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ANGELA TODARO: A CACCIA DI OGGETTI FUORI POSTO

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

10
MAR
2012

 

Lo sapevate che il corpo e la testa della Sfinge non sono stati costruiti nello stesso periodo? Di questo, e altri anacronismi ne è piena l’archeologia. E Angela Todaro ci ha su scritto un romanzo che ne spiega i misteri
 
Il suo primo racconto? Lo ha scritto il quinta elementare e la sua insegnante lo trovò talmente bello da volerci creare una rappresentazione teatrale. In barba a chi pensa che il talento non sia innato. Angela Todaro, quarantunenne scrittrice tarantina, nelle vene ha inchiostro, mica sangue. Una passione, quella per la scrittura, che l’ha portata lontano, sino in Egitto, luogo protagonista del suo romanzo d’esordio, “Abu el Hol”. Romanzo che parla di arte, cultura, leggende, antichi ritrovamenti, nuove scoperte archeologiche; ma anche di religione, di fantascienza e di donne. Ma non chiamatela femminista: per lei non c’è Yin senza Yang.
 
Angela, quando è nata l’idea di scrivere questo libro?
«L’idea ce l’ho da una vita. “Abu el Hol” è il libro che desideravo scrivere da sempre. Essendo la mia prima opera racchiude tutto ciò che ho sempre amato, tutte le idee che man mano, nel corso degli anni, hanno preso vita nella mia mente e tutte le mie passioni: dall’archeologia all’Egitto, una terra che mi affascina sin da bambina, così piena di storia e di cultura.»
 
Proprio in Egitto è ambientato, infatti, il tuo romanzo. Cosa significa “Abu el Hol”?
«Letteralmente significa “padre del terrore” ed è il nome con cui gli egiziani chiamano la Sfinge. È questo colosso di pietra a essere al centro del romanzo, che parte da alcune scoperte in campo archeologico che hanno gettato nuove luci sul modo di interpretare dei ritrovamenti, scoperte che sono state lasciate un po’ in ombra per ovvie ragioni, ma che invece è giusto portare a galla.»
 
Mi stai incuriosendo. Spiegati meglio.
«Hai mai sentito parlare di Ooparts (Out of place artifacts, ndr)? Sono i cosiddetti “oggetti fuori posto”, cioè oggetti che sono stati fatti risalire a una determinata epoca, ma che invece presentano caratteristiche particolari, del tutto incompatibili con il resto e che dunque dimostrano che appartengono a tutt’altro periodo. Un esempio è costituito da una pietra lavica all’interno della quale è stata trovata un’ascia realizzata con una lega di acciaio di diversi millenni dopo. La stessa Sfinge è da considerarsi un oggetto fuori posto. Solitamente viene fatta risalire al tempo di Cheope, cioè al 2500 a.C. E infatti la testa appartiene proprio a quel periodo. Il corpo, tuttavia, presenta delle erosioni che possono essere state create solo dall’acqua, e l’ultima pioggia nel deserto risale al 10500 a.C. Quest’ultima, inoltre, è una data indicativa, in quanto in quell’anno siamo entrati nella costellazione del Leone, animale di cui la Sfinge ha il corpo. Corpo rivolto proprio verso quella costellazione. Insomma, nulla è lasciato al caso. Di questi misteri, poi, ne è piena l’archeologia.»
 
E sono stati questi misteri a farti venir voglia di costruirci una storia intorno.
«Esatto. Tutta l’opera parte da una base storica, archeologica e scientifica reale. Poi, ovviamente, ho voluto un po’ romanzarla. Non parlo solo di Egitto e di archeologia; ci sono anche dei riferimenti all’astronomia e alla religione. La protagonista, Rosemary, è un’archeologa nata da madre egiziana e da padre inglese. Questa sua metà occidentale la contraddistingue dalle altre donne, la rendono più forte, più emancipata, più indipendente. Nel lavoro dà persino ordini agli uomini.»
 
Dunque è un romanzo femminista?
«C’è un evidente elemento femminile nella storia, ma non lo definirei un romanzo femminista. O meglio, ho voluto evidenziare l’indipendenza della donna, la sua forza; ma il fatto che una donna sia forte non significa che non voglia un uomo o che non ne abbia bisogno. Al contrario, uomo e donna devono completarsi. Sono due facce della stessa medaglia, non può esistere l’uno senza l’altra.»
 
