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Racconti/L´incanto del primo sguardo

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

23
MAG
2014
Davide Simeone ci mostra Martina Franca, vista con gli occhi di una giovane turista e di un suo abitante, un “lui” di cui non si conosce neppure il nome 
 
Quante volte camminando per le strade della nostra città ci soffermiamo a osservare edifici, paesaggi e monumenti? Forse, solo quelli dotati di un animo più romantico e sognatore, risponderanno che sì, loro lo fanno spesso. Fermarsi a scrutare l’orizzonte, ammirandone i colori, la dolce curva delle linee, il suggestivo punto in cui terra e cielo si scambiano un appassionato bacio. La maggior parte di noi, tuttavia, spesso percorre quelle vie oramai arcinote senza fare più caso a ciò che lo circonda, magari per distrazione, o perché si va troppo di fretta, o perché si hanno altre cose a cui pensare. L’abitudine di attraversare luoghi che si conoscono a menadito, fa perdere la capacità di rallentare e di catturare con lo sguardo il bello che ci sta attorno, di assaporare odori e sensazioni di una terra che ci è entrata dentro giorno dopo giorno senza che neanche ce ne accorgessimo. In vacanza, invece, ecco che quella voglia di osservare il più possibile ritorna in noi: una gita in una città nuova, mai vista prima ci riporta a stretto contatto con la realtà circostante e ci fa venire voglia di guardare il più possibile tutto ciò che vediamo per la prima volta e magari anche di immortalarlo con una macchina fotografica, proprio come fa Caterina, la protagonista del racconto che Davide Simeone ha pubblicato sul blog Inchiostro di Puglia.
La giovane, in vacanza a Martina Franca, passeggia lentamente per le vie del borgo antico, catturando con la sua reflex tutti i luoghi che ai martinesi sono più che familiari: piazza Plebiscito, la Basilica di San Martino, il caffè Tripoli, la fontana dei Delfini di piazza Roma, e così via.
Caterina, nella sua semplicità e nella naturalezza di turista, fa qualcosa di straordinario: ci ricorda la bellezza di cui possiamo godere ogni istante, ma che forse troppo spesso dimentichiamo.
A non dimenticarla, tuttavia, è “lui”: il ragazzo con il buffo cappello grigio che incrocia il passaggio di Caterina e ci fa osservare Martina Franca con i suoi occhi. Occhi che non sono di un visitatore occasionale, bensì di un abitante del borgo, che la sua città la conosce fin troppo bene, ma non manca di godere ogni volta di tutto ciò che lo circonda. È “lui” la vera essenza del racconto di Davide. “Lui” non cede all’abitudine, non si rassegna alla frenesia del mondo moderno e continua, giorno dopo giorno ad apprezzare, a osservare ad amare la città da cui non vorrebbe mai andare via, perché senz’altro vi ritornerebbe. Un “lui” senza nome, perché potrebbe essere chiunque. Forse, ognuno di noi.
 


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