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Questionario proustiano/RISPONDE:DANIELE SEMERARO

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

11
APR
2014
Scrivere polvere” è stato il suo romanzo d’esordio e prometteva bene. Seppur con i limiti di una pubblicazione prima, in particolare l’incertezza di uno stile e un linguaggio che muovendo i suoi primi passi si aggrappa ai modelli, lo snodo tematico (la precarietà della scrittura e il rapporto col tempo) era interessante e la storia si prestava già a letture multiple non scontate. Insomma, Daniele Semeraro, a cui questa settimana è toccato il questionario proustiano, sembra partito proprio con il piede giusto sull’impervio e polveroso percorso della scrittura, scegliendo la finzione letteraria non tanto per ridurre a schemi, smembrare e disarticolare la vita, quanto piuttosto per arricchirla di un immaginario fortemente evocativo. “Nel segno di Caballero” (Lupo Editore) è il suo prossimo romanzo  (in uscita a maggio), noi che lo abbiamo letto in bozze possiamo dire che segna un balzo in avanti sia sul piano stilistico che tematico. Ma ci torneremo alla sua uscita. Intanto godiamoci le risposte di Daniele al questionario. 
Qual è oggi la sfida  più difficile per uno scrittore?
«Difendere la propria libertà d’espressione. Per vari motivi: editoriali, politici,  di mera opportunità. Dare fastidio a qualcuno, o a molti, è un rischio grande oltre che una sfida. Ma rischiare significa non barattare la propria libertà per una più facile affermazione, che non avrebbe lo stesso gusto, lo stesso sapore, senza la sfida del rischio».  
Leggere per te.
«Accrescere le difese immunitarie contro le brutture del nostro tempo».
Prossima tua pubblicazione.
«A maggio esce Nel segno di Caballero, Lupo editore. Un rischio, appunto. Un romanzo folle. Una storia che farà storcere il naso a molti – per esempio a Bruno Vespa, di cui scimmiotto una pubblicazione dal titolo Nel segno del Cavaliere. Altri rideranno. Scritto tre anni fa, divertendomi molto,  l’ho riadattato in base ai mutamenti degli ultimi tempi. La protagonista è Italia, una bambina di  dodici anni. Sfuggita al controllo della sua educatrice, Costitutión, viene morsa da una serpe, Caballero, cadendo in uno stato di alterazione della coscienza che la porterà a smarrire la propria identità, a vendere la propria anima. Shel Shapiro, uno dei mostri sacri del rock,  mi ha dato la sua benedizione regalandomi una bella nota di presentazione. Per me, legato come sono alla musica degli anni sessanta e settanta, davvero una bella soddisfazione».   
Il tratto principale del tuo carattere?
«La pazienza, la calma. Forse per questo la misura ideale dei miei scritti è il romanzo». 
La qualità che desideri in un uomo?
«L’onestà, cioè fare quello che si può, senza avvalersi di mezzucci per ottenere più del dovuto». 
La qualità che desideri in una donna?
«Idem come sopra».
Quello che apprezzi di più nei tuoi amici?
«Non sono tanti, ma hanno la consapevolezza che sentirsi e vedersi poco non sminuisce la profondità di un legame». 
Il tuo principale difetto?
«L’assenza. Sentirmi e vedermi troppo poco con le persone a me care. Gli amici, per l'appunto. Ma anche i  parenti, i miei fratelli stessi». 
La tua occupazione preferita?
«Scrivere, leggere, stare in casa a godermi il mio tempo».
Il tuo sogno di felicità?
«Avere molto tempo e vivere con la persona che amo in una casa di campagna, tra migliaia di libri, dischi e qualche decina di strumenti musicali. E sono a buon punto, direi. Vivo con la persona che amo, in una casa con un piccolo giardino, tra centinaia di libri, dischi e qualche chitarra. Il lavoro mi toglie tempo. Questo - devo dirlo, anche se è brutto farlo, visti i tempi - è il più serio impedimento».
Quale sarebbe per te la tua più grande disgrazia?
«Riguarda le persone a me care, e la esorcizzo - questa cosa che per me è una grande paura -  non pensandoci. Quindi passo alla prossima domanda». 
Quello che vorresti essere.
