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Gianluca Ciardo: Amore che torni

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

8
GIU
2012

 

Il poeta tarantino presenta la sua prima raccolta di versi ma non si ferma ai sentimenti: c’è spazio anche per l’impegno verso la propria città e per un giro in bici
 
Quando si sceglie di studiare lingue, non si sa bene a cosa si vada incontro. Il mio penultimo esame di lingua inglese, analizzava sotto vari punti di vista la trasformazione dal viaggio di formazione, il famoso Grand Tour, al turismo di massa, e io mi chiedevo a cosa praticamente mi potesse servire questo studio. Una frase mi colpì subito : il viaggio ha trasformato la condizione umana perché attraverso di esso l'uomo ha potuto scoprire nuove culture e nuovi valori. Cari lettori, ormai mi conoscete e sapete quanto per me siano fondamentali i parallelismi. L'intervista, che non vedo l'ora  voi leggiate, a Gianluca Ciardo, detto il poeta, non a caso, ma perché la sua poesia è la sua costante, è stata per me un viaggio, statico dal punto di vista fisico, ma quello scambio di valori c'è stato. Gianluca mi ha aspettata a quaranta metri dalle colonne doriche di piazza Castello, al Bar Le Monde, dove si sente a suo agio e con la sua meravigliosa personalità, mi ha fatto fare il tour della sua vita.
“Amore che fuggi da me tornerai” è la tua prima raccolta edita. Un traguardo? Un inizio?
«Fondamentalmente un inizio. Un buon inizio dato il “successo” delle copie vendute, quelle che avevo a Taranto sono tutte terminate nell'arco di un anno. E' stata ed è un’esperienza fondamentale, non solo perché è la prima volta che pubblico delle poesie, ma anche perché è stato il risultato di un concorso con la “Firenze libri” che ha selezionato la mia raccolta per la pubblicazione. La soddisfazione è stata grande anche perché avevo partecipato qualche anno prima allo stesso concorso,  ma il risultato non fu lo stesso.»
Il titolo è una citazione, particolare possiamo dire?
«Più che particolare amo definirla profonda perché declama l'amore in tutti i suoi lati, non solo quello della vita, ma anche quello passeggero, protagonista solo di alcuni momenti. Un amore che  fugge e che ritorna, comunque sempre vincente. Come avere una specie di sicurezza nella vita che   anche se delle volte si nasconde, prima o poi ritornerà.»
Le tue poesie sono strettamente legate a periodi da te realmente vissuti.
«Sì, la mia poesia è un diario, anche se dal punto di vista metodico non può essere così definita. Ho sempre scritto poesie sin da quando avevo otto anni, ho lasciato quando ne avevo dodici per poi riprendere verso i diciotto. E' stata una lunga pausa che ha però preparato il periodo più intenso, dopo i diciotto non ho mai più smesso. “Amore che fuggi da me tornerai” raccoglie tutte le poesie dal 1997 fino al 2010. Tanti amori, momentanei e non.»
Tutti in città ti conoscono come Gianluca il poeta. Prima di tutto però sei un tarantino a tutti gli effetti. Nella tua vita, hai fatto tante esperienze, lontane dalla tua città, ma a un certo punto hai deciso di ritornare. Ora, che sei di nuovo a Taranto, cosa cerchi di fare per la tua città?
«Sono sempre stato legato alla mia terra e lo sarò sempre, nonostante in un futuro probabilmente dovrò allontanarmi nuovamente. Però anche questo fa parte del gioco della vita, non esiste un posto “unico” . Ho vissuto per anni nei villaggi turistici dove lavoravo, da qualche anno sono tornato a casa e più che definirmi attivo in determinati contesti mi piace definirmi vicino, perché amo collaborare più che sentirmi parte integrante di alcune situazioni semplicemente per la mia personalità, sono una persona un po' sfuggente, spesso anche da me stesso e quindi non riesco a  pensarmi staticamente. Partecipo a tutto ciò che possa essere fatto per la città, per il suo bene. Per il resto che dire, questa è una città molto particolare secondo diversi punti di vista, dall'università all'arte in generale, ma ciò non toglie che la cosa più importante sia fare e soprattutto tramandare. Un giorno io potrò allontanarmi ma l'importante è che sia riuscito a lasciare un messaggio o meglio ancora un insegnamento a quelli che un domani saranno i nuovi giovani che devono vivere per civiltà e cultura la società. Credo che essere un tarantino con la T maiuscola sia sotto certo aspetti irrilevante, perché è fondamentale per quelle che sono le velleità di ognuno di noi fare delle cose che siano positive per il territorio, come per esempio unire gli artisti, i musicisti per far star bene la gente e vincere la diffidenza che ancora ci caratterizza.»
Ti sei lanciato in una esperienza nuova: la recitazione.
