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Quei dorsi curvati come uncini

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

15
GIU
2012

 

Fatica, lavoro, lacrime e sudore: la storia del nostro paese raccontata attraverso i versi del poeta martinese Sante Ancona e le foto di Benvenuto Messia, racchiusi nel nuovo volume di Michele Pizzigallo
 
Se ci fermassimo un momento ad analizzare la nostra condizione esistenziale contemporanea, basterebbe poco per rendersi conto che quel ‘male di vivere’ che ha contrassegnato  le vite di numerosi artisti e intellettuali, alle prese con animi troppo profondi e sensibili di fronte ad amori impossibili, ingiustizie e miseria, si sia tramutato in una vera e propria ‘lotta per la sopravvivenza’. Tormentati, dilaniati e costretti a spartire le nostre giornate con nozioni economiche e parole straniere sempre più impronunciabili, al centro dell’attenzione finiscono sempre ministri e presidenti, paladini, almeno all’apparenza, di giustizia e legalità. Ci si dimentica, però, che sono le persone a fare i personaggi e che dietro le telecamere e i titoli in grassetto dei giornali c’è il popolo, che rivendica il proprio diritto alla vita, silenziosamente, lavorando, soggiacendo alle regole di mercato, convinti che dopo la notte arriverà il giorno. Nel 1776 si costituiva la nazione americana, basata sul principio che il cittadino libero fosse colui capace di autodeterminarsi attraverso il lavoro: nel 2012, il lavoro, garante della dignità di ognuno, viene sempre meno e l’uomo defraudato della sua ragion d’essere combatte faticosamente per guadagnarsi un po’ di rispettabilità. In questo limbo in cui lusso e corruzione si sposano ai danni del comune cittadino,  le distanze si restringono e la mente salta costantemente nel passato, intriso dal ricordo dei nostri antenati che con la loro tenacia e forza fisica ci offrono un esempio costante di vita vissuta all’insegna della semplicità, del senso del dovere: lontani dalle apparenze e dalle frivolezze che connotano i nostri giorni, sempre più poveri di veri valori. Tornare al passato significherebbe riappropriarsi delle proprie origini e trarre gli insegnamenti guida per destreggiarsi nel presente: Michele Pizzigallo, docente di storia e filosofia nato a Martina Franca, ha sempre mostrato un grande interesse per la storia del suo paese e le sue numerose pubblicazioni ne sono un forte esempio. Ad allungare la lista dei suoi studi arriva il nuovo volume “La gente del contado di Martina ieri nella poesia di Sante Ancona”. Pubblicato dalla Nuova Editrice Apulia, ripercorre le memorie di uno storico poeta martinese, Sante Ancona appunto, attraverso i ricordi e i pensieri delle sue liriche: riflesso delle varie tappe che hanno scandito la sua vita. È un confronto tra passato e presente quello che viene fuori, che riporta alla memoria le difficoltà di un tempo minacciato da carestie, infezioni fillosseriche, dal pericolo della peronospora che mettevano in ginocchio i raccolti dei contadini spingendoli a partire verso l’ignoto, carichi di speranza e in cerca di fortuna. Ma la lista delle calamità che colpirono le ataviche popolazioni è ancora lunga, segnata da tre date che si susseguono in una tripletta da mettere i brividi: l’epidemia colerica del 1912, la siccità del 1916, l’entrata in guerra dell’Italia nel 1915. È in questo scenario di miseria e terrore che sorse “un nuovo incanto agrario, fatto di luce, di spazio, di trulli di nuovo conio”, è in questi anni che nasce Sante Ancona. Un’infanzia vissuta tra miseria e analfabetismo, privata dei sogni, delle favole e delle feste,  ma ricca di duro lavoro, fatica e soprattutto tanta saggezza, scevra da studi e conoscenze, ma figlia di un’acuta osservazione e tanta esperienza. Quella saggezza racchiusa nei proverbi e nelle massime che accompagnano ancora le nostre decisioni e hanno il sapore dell’eterno. È dopo il servizio militare che arriva la svolta, il riscatto sociale con la laurea in Lettere presso l’Università di Roma: inizierà così la sua lunga attività di insegnamento che lo porterà a spostarsi prima a Empoli, poi a Martina e infine a Prato, seguendo itinerari che accenderanno la nostalgia del suo paese, tanto declamata nelle sue raccolte. Lo scenario che irrompe dalle parole del poeta è quanto mai forte e struggente, rivelatore di un legame profondo e inossidabile con un paese apprezzato in ogni suo singolo scorcio, fatto di vie, chiese e campi che come flash giungono alla mente del poeta. La bellezza di un territorio immerso nella Valle d’Itria e incontaminato che si affianca alla rievocazione di una gente ligia al dovere, al sacrificio, alla fatica, “senza tregua e senza tempo. Sino a quando le forze reggevano un pugno di sale e il dorso non era curvato come un uncino”. Gente che viveva a testa bassa senza lusso né piaceri, in un’epoca in cui “nel dolore il pianto si asciugava col dorso della mano”.  Memorie storiche e preziose che ci invitano a riflettere e nella loro semplicità mettono in luce tutte le contraddizioni di una realtà in perenne trasformazione, dove il progresso materiale si accompagna al declino dei valori, quelli che Michele Pizzigallo ha voluto evidenziare ricordando i versi di un poeta che ha dato forma al suo “sentire fatto di speranze e paure, lacrime e passioni”. 
 



Commenti:

Teresa 17/GIU/2012

Solendido e significativo è questo articolo,scritto da una giovane e bravissima giornalista, ricca di cultura e umanità. Ha saputo cogliere in pieno la grandezza di un noto storico di Martina, Michele Pizzigallo, che tra qualche anno sarà centenario e di un nostro poeta,Sante Ancona, che tra qualche giorno festeggerà cent'anni. Entrambi, con il proprio credibile esempio di vita hanno dimostrato la grandezza della identità martinese, intessuta di Fede, attaccamento alla famiglia, attitudine al lavoro fatto bene e con certosina pazienza ed un amore immenso per la loro città natia: Martina Franca, musa ispiratrice dei loro carismi.

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