità di scoperta e di ricerca del proprio posto nel mondo." Gli eterosessuali perchè dovrebbero leggervi? 
Mah, gli eterosessuali dovrebbero leggerlo per una ragione molto semplice, che è una ragione in primo luogo statistica: statisticamente, infatti, ognuno di noi ha almeno un parente e un paio di amici gay. Già questo mi sembra più che sufficiente per approfondire la questione. I pregiudizi si affrontano parlando, puntando un faro sul problema, questo perché – ribadisco – la sessualità, come d’altronde la religione, non appartiene soltanto alla sfera del privato, ma si interseca irrimediabilmente con la cosa pubblica.
 
 


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