Quali sono gli altri elementi femminili presenti nella storia?
«Il romanzo ruota attorno alla donna, in senso molto ampio. Ad esempio la protagonista, attraverso una dimensione onirica rivive il mito di Atlantide, quindi incontriamo la regina della città sommersa, che rappresenta quasi l’alter ego di Rosemary. E poi sua nonna, che le trasmette una grande capacità intuitiva, anzi direi sensitiva, quel sesto senso che la condurrà verso mille avventure.»
 
Questo romanzo rappresenta il frutto di un grande lavoro…
«Assolutamente. Mi ci sono voluti due anni di ricerche e i successivi cinque anni per trasferire tutto su carta. Ovviamente non sono stati cinque anni pieni, nel senso che i vari impegni quotidiani mi permettevano di dedicare poco tempo alla scrittura. E comunque dovevo aspettare l’ispirazione e… il viaggio in Egitto.»
 
Sei andata personalmente in Egitto?
«Sì, ho voluto coronare un sogno che avevo sin da bambina. E poi, solo dopo averlo visto con i miei occhi avrei potuto parlarne, descriverne minuziosamente ogni sapore, profumo, dettaglio. Il romanzo è anche molto descrittivo, sembra quasi una sequenza di scene.»
 
A proposito di scene, so che hai scritto anche diverse sceneggiature, in passato.
«Ne ho scritte tre. Per due di esse stavo collaborando con un regista romano alla realizzazione dei film, ma purtroppo non sono più andati in porto. E la terza…»
 
La terza?
«La terza è una sceneggiatura che ho scritto quando avevo ventidue anni e che ho inviato ad alcune case di produzione. Non ho mai ricevuto risposta, ma qualche tempo dopo è uscito al cinema il film di un sedicente regista, interamente copiato dalla mia storia. Ovviamente, senza che io fossi stata minimamente contattata né menzionata. Avevo deciso anche di intraprendere un’azione legale, ma poi ho lasciato perdere. Ci avrei solo rimesso.»
 
E chi è questo regista?
«Si dice il peccato, non il peccatore. Se fossi andata fino in fondo ti avrei svelato il nome…»
 
Va bene, ho capito. Torniamo al romanzo: si dice che un bravo scrittore debba allenarsi tutti i giorni e scrivere almeno due ore al dì, come fosse un’atleta che allena i suoi muscoli. Il fatto di essere giornalista ti ha aiutato nella scrittura?
«Senz’altro, ma più che per la scrittura mi è stato utile per le ricerche, per i contatti. Essere stata per quindici anni nel campo dell’editoria mi ha aiutato a scovare le fonti, i materiali. Nel mio romanzo c’è molta storia, anzi posso dire che la realtà supera di gran lunga la fantasia. È la base storica che dà corpo all’intero scritto. A quella poi ho aggiunto i personaggi. Mi sono divertita molto a delineare le personalità di ognuno: li immaginavo proprio dinanzi a me, imparavo il loro modo di parlare, di pensare, di gesticolare. È sempre così: mi ci affeziono e mi immedesimo in loro. Soprattutto agli uomini, sarà che amo l’indipendenza e sono sempre andata più d’accordo con i maschi che con le femmine.»
 
Hai altri libri in programma?
«Sto realizzando il secondo. Stavolta si tratta di un giallo ambientato a Taranto, nella città vecchia, che riprende alcune leggende del periodo medievale. Nasce da un amore riscoperto per la mia città, che per qualche anno è stato un po’ sopito. Adesso ho voluto parlare della mia terra, dei miei posti.»
 
Beh, almeno non sarai costretta ad aspettare di dover fare un viaggio fin lì…
«Già. E poi credo che la città vecchia, l’isola, sia ineguagliabile. Ne ho fatto innamorare persino mio marito.» 



Commenti:

Pietro 17/APR/2016

In questi giorni sto leggendo un libro appunto scritto dalla dottoressa Todaro "L'isola degli amanti perduti" la sua storia anche se in parte potrebbe essere fantasia ma per i luoghi reali (essendo anche io tarantino )ha suscitato in me un certo orgoglio malgrado le condizioni di trascuratezza che oggi soffre la mia città, di appartenere a essa. La dottoressa narrando la storia del libro ha messo in evidenza indirettamente le bellezze storiche e paesaggistiche della nostra bella Taranto ,ma sprattutto i ricordi e le usanze dei nostri avi culturalmente parlando, cosa che nella società attuale si vive di solo usa e getta, senza ricordi , oserei dire sterile. Mi piacerebbe incotrare la Dott per complimentarmi ed avere una sua dedica sul mio libro.

Marirosa 27/NOV/2012

Brava Angela, il tuo libro devono leggerlo tutti!!!!!!!!!

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