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Date a Cesare/Chiamatelo avvocato anzi scrittore

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

11
APR
2014
Si possono conciliare le ambizioni con le  passioni di sempre? A quanto pare sì, se c’è di mezzo “Un prete per chiacchierare” e ci si chiama Paradiso
 
Ufficialmente è un avvocato, ma con una forte propensione ad aiutare gli altri e una passione per la scrittura. Negli ultimi anni si è dedicato con maggior zelo alla scrittura, a tal punto da pubblicare saggi e romanzi, l’ultimo in particolare, “Un Prete Per Chiacchierare” in libreria e online dal 20 marzo in cui si narra la storia di due uomini che si ritrovano vicini di casa in una campagna dell’Oltrepò pavese; le loro esistenze si intrecciano progressivamente, costruendo un’amicizia inaspettata e una crescente complicità fatta di ascolto e di sostegno reciproco. Le brevi o lunghe chiacchierate, ritagliate con tenacia dai due uomini all’interno di giornate dense, di vite almeno in apparenza lontane, mettono a nudo gli angoli più nascosti di entrambi, fino a una svolta decisiva della storia, un colpo di scena. Ma chi è Cesare Paradiso?!
E’ nato avvocato o scrittore? Mi sembra che quello della scrittura sia un suo vecchio sogno. 
«In realtà non si nasce in nessun modo. Certo, la passione per lo scrivere risale davvero all’infanzia, alle prime poesie, alle prime medagliette vinte in competizioni scolastiche. Poi arrivano i giornali e poi arriva la vita: il dovere di scegliere una professione sicura, in linea con le proprie inclinazioni». 
Cosa ama di più del suo lavoro? 
«Amo soprattutto l’opportunità di dare voce ai diritti, di rappresentare istanze, di essere concretamente di aiuto, “semplificando” ciò che ai più sembra inestricabile. Senza dimenticare che nel lavoro di un civilista c’è tanta scrittura».
Cosa avrebbe fatto se non avesse fatto l’avvocato?
«Risposta facile: lo scrittore a tempo pieno». 
Può darmi una sua interpretazione in merito alla professione di avvocato oggi? Come mai non appaga più? La facoltà di Giurisprudenza è molto seguita, molti diventano avvocati, ma tantissimi giovani sulla trentina non riescono a realizzarsi, perché?
«Temo che per molti avvocati, giovani e non, sia molto più importante “sembrare” avvocati che “esserlo”. Voglio dire che ormai,generalmente, si studia giurisprudenza in mancanza di meglio o semplicemente in vista dell’acquisizione di uno status. Di conseguenza il numero dei competitori nella professione è diventato esorbitante e il lavoro è diminuito drasticamente per tutti. Aggiungiamoci la crisi e anche la tendenza della politica a screditare e sminuire la nostra professione».  
Quando ha deciso di scrivere il suo primo libro, perché?
«Se escludiamo quelli che sono da molti anni nel cassetto (e là resteranno) il primo libro è un racconto breve pubblicato nel 2007. Qualcuno ha detto che scrivere è un modo di parlare senza essere interrotti. Bene, in quel caso l’esigenza era proprio quella: far scaturire una storia, dei sentimenti, una commozione, in definitiva un flusso di coscienza che venisse da me ma nel quale chiunque potesse riconoscersi».      
Riesce a separare la sua passione creativa di scrittore dalla professione precisa e determinata di avvocato?
«Direi di sì. D’altra parte, la mia vita di avvocato è scandita da scadenze e orari imposti, mentre l’attività di scrittore segue una sua spontanea traiettoria che devi accompagnare, oserei dire, con dolcezza». 
Come mai questa storia originale e particolare nel suo ultimo libro? Ci sono riferimenti particolari?
«Da un punto di vista narrativo, l’amicizia maschile è molto interessante. Che poi uno dei due, nella mia storia, sia un prete deriva forse da molte mie conoscenze personali e certamente dall’obiettivo di “umanizzare” un ruolo, quello di sacerdote, generalmente confinato un po’ fuori dalla realtà. Era da tempo che ci pensavo e qualche spunto, sebbene non centrale, è venuto anche da fatti che mi risultano accaduti. Quanto all’ambientazione, per esempio, si tratta di luoghi lontani da noi ma che conosco piuttosto bene».  
Chi sarebbero i due protagonisti?
«Antonio e don Luigi sono due persone che incrociano le loro esistenze in momenti critici per entrambi. Il loro incontro li nutre e li arricchisce, anche al di là delle palesi diversità».
Si immedesima nei suoi personaggi?
«Non parlerei di immedesimazione. Provo a scrivere di vita vera, o almeno verosimile, e quindi va da sé che i protagonisti delle mie storie abbiano vissuti e sensazioni che io possa conoscere o almeno riconoscere: non solo gli uomini, ma anche le donne. Anzi, se si leggono i miei libri precedenti, forse le donne anche di più. Spero succeda anche ai lettori». 
Chi è lo scrittore secondo lei?
«Citerò, liberamente, Nabokov, che a sua volta citava qualcun altro: è uno che si deve leggere con facilità ma che deve aver scritto con fatica. Confermo: la fatica è tanta infatti, ma l’impegno è  affascinante. Si lavora con le parole, le parole creano e la creatura resta nelle pagine».
Altri progetti?
«Spero di continuare ad alternare la narrativa alla saggistica. Sono al lavoro su due ipotesi di racconti un po’ più corposi e, sul versante saggi, mi sto concentrando ancora su Giuseppe Dossetti, grande e dimenticato padre costituente, di cui mi sono già occupato con Mons. Fragnelli, nel volume “Giuseppe Dossetti Sentinella e Discepolo”, edito Paoline».
 



Commenti:

Silvia Spadaro 12/APR/2014

Io ho avuto una grande fortuna, nella vita: essere stata allieva del Prof.Cesare Paradiso. "Cesare" come rimane nel cuore di chi lo incontra, non é solo un avvocato, un docente o un giurista. Per me, è stato un pedagogo: un intreccio tra un docente, un padre e un educatore di quelli che colgono un tuo malessere anche,solo, guardandoti. Con il professore, definirei il mio legame di discenza, con il titolo di una sua opera,concernente il Padre Costituente, Giuseppe Dossetti e che mi ha accompagnato agli esami di Stato: "Discepolo e Sentinella". Io, ovviamente, mi sento come se fossi una sua discepola perché porto con me, gli insegnamenti di un Padre. Anche io, amo cimentarmi nella composizione di poesie e romanzi. Per migliorarmi, leggo le opere di Cesare Paradiso: un Nobil Homo.

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