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Prospettive/IL FUTURO TRA LE RIGHE

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

11
OTT
2013
Una generazione che è partita svantaggiata e alla quale viene costantemente ricordato che c’è la crisi e che bisogna restare con i piedi per terra. Sogni, speranze, paure e delusioni degli studenti racchiusi in un bel volume realizzato con la collaborazione di alcuni docenti “fiduciosi”
 
Non importa l’età che avete, né il periodo in cui siete cresciuti. Provate, per gioco, a ricordare cosa volevate fare “da grandi” quando eravate soltanto degli adolescenti. Se libero la mente e lascio andare indietro la memoria fino ai tempi in cui ero una bambina, tornano a riecheggiare i desideri del passato: volevo diventare una étoile della danza e aprire una mia scuola; poi ho optato per l’insegnamento, senza avere una chiara idea della materia di applicazione. Pian piano però, man mano che acquistavo consapevolezza delle mie attitudini, dei miei punti di forza e, di contro, di quelli non trascurabili di debolezza, ho capito che la mia strada in qualche modo doveva aver a che fare con la letteratura e con la scrittura. E il mio cammino, presumibilmente infinito, prosegue verso quella direzione. 
Ognuno di noi nella vita si è posto almeno una volta questo quesito. Cosa voglio fare? Chi voglio diventare? Memori di quell’epico sbarco sulla luna del ’62 un’intera generazione avrà desiderato essere un astronauta oppure uno scienziato. A seconda del periodo e della fase che abbiamo vissuto, siamo stati per forza di cose influenzati da alcune mode estemporanee, che poi hanno lasciato il posto ad ambizioni e desideri ben più concreti. 
Quali che fossero le aspettative, tuttavia, occorre dire che tutte le generazioni passate – o quasi – sono state accomunate dalla “possibilità” di scegliere il proprio destino, la propria strada. Chi non era portato per lo studio si recava nelle officine e nelle botteghe dei maestri per imparare a lavorare il legno o il ferro, per assaporare il fascino dell’artigianato, per apprendere come riparare un’auto o costruire mura ed edifici. Oppure ci si iscriveva alle scuole di arti e mestieri, che garantivano un immediato accesso al mondo del lavoro. Chi invece continuava gli studi attraverso l’università, sceglieva la facoltà con la certezza di poter fare la professione desiderata. Senza mettere in dubbio le difficoltà e gli imprevisti incontrati lungo il percorso, perlomeno si aveva una buona percentuale di garanzia di successo. 
Il periodo attuale, al contrario, è caratterizzato da una profonda incertezza. Lungi da me l’intenzione di annoiarvi con righe interminabili sulla drasticità della crisi, sull’inaffidabilità del governo, su ipotetiche luci fuori dal tunnel che tardano a manifestarsi. La situazione in cui versiamo la conosciamo tutti e non vi è alcun bisogno che io vi ammorbi più del necessario. Ciò che però tutto questo ha portato a galla è una condizione di estrema disillusione da parte dei giovani di oggi, della nuova generazione di studenti. Se la voglia di fare e il desiderio di scegliere il proprio ambito di interesse rimane immutato, lo stesso non avviene per le aspettative, le quali molto spesso si assottigliano sempre più fino a sfociare nel pessimismo cronico. Emerge infatti nei giovani la consapevolezza che la strada sarà quanto mai impervia e ricca di ostacoli. 
A darcene prova sono i ragazzi dell’istituto “A. Motolese” di Martina Franca, i quali hanno messo nero su bianco le proprie riflessioni in un grazioso libricino, pubblicato con la collaborazione di alcuni docenti lo scorso maggio. “Il futuro tra le righe 2” è il secondo esperimento di scrittura raccolta in volume presentato dall’istituto Motolese: il primo è stato realizzato circa due anni fa e si proponeva proprio come questo di dar voce ai ragazzi, per sentire come affrontano questo momento così fondamentale, oltre che per le condizioni del Paese, anche per la loro personale fase di crescita: una fase in cui gioie e preoccupazioni sono amplificate e si alternano a ritmi incalzanti. 
Leggere questo “diario collettivo” e le parole dei ragazzi mi ha fatto riflettere moltissimo sul modo in cui i giovanissimi vivono questo periodo e immaginano il loro futuro. 
 
