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Editoria/Magico è il libro

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

21
FEB
2014
Esperidi, il fascino di un libro è fatta di “fruscii, angoli piegati, odore di colla”. Una casa editrice salentina “sfida” il mercato puntando sull’archeologia, la storia dell’arte e la narrativa
 
Qual è il rapporto tra tecnologia e editoria? Senza dubbio lo sviluppo tumultuoso della prima ha moltiplicato le possibilità di accesso alla seconda da parte degli “aspiranti scrittori”, il che ha contribuito a far lievitare l’offerta, democratizzando la libertà di espressione. Non sempre però questo corrisponde a un effettivo “ascolto” delle esigenze dei lettori, e ciò fa sì che talvolta la panoramica delle case editrici rappresenti una galassia frastagliata e polverizzata priva di ancoraggi forti con la realtà territoriale e sociale in  cui ciascuna di esse opera. L’esperienza della salentina Esperidi costituisce, in tal senso, un’entità controcorrente e interessante, che segue un percorso ben preciso e “disegnato con cura”.A uno dei fondatori, Claudio Martino, il compito di ricostruirlo.
«Edizioni Esperidi nasce nel 2009, a opera mia e di Roberta Marra, archeologi di professione ma con la passione per la carta stampata. Inizialmente la casa editrice si propone semplicemente di realizzare una rivista, Kunstwollen, dedicata a studi di diversa natura del territorio pugliese, realizzati da giovani ricercatori e studiosi in genere. Contemporaneamente ai primi tre numeri (dedicati rispettivamente all’arte, all’architettura e alla musica) vengono realizzati altri volumi, sempre su argomenti riguardanti il territorio. Il nome deriva dalle ninfe Esperidi, custodi dei magici pomi dorati che crescevano su di un albero in un giardino del mito greco: magico, per noi, è il libro, sfogliarlo, annusarlo, leggerlo e viverlo». 
I testi pubblicati “vivono” un’esistenza strettamente connessa alla comunità in cui sono nati: il catalogo di Esperidi spazia infatti dalla narrativa all’archeologia passando per la geografia e la storia dell’arte. «Il territorio e le sue diverse sfaccettature sono tra le nostre priorità e il bello di lavorare ad un libro, a partire dai primi contatti con l’autore, la lettura della prima bozza, fino alla sua pubblicazione e presentazione, è soprattutto questo: sapere qualcosa di nuovo, arricchirsi di conoscenza e soprattutto condividerla con il pubblico. Tutti i nostri libri concorrono su questo aspetto. Basta dare un’occhiata al nostro sito internet per rendersi conto delle novità che Esperidi e i propri autori hanno consegnato alla comunità (soprattutto nei testi di storia, storia dell’arte, architettura)».
Tuttavia è innegabile che fare cultura, specie al Sud, significhi confrontarsi – e imparare a gestire – tutta una serie di criticità. Quali sono i punti di forza e le peculiarità di Esperidi e quali gli ostacoli con cui i suoi fondatori hanno dovuto fare i conti? «Sembrerà banale ma la forza di volontà, nel senso proprio del termine volere, è il nostro punto di forza principale. Ripetiamo: volevamo solo pubblicare una rivista e ci siamo ritrovati a non riuscire ad andare oltre il terzo numero per la quantità di altri progetti editoriali che ci sono stati proposti e che ci hanno quasi travolto! Un altro punto di forza è il rapporto che instauriamo con gli autori: facciamo editoria spesso con il contributo da parte dell’autore (e questa è una criticità) ma non lo abbandoniamo dopo la pubblicazione, cresciamo insieme a lui/lei portando avanti il libro... fino all’ultima copia. 
Come accennato, nonostante il dilagare della pratica, la richiesta del contributo è per noi una criticità ma in questo momento siamo troppo piccoli per essere completamente autonomi. A volte sono i privati che sponsorizzano le nostre creazioni, consentendoci di abbattere i costi. Raramente sono le istituzioni: d’altronde, l’editoria è un settore della cultura, che, in Italia, soffre al pari di musei, parchi archeologici, biblioteche, archivi...». 
Peraltro proprio l’editoria è affetta da una malattia “cronica”, rappresentata dal sistematico squilibrio tra domanda e offerta. Qual è la strategia adottata da Esperidi per far fronte a questo stato di cose? «È vero: in Italia si pubblica molto di più rispetto a quanto si legge. Tutti i nostri autori, pur non disdegnando i moderni supporti di lettura elettronici, amano il contatto con la carta, e chi legge cerca analoghe sensazioni: cerchiamo pertanto di non realizzare alte tirature e di distribuire bene i libri nelle aree in cui vengono maggiormente richiesti (centro-nord Italia). Ci rendiamo conto però che l’e-book è dietro l’angolo ma per ora crediamo nel libro fatto di fruscii, angoli piegati, odore di colla...».
In merito agli autori “emergenti” salentini invece precisa Martino, «faremmo un torto citando uno piuttosto che un altro ma, visto che crediamo nei giovani, facciamo il nome del 19enne Matteo Leo, autore di “Bestia a chi?”, un saggio sull’uomo, sogni e desideri, pregi e difetti di un bipede che abita in un mondo di animali. Il libro è uscito a novembre e a giorni faremo la sua ennesima presentazione». 
In chiusura una domanda è d’obbligo: quali progetti ha in cantiere Esperidi per il futuro prossimo? «Stiamo dedicandoci anche alla narrativa, non però nel senso classico del termine... vedrete. Inoltre un settore che ci piace molto è quello dell’arte. Troppo spesso abbiamo visto cataloghi di artisti e di mostre d’arte più simili a un volantino del supermercato che a un libro. Ciò deriva sempre dal solito problema dei costi. Noi riusciamo a abbattere i costi e a dare dignità di libro a un catalogo. Un prodotto che abbiamo creato da poco è la collana Traffici d’Artista: un ibrido tra il libro e l’oggetto d’arte, un libro d’artista a tiratura limitata con copie in bianco e nero, firmate, numerate e con dettagli a colori fatti a mano dagli artisti. Ci piace scoprire nuovi artisti e offrir loro (senza contributo) uno spazio fatto di pagine su cui esprimere loro arte».
 
 
 


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