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Tommaso Filieri/Il tempo di un click

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

26
SET
2014
Abiti speciali, decisamente non convenzionali, capolavori a metà tra l’alta sartoria e l’arte floreale. Un lavoro certosino per creazioni effimere, destinate a durare poco, come una rosa appena colta
Quando si parla di moda made in Italy, si parla di glamour, eleganza, sensualità, seduzione, ma anche tanta magia e creatività. Tommaso Filieri ha utilizzato l’arte floreale applicata  alla moda, puntando su intrecci floreali, scelta accurata dei tessuti, accostamenti e colori ben studiati, per dar vita a qualcosa di unico. L’amore per la moda e la voglia di riscoprire, rivalutare e promuovere il nostro territorio ha portato Tommaso a raccontare la bellezza del nostro Salento, del suo ambiente e della sua natura, attraverso la creazione di abiti favolosi ed “effimeri”, avvalendosi della ricerca di elementi decorativi naturali quali intrecci floreali, foglie, radici, paglie e la sperimentazione di tecniche manuali di lavorazione come l’intreccio  della corda o di altre fibre naturali. Creazioni che raccontano il trionfo del Bello, del gusto raffinato, dell’incanto, della creatività unita alla sensibilità artistica e del lavoro certosino delle abili mani di Tommaso, mani che modellano, inventano, creano e danno forma a un sogno.... Gli abiti floreali sono il risultato di un grande ricerca creativa e stilistica, di un'attenzione esclusiva al design, alle forme, alla cura del dettaglio, alla qualità dei tessuti e delle fibre, alla precisione della lavorazione. Sono creazioni che durano il tempo di una sfilata, di uno scatto fotografico… ma che restano nel cuore e negli occhi di chi assiste a questo trionfo  di colori e bellezza.
Qual è il processo creativo nella realizzazione delle sue collezioni?
«La collezione 2014 è il frutto di un progetto di riscoperta, rivalutazione e promozione del territorio, in linea con il  progetto Krifò con il quale si vuole  raccontare della bellezza del nostro Salento e della sua natura.
Perciò ho ideato e realizzato abiti dove, a vestire e decorare, fossero soprattutto elementi naturali tipici della nostra terra. Ho cercato di realizzare delle creazione che  riuscissero a “raccontare” il bello,  facendo  rivivere una  magica storia   fatta di  colori e profumi, capace anche di trasmettere ritmi e suoni tipicamente salentini.
Oltre alla ricerca di elementi decorativi naturali, importante anche la scelta dei tessuti e delle fibre adoperate per la realizzazione degli abiti su cui poi applico i fiori freschi recisi, accuratamente selezionali e lavorati in tempo utile per non far perdere la loro freschezza.
Utilizzo anche fiori appositamente disidratati o essiccati; altre volte ancora decoro i tessuti con polveri colorate che ottengo attraverso un processo di lavorazione naturale.
Ricerco e seleziono con attenzione i fiori più adatti alle mie creazioni; si tratta di  un’attività che curo sempre in ogni stagione ma soprattutto in primavera quando la natura è rigogliosa e generosa di colori».
 
Uno studio vero e proprio…
«Sto curando anche la ricerca  di documenti e antiche pubblicazioni con lo scopo di reperire  notizie sugli usi e costumi del territorio. Così ho creato un vestito decorato con fiori di cotone.... fuori luogo qualcuno direbbe, ma invece no… perché in un vecchio  rapporto di  Giuseppe Castiglione del 1856 si riporta che tra le principali produzioni agricole di  Galatone, nel cuore del Salento, si coltivava appunto il cotone».
 
Ci parli delle sue “creature" effimere.
«Quando si parla di arte effimera, si parte dalla consapevolezza di creare  un’opera  sapendo che non durerà. Un colpo al cuore per gli spettatori, qualcosa di normalissimo per gli artisti, consapevoli del testamento biologico delle proprie creazioni. Si sa che ciò che resterà dei propri capolavori sarà una fotografia e il ricordo di chi li avrà ammirati. Con queste premesse posso dire di essere ancor più  legato alle mie creature, concepite e realizzate spesso in notti insonni per ultimare particolari, ore accanto a loro prima della sfilata per infiorarle e renderle unicamente preziose, prima di affidarle  allo sguardo del pubblico Per loro voglio tutto, voglio che si crei quel giusto connubio, (musica, luci, effetti scenografici e coreografici) che le faccia splendenti per una notte».
Quando ha capito che la moda sarebbe stata il suo futuro e come ha scoperto questa passione?
«L’amore per la moda mi ha affascinato da sempre come anche la storia del costume  e la decorazione del tessuto, dal ricami artistico con sete e oro, a quello con pietre dure, alla pittura su stoffa. Certo, non avrei mai immaginato che questo amore si sarebbe trasformato in passione e che sarebbe riