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Claudio Minardi/Tenore rock

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

13
DIC
2013
Dialogo-intervista con una promessa del canto lirico, martinese a Roma, ora apprezzato in tutta Italia. E scommettiamo che tra un po’ anche all’estero?
 
Contravvenendo alle regole austere del giornalismo, o dell’intervista svolta in maniera imparziale, si è preferito il dialogo con un caro amico: è giovane, più che talentuoso, un “fuoriclasse” insomma. E non per fare piaggeria in nome della nostra personale amicizia, ma Claudio Minardi, tenore martinese, credetemi, ha una voce che Stentore (l'araldo greco che secondo Omero aveva una voce pari a quella di cinquanta uomini, tanto potente da sentirsi a miglia di distanza) potrebbe essere il giusto termine di paragone per classificare la sua voce notevole. E che, lasciatemelo dire, gli ho sempre invidiato. 
 
Da amico: ho un ricordo di te come cantante rock. Poi hai scoperto la tua vocazione lirica, forte del tuo “vocione”. Quando hai capito che la tua voce sarebbe stata il tuo futuro?
«E da amico ti rispondo: non posso nasconderti la mia vena mai sopita di cantante e ascoltatore di musica rock.  Ed è proprio in quegli anni che ho maturato la voglia di vivere con la mia voce e per la mia voce, perché non ci si può esimere da infiniti sacrifici e moltissime rinunce se della voce vuoi farne un lavoro».
 
Una volta il tuo primo maestro, il compianto Di Ciaula, mi disse: “Vedi quel ragazzo? Quello farà strada”. Che ricordo hai del Maestro Di Ciaula?
«Se di lirica si deve parlare, nella mia vita, il grazie più grande bisogna darlo assolutamente  al grandissimo Maestro Di Ciaula. Senza di lui, semplicemente, non ci sarei stato io, come tenore e non solo. È stata la sua voce, unica e meravigliosa, che intonava pezzi da tenore, ad ammaliarmi senza via di scampo. Non dimenticherò mai la sua dedizione, la sua umiltà e la sua grandezza. In ogni occasione in cui mi esibisco il mio pensiero vola a lui, e a lui sono legato in modo indissolubile».
 
E poi te ne sei andato da Martina per perfezionare i tuoi studi sul canto. Ti manca il tuo paese?
«Martina la porto nel mio cuore come il luogo unico e irripetibile che ognuno lega al posto che lo ha visto nascere. Li c’è la mia meravigliosa famiglia, moltissimi dei miei amici, alcuni carissimi colleghi, e poi la terra natìa, dei miei avi, è l’unica che sa darmi la pace dei sensi».
 
Ti sei esibito sino da giovanissimo (23 anni) in alcuni dei teatri più importanti d’Italia, come la Fenice a Venezia, ad esempio. La tua vita è cambiata radicalmente.
«I miei primi concerti li ho fatti nella scenografica biblioteca comunale di Martina. E devo dirti sinceramente che l’emozione che provavo per le mie prime esibizioni la rivivo in ognuno dei miei concerti. Siano questi in posti altisonanti, come per l’appunto, il teatro “La Fenice” o il “Teatro dell’Opera” di Roma, che in posti meno noti ma altrettanto colmi di gente da cui trarre emozione e a cui darne».
 
Qualche giorno fa hai cantato alla Camera dei Deputati in occasione dei duecento anni della nascita di Giuseppe Verdi. Noti maggiore sensibilità da parte della politica nei confronti della cultura?
«Certo! trovo che in campagna elettorale la cultura sia uno dei punti fermi di tutti i programmi elettorali, peccato che tutto si fermi lì. Il concerto alla Camera era mirato alla riscoperta dei talenti italiani nel panorama nazionale. Purtroppo se non per alcune sporadiche iniziative, la lirica è relegata a soprammobile troppo scomodo da usare. La mia esperienza e il mio passaggio dalla musica rock alla lirica è il perfetto esempio di quanto sia possibile avvicinare a questo genere le nuove generazioni. È tutta questione di metodo, di investimenti, di conoscenza. E ahimè di volontà».
 
Chi sono stati i tuoi punti di riferimento come cantante lirico, sul versante tecnico?
«Naturalmente il maestro Di Ciaula come iniziatore d’opera è stato lungimirante nel vedere prima e nel trasformare poi una voce rock in una voce lirica. L’opera iniziata dal maestro ha saputo portarla avanti un'altra adottiva di Martina, il bravissimo mezzosoprano, nonché pianista, Claudia Fidanzi. Con lei ho preparato gli anni del conservatorio, e lei è stata una cesellatrice sulla mia vocalità acerba. Negli ultimi anni invece posso dire di aver avuto l’onore, il piacere e la fortuna di lavorare con il grandissimo tenore Massimiliano Pisapia, con lui è stato facile trovare sintonia, avendo la mia stessa vocalità tenorile, ed essendo una persona dal cuore infinito».
 
Senti Claudio, ora dove vorresti arrivare?
«Al cuore di chi mi ascolta».
 


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