No Università, più pragmatismo
Ciò che emerge dalle pagine di “Il futuro tra le righe 2” è una crescente consapevolezza di doversi adattare alle circostanze della vita. Molti studenti del Motolese, reduci dall’esperienza di fratelli maggiori o di conoscenti laureati e disoccupati, hanno scelto la via del pragmatismo optando per professioni più pratiche. Niente università, dunque. Sono sempre di più infatti i ragazzi che ridimensionano il valore di avere un titolo accademico a favore di corsi di formazione o di stage che garantiscano un accesso più immediato al mondo del lavoro. È il caso di Enrico e Marianna, per esempio; così come di Ilaria, la quale vuole sfruttare la sua passione per la moda per fare la commessa; o di Valeria, che farà tesoro degli insegnamenti ricevuti nel corso di grafica per fare la truccatrice. Carriera militare, fotografia e lavori nel campo informatico sembrano essere invece le scelte degli uomini.
 
Viva l’Estero, abbasso l’Italia
L’aspetto più lampante, tuttavia, sembra essere una allarmante sfiducia nel Belpaese, a fronte di una visione eccessivamente utopica dei Paesi esteri. L’obiettivo principale della stragrande maggioranza degli studenti appena diplomati, infatti, è quello di abbandonare l’Italia, terra a loro avviso priva di opportunità e senza futuro, per recarsi altrove, magari in Germania, in cerca di fortuna. Per Alessia, Carlo, Matteo ed Elvio, delusi da un governo incapace di far fronte alle esigenze dei giovani, è necessario abbandonare la nave che affonda e tentare di far carriera in un Paese straniero, dove ritengono sia tutto decisamente più facile.
 
Un passo alla volta
Se guardare al futuro spaventa, com’è naturale che sia, allora è bene ridimensionare la propria visuale e darsi degli obiettivi più piccoli e facilmente raggiungibili. Molti studenti – come per esempio Barbara, che sogna di fare l’architetto, o Raffaele –, nonostante la giovanissima età, hanno mostrato una grande maturità e un forte senso pratico, scegliendo di affrontare la vita giorno per giorno, passo dopo passo, ma cercando pian piano di raggiungere il loro scopo. 
 
Leggere queste belle pagine è stato come guardare dentro una generazione che ha voglia di essere ascoltata e di gridare al mondo il proprio entusiasmo e la rivendicazione dei propri diritti. Ma questi giovani vogliono sognare, hanno il diritto e il dovere di farlo, perché senza sogni, allora sì, che il futuro sarebbe buio. Le difficoltà a cui vengono quotidianamente sottoposti, tuttavia, vengono quasi adombrate dalla loro voglia di emergere, di farcela, nonostante la crisi, nonostante tutto. È questa forza smisurata che darà loro una marcia in più, che li permetterà di raggiungere gli obiettivi che si sono preposti con convinzione e determinazione. Come ha scritto la prof.ssa Maria Rosaria Chirulli, coordinatrice didattica del progetto, «certamente vivrete giorni colorati di grigio, pervasi dal fumo del dubbio, dalla mancanza di speranza, giorni in cui quello che non riuscirete a spiegare vi darà il senso del limite, vi addolorerà, vi scoraggerà. Ma siate preparati a questo. Puntate in alto comunque, cercando di stare in equilibrio come l’arciere: se la forza delle sue gambe sostiene il suo corpo e il pensiero è vigile, difficilmente mancherà il bersaglio». Dunque ragazzi, sognate e scoccate la vostra freccia: il bersaglio, aldilà della leggera foschia, è proprio davanti a voi.
 
 


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