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Paola Scialpi/In rosso e in nero

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

16
MAG
2014
La pittura come un vulcano in eruzione per affrontare temi difficili o per lasciare spazio alla seduzione. Quarant’anni di carriera e non sentirli: l’artista salentina in mostra in questi giorni a Roma
 
L’essenza di un quadro è la voce con cui si esprimerebbe se gli fosse concesso suono, e la coerenza di quest’ultimo con la componente cromatica sarebbe diretta conseguenza del grado di autenticità e disponibilità con lui l’artista ha approcciato la tela. Così, se le opere della salentina Paola Scialpi potessero parlare, avrebbero il timbro nero, penetrante e magnetico come il caffè, di Angelo Infanti, o quello rosso sangue, indomito e appassionato, di Anna Magnani. O niveo, altero e immortale, come Virna Lisi. 
Energia, sensualità e dissacrazione sono solo alcuni dei temi che attraversano i lavori dell’artista, facendosi carne attraverso le figure plasmate. Buona parte della sua quarantennale carriera ha preso le mosse dall’assunto secondo cui la pittura è un veicolo d’informazione: così fino agli anni Novanta Paola Scialpi ha “utilizzato” l’arte per affrontare questioni  attuali e spinose come l’immigrazione e la prostituzione minorile. In tal senso, un punto di rottura è rappresentato dal ciclo di lavori intitolato “Tango” nato invece, per sua stessa ammissione, dalla volontà di rendere omaggio alla passione per il ballo argentino coltivata dai genitori. In queste opere «non c’è posto per l’essere maschile, spesso relegato in secondo piano, proprio mentre risuonano le note della danza e mentre una donna archetipo della leggendaria Eva si serve del tango per sfoderare le sue “armi” migliori in fatto di seduzione. Una gamba tornita che fa capolino tra le balze di una gonna rossa o una scollatura ardita e generosa la fanno diventare vera e indiscussa protagonista di un percorso di seduzione che, rifuggendo da baluardi di fumose rivendicazioni, conquista l’uomo, il quale si lascia morbidamente trascinare nel vortice ritmato della passione». 
Il ricorso sistematico al nero, al rosso e al bianco rappresenta il filo conduttore della poetica dell’artista salentina, le cui fonti d’ispirazione sono estremamente variegate: si spazia infatti da Alberto Burri, nella cui opera il concetto di consunzione assunse un ruolo centrale, al surrealista Joan Mirò passando per Vasilij Kandinskij, “padre” dell’astrattismo, Vincent Van Gogh, una delle figure più emblematiche del post-impressionismo e Caravaggio, la cui influenza fu decisiva sulla pittura barocca.
Nel corso degli anni Paola Scialpi ha esposto nelle principali gallerie italiane, dallo Studio D’Ars di Milano alla Galleria d’Arte La Scaletta di Matera, e all’estero presso lo Shariah Art Contemporary Museum (Emirati Arabi Uniti) e alla Broadway Gallery (New York), venendo inoltre inserita nel catalogo curato da Luciano Caramel per Giorgio Mondadori dal titolo “Mille Artisti a Palazzo”.  A. M. Leaci  ha rilevato che «per chi conosce l’artista non sfugge all’occhio osservatore che Paola Scialpi osa rinnovarsi, volta per volta, sorprendendo e avanzando verso un pubblico che rimane spesso senza parole, sbalordito. Detto dalla pittrice, l’arte è la sua vita […] Come un vulcano che non può trattenere tutto il calore contenuto nel cuore della terra, è così che in Paola Scialpi esplode il potere di esprimersi attraverso i pennelli. E lo fa con la stessa naturalezza con cui beve un bicchiere d’acqua o calca i passi sulla strada». 
Intanto, per quanti già conoscono l’artista salentina e per quelli che invece, incuriositi, vogliono saperne di più, l’appuntamento è con la collettiva d’arte contemporanea “Double Vision”, che si terrà a Roma presso il Teatro Sala Umberto dal 21 al 25 maggio prossimi e che ospiterà alcune sue opere ispirate a coppie dicotomiche come Bene/Male, Vita/Morte, Sogno/Realtà. La mostra sarà composta, oltre che dai lavori della Scialpi, da quelli di Dimitru Budacan, Elena Galanti, Cetty Midolo, Giovanna Minei, Giorgio Piccinini, Valeria Ricciardi, Piero Roca, Adalgisa Santucci, Rossana Tiberio e Giovanni Trimani. L’evento intende promuovere non solo la creatività, ma anche il virtuosismo stilistico e l’eleganza formale degli artisti coinvolti, con l’intento di valorizzare sia le competenze tecniche, che la capacità di suscitare il piacere per la creazione. Come a dire che l’arte assomiglia un po’ alla cucina: entrambe regalano una sensazione generale di benessere che non è legata, esclusivamente al prodotto finale, quanto piuttosto all’intero processo da cui è scaturito.
 


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