«Beh sì, direi più di movimento perché sono il personaggio principale di un documentario su Taranto e il cinema. La nostra città è stata una location importante per molti film sin dagli anni ‘50-60, quindi stiamo rivedendo e rivalutando i vari luoghi-simbolo con me in bicicletta. Sarò la voce narrante di quelle che sono le mie impressioni su questi posti. Ecco perché non me la sento di parlare di recitazione, è davvero tutto in movimento. In fondo è come se proponessi me stesso: io nella vita sono fatto così, mi muovo molto in bicicletta o a piedi, per uno come me che scrive poesie, e non solo, la strada è fondamentale. La poesia è in strada, è una ispirazione che ti viene se vivi. I luoghi vanno vissuti, la poesia va vissuta.»
Non è difficile quindi interpretare il titolo del tuo blog: Camminando.
«In realtà l'idea del blog non mi ha subito interessato, non sono mai stato tanto vicino a queste idee computerizzate, però la mia ragazza, che già da tempo ne aveva uno, mi consigliò questa esperienza. Un modo insomma per poter esporre tutte le mie opere, non solo quelle d'amore. L'ho chiamato Camminando perché la maggior parte sono sempre state scritte camminando, viaggiando o comunque in cammino. E' il titolo ideale per raccontare il mio cammino di poeta. »
Da un po' cerco di mettere in evidenza il carisma dei giovani tarantini nel collaborare uniti dalla  passione e dalla voglia di riscatto. La tua copertina e non solo ne è un esempio.
« Sì, è stata realizzata da Davide Ursini, tarantino, che da anni vive a Perugia. E' un disegnatore grafico e il fratello un vignettista. Insomma hanno sempre respirato tra loro arte, in più ci lega un rapporto molto forte d'amicizia, che nasce nel nostro palazzo. Siamo sempre stati vicini di casa fino al trasferimento definitivo a Perugia. Il disegno personifica me, su di una scrivania, con sotto la nostra città, ma quella scrivania rappresenta anche casa sua, luogo dove ci siamo sempre incontrati: lui disegnava e io scrivevo. Le canne da pesca raccolgono l'amore che va e quello che torna e sono molto significative perché non c'è momento di una vita in cui non si senta l'amore o per lo meno non lo si stia aspettando anche inconsciamente, una ricerca continua. La presentazione invece è stata scritta da Francesca Pasanisi, il mio grande amore.»
Di cose ne fai davvero tante. Ami accompagnare amici e turisti nel borgo antico per far scoprire i  nostri luoghi più nascosti. Chi meglio di te, che vive a pieno la vera vita della città, può raccontarci l'aria che si respira?
«La domanda non è semplice, perché è necessario dire più cose. Sappiamo bene che l'aria che si respira a Taranto non è buona a causa di alcune situazioni inquinanti, ma l'inquinamento non è solo atmosferico. Da un po' di tempo a questa parte i vari gruppi che hanno da sempre lottato stanno avendo una reale evoluzione. I giovani si sono finalmente avvicinati nella lotta per la propria terra. Per fare un esempio basti pensare ad “Ammazza che piazza”, un gruppo che cresce sempre più. Pulire una piazzetta in quaranta, cinquanta persone è una cosa che non ho mai visto fare e ti rende più pulito, non solo per l'opera di pulizia ma perché hai fatto qualcosa di positivo per la tua  città, sei riuscito a creare una bellezza che è una cosa fondamentale e bisogna saperla salutare. Per essere chiari, c'è una grande mentalità di cambiamento, c'è una grande voglia di riportare cultura del luogo e in particolare del borgo antico, però le forze opposte e negative sono tante. Purtroppo quella che si definisce città a vocazione industriale è un'etichetta difficile da cancellare, ma la realtà è un'altra, noi siamo una grande città con una grande storia e dobbiamo rimpossessarci del nostro passato.»
Quanto sono importanti le tradizioni, nella tua vita ?
«Per me, aldilà del fatto che a Taranto siano legate particolarmente alla sfera religiosa, sono fondamentali, mi riallacciano al mio territorio e al tempo, dato che sono parte integrante dello scorrere del tempo. Quando si celebrano le tradizioni, per esempio la Settimana Santa, è davvero emozionante respirare l'aria di condivisione ma è poi spontanea una riflessione, perché non c'è la stessa unione quando si lotta per altri motivi, per esempio l'inquinamento? »
E le donne?
«Le donne sono tutto. Sono per me amiche, compagne, muse. Le cose di certo son cambiate, l'amore di oggi non è più quello di 50 anni fa... Per me oggi si tratta di stare insieme, mano nella mano, con la stessa valigia in due, come dice una canzone dei Tiromancino. Ed è così, viviamo la nostra vita. Vado molto d'accordo con le donne, credo vivamente che abbiano un qualcosa in più, hanno un rapporto differente con la vita e credo inoltre che ognuno di noi abbia una parte femminile dentro di sé, perché in fondo siamo nati da una donna.» 
 


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