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PAOLO ALBANO/E UNA STELLA MI HA PARLATO

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

17
GEN
2014
Animo sensibile e occhio scrutatore, il poeta tarantino, autore della raccolta “La sfera delle emozioni”, racconta il suo esordio letterario e quel momento in cui la sua vita è cambiata
 
Lo chiamano il poeta dei due mari, nomignolo che gli è stato attribuito nel 2005 durante la festa di S. Cataldo, mentre in compagnia di alcuni amici passava sotto il Ponte girevole. 
Si definisce un timido, che però nel ha imparato a gestire questo suo lato del carattere, considerando il “rossore in viso” un pregio piuttosto che un neo, qualcosa che esprime la verità di ciò che si è, che svela in un solo momento ciò che si sta provando. 
Ama i grandi poeti, come Dante, Quasimodo e Petrarca, e nonostante lui si definisca un ottimista per natura, non manca di citare Leopardi e Baudelaire, ritenendo che la loro negatività in realtà non facesse altro che mostrare un desiderio di gioia e di felicità. È contro in nozionismo – «per questo a scuola non ero una cima! Fortunatamente ho trovato degli insegnanti che la pensavano come me e che mi hanno trasmesso la gioia di apprendere l’essenza di ogni poeta, piuttosto che le mere nozioni sul loro stile», confessa –, è estremamente religioso e considera la felicità degli altri, «il sorriso di un bambino, il volo di una rondine»,  il pane della sua vita. 
Sto parlando di Paolo Albano, bancario tarantino che ha da poco pubblicato la sua prima raccolta di poesie, “La sfera delle emozioni” edita da Terra del Sole. 
 
Come ha fatto un bancario a diventare un poeta?
«Non sapevo di avere questa passione, in realtà. Credo che la spinta a scrivere poesie sia sopraggiunta nel 2003, quando ho vissuto un periodo particolarmente difficile. Un momento non sereno che ho affrontato e superato anche grazie alla mia spiritualità e religiosità».
 
“La sfera delle emozioni” è il tuo libro d’esordio?
«Sì, si tratta della mia prima pubblicazione. Ho voluto raccogliere tutte le poesie che ho scritto fino a questo momento e realizzare un volume che fungesse da ringraziamento ai miei genitori che ora non ci sono più. Come scrivo nella dedica, ho voluto riversare in queste pagine tutto l’amore che loro sono stati in grado di donare a me, ai miei fratelli, ai miei figli e ai nipoti. Un tributo per quello che hanno saputo portare nella nostra vita e che ci hanno insegnato: l’amore per il prossimo, la dignità, la responsabilità, l’umiltà, ma soprattutto la solidarietà, quella capacità di fare del bene a chi ne ha bisogno».
 
Come definiresti la tua poetica?
«Fuori dalle linee, da ogni schema o sistema metrico. Le parole che riverso sulla carta scaturiscono direttamente dalla passione, da ciò che sento dentro e che ho bisogno di esprimere. Non ci sono filtri. Nei miei versi canto l’amore, la felicità, la gioia, l’ottimismo, la nascita di un figlio, tutto ciò che porta luce e benessere. Inoltre racconto le donne, ricerco le loro emozioni più profonde e cerco di comprenderle al meglio. Devo ammettere di essere bravo in questo, mi è stata riconosciuta la capacità di capire bene ciò che le donne hanno nel cuore».
 
Il poeta delle donne, dunque.
«La prima poesia del libro, infatti, è proprio dedicata a tutte coloro le quali vogliono essere guardate e amate dall’uomo, non in virtù di come appaiono, ma per ciò che sono davvero, per i loro valori, le loro credenze, i loro desideri. In una parola: per la loro anima, o meglio ancora, per la loro essenza. Penso di dovere tutto questo a mia madre, Maria. La mia sensibilità nasce non da un complesso di Edipo nei suoi confronti, quanto dalla devozione per una donna che ho adorato, che ho difeso e che mi ha insegnato tanto. È stata mia madre ad avvicinarmi alla poesia; basti pensare anche ai segnali che mi ha mandato dal cielo».
 
Spiegati meglio.
«Il 20 settembre del 2003 ero a Bari allo Stadio della Vittoria per vedere il musical Notre Dame de Paris, con le musiche di Riccardo Cocciante. Mi trovavo lì quasi per caso, i biglietti li avevo ottenuti per una fortuita coincidenza. Ricordo che a un certo punto durante lo spettacolo mi sono perso nei miei pensieri, in particolare essi erano rivolti ai miei genitori, soprattutto a mia madre. A un tratto, mentre Esmeralda inneggiava l’Ave Maria – e Maria, come ho accennato prima, è anche il nome di mia madre – una stella cadente ha trafitto il cielo, incantandomi. Forse è stato l’insieme di questi tre fattori, i miei pensieri, il canto e la stella; sta di fatto che sono scoppiato a piangere. La mia amica Stefania, che era accanto a me in quel momento, ha condiviso in pieno la mia emozione. È stato quello il segno del cambiamento, ciò che mi ha spinto a scrivere poesie».
 
So che sei anche attore.
«Quello della recitazione e del teatro è un campo che mi affascina moltissimo e che ho sempre avuto nel cuore. Nel 2011 ho interpretato il luogotenente ne “La leggenda di Pizzichicchio” della compagnia teatrale di Roberta Fiordiponti, un’eccellente insegnante di dizione e recitazione, oltre che una straordinaria regista. Questo nuovo anno, inoltre sarà per me estremamente importante perché ho deciso di dedicarmi molto di più sia alla scrittura che alla recitazione. Ricordo che a quattordici anni chiesi a mio padre di mandarmi a Napoli, per entrare nella compagnia di Edoardo De Filippo. A casa e a scuola mi dilettavo facendo le imitazioni di tutti, avevo un’indole improntata al teatro. Nonostante mia sorella Mimma studiasse architettura proprio nella città partenopea, tuttavia, i miei decisero di non mandarmi lì. Non volevano che andassi via di casa. Mi è mancata molto la recitazione, ma adesso sto recuperando. Evidentemente il mio destino aveva in serbo un percorso diverso. Del resto molte cose nella vita prendono una piega differente: tempo fa avevo deciso di fare il missionario in Zambia, ho sempre scelto di avere Dio come compagno di vita, volevo aiutare il prossimo. Poi la famiglia e la nascita dei miei meravigliosi figli mi hanno fatto restare qui».
 
Anche prima hai accennato alla tua religiosità.
«Sono molto credente, è vero. Per alcuni anni ho sofferto il fatto di non poter prendere la Comunione, dal momento che sono divorziato. Sono rimasto, per questo, piacevolmente colpito dalle parole di papa Francesco, il quale sta aprendo la possibilità di accogliere Cristo in tutte le sue forme anche alle categorie di persone che prima ne erano escluse. Qualche mese fa, durante la messa in memoria dei miei genitori e di mio fratello Franco, deceduto purtroppo prematuramente, ho sentito il bisogno di confessarmi, di parlare con un sacerdote. Ho pianto molto, ripercorrendo tutti i tratti della mia vita e al termine di una lunga conversazione, il prete mi ha detto: “Come fa il mio abito talare a decidere sulla tua vita, quando la tua purificazione è avvenuta sin dall’inizio di questa tua confessione? Dio vede tutto, conosce la tua sofferenza e ciò che hai patito. Non sono io ad assolverti, ma è Lui stesso”».
 
Dovevi chiudere un  capitolo per aprirne un altro: quello della pubblicazione della tua raccolta.
«Esatto. Ho tirato fuori dal cassetto il libro che giaceva lì da ormai otto anni. Era arrivato il momento di buttarmi in questa nuova esperienza».
 
Stai lavorando a un nuovo progetto?
«Ebbene sì. In questo nuovo anno, come ho accennato poc’anzi, ho intenzione di dedicarmi anima e corpo alla scrittura e alla recitazione. Ho scelto di ridurre le mie ore di lavoro in banca, passando al part-time, proprio perché sento di dover intraprendere questo nuovo percorso nell’editoria. Questa prima raccolta, “La sfera delle emozioni” mi ha portato un’enorme soddisfazione, perché oltre ad avermi dato la possibilità di esprimermi a 360°, mi offre l’opportunità di fare del bene: parte del ricavato delle vendite, fatte salve le spese di produzione, infatti, sarà devoluta in beneficenza all’Associazione di volontariato “Amici di Manaus onlus”, per contribuire alla realizzazione del progetto “Juntos” volto ai bambini bisognosi di Taranto. Inoltre, alcuni fondi saranno utilizzati per l’adozione a distanza dei bambini dell’Amazzonia. Al momento sto scrivendo un libro, anzi un romanzo, in parte autobiografico e in parte di pura fantasia. Speriamo di concluderlo al più presto».
 



Commenti:

Irma albano 23/MAG/2014

Ho conosciuto Paolo per puro caso ed abbiamo scoperto di avere lo stesso cognome e lo stesso amore per la poesia. Ero tra gli invitati alla presentazione del suo libro e ho riconfermato il mio giudizio su di lui. Sensibile ,solare, verace un poeta gentiluomo nell'animo e nei versi.

PAOLO ALBANO 19/GEN/2014

COMPLIMENTI ALLA GIORNALISTA ROBERTA CRISCIO PER AVER FOTOGRAFATO L ANIMO DEL POETA DEI DUE MARI Y. GRAZIE

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