«Da ragazzo volevo essere Vasco Rossi. Poi sono passato alla fase “suono da cani e canto ancora peggio quindi meglio essere un semplice autore di canzoni cantate da altri”. I miei sogni si sono infranti quando ho cominciato a scrivere romanzi». 
Il paese nel quale vorresti vivere.
«Parto da un concetto ampio di “paese”. L’ideale sarebbe una penisola del Mediterraneo, magari a forma di stivale. Un paese guidato da una classe politica e una classe dirigente non corrotte, competenti. Dove si riuscisse a vivere della cultura ricevuta in eredità, più che affidarsi all’illegalità e all’economia sommersa fatta girare dalle mafie – istituzionali e non. Un paese non costretto a dover usare ciclicamente il termine “ventennio”». 
Il colore preferito.
«Blu».
L'uccello che preferisci.
«Uccellacci e uccellini».
Il fiore che ami.
«Un’orchidea moribonda da tre anni che siamo riusciti a far rifiorire nel giardino di casa».
Gli autori  in prosa che preferisci.
«Saramago, Marquez, Mann, Dostoevskij, Hemingway, Fante, McGrath, Burroughs, Pasolini». 
I poeti che preferisci.
«Pasolini, Poe, Bukowski, Merini e, permettimi di dirlo, Gaber con Luporini, Dalla con Roversi, De Andrè e Lou Reed con pochissimi accordi e una chitarra senza fronzoli, Vinicio Capossela con un bicchiere di vino tra le mani ed Enzo Jannacci col non-senso dell’esistenza che fa ridere e piangere allo stesso tempo».  
I personaggi letterari che preferisci.
Arturo Bandini, che non ha bisogno di presentazioni. Raskolnikov (Delitto e castigo) e Goljadkin (Il sosia) di Dostoevskij. Santiago di Hemingway (Il vecchio e il mare). E il povero Gregor Samsa di Kafka (La metamorfosi). 
Le eroine letterarie che ami.
«Hester Prynne di Hawthorne (La lettera scarlatta). L’Eleonora de Fonseca Pimentel di Enzo Striano (Il resto di niente). Rosa Tea di Steinbeck (Furore). Ursula Iguaràn di Marquez (Cent’anni di solitudine)». 
I compositori che preferisci.
«Beatles, Who, Pink Floyd, Pfm. Anche Paganini non è male». 
I tuoi pittori preferiti.
«Modì, Pollock, Van Gogh, Schiele».
I tuoi eroi nella vita reale.
«Parto dal presupposto che nella vita reale - a esclusione di Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore - non esistano eroi, ma individui che, compiendo azioni eroiche, non fanno altro che dare dignità al termine “uomo” o “donna”. Falcone e Borsellino non erano eroi, ma veri uomini». 
Le tue eroine nella storia.
«Ilde Boccassini».
I tuoi nomi preferiti.
«Silvio, Emilio, Lele. Karima e Nicole».
Quello che detesti più di tutto.
«In questo momento storico, e da molti anni ormai, la credulità del popolo italiano e la mancanza di memoria collettiva, anche a breve termine».
I personaggi storici che disprezzi di più. 
«Quelli che si sono macchiati del crimine più grande: privare sistematicamente altri individui prima della propria  libertà, poi della dignità di esseri umani e, infine, della vita. Hitler è un’icona di questo genere di personaggi. Stalin lo è. E poi i vari Saddam, i Gheddafi. Fino ai tiranni contemporanei a cui inevitabilmente la comunità internazionale non chiude le porte solo ed esclusivamente per meri motivi economici. Qualcuno gli bacia persino le mani».
Il dono di natura che vorresti avere.
«L’iperattività».
Come vorresti morire.
«Accarezzato dalla mano di chi mi ha accarezzato tutta la vita».
Stato attuale del tuo animo.
«Accarezzato».
Le colpe che ti ispirano maggiore indulgenza.
«Quelle che si ammettono e si è disposti a pagare seriamente».     
Il tuo motto.
«Ma sì, chi se ne frega. Seguo la mia strada».
 
 
 
Daniele Semeraro nasce a Locorotondo nel maggio del 1977. Vive a Martina Franca fino al 2012. Oggi risiede a Firenze.
Chitarrista autodidatta, grande appassionato di musica e letteratura, si affaccia al mondo della scrittura da cantautore.
Nel 2011 pubblica per Lupo Editore il romanzo "Scrivere polvere". 
Il secondo romanzo, “Nel segno di Caballero”, è in uscita a maggio, sempre per Lupo Editore, e si pregerà di una nota di presentazione a cura di Shel Shapiro, storico leader dei Rokes.  
 
 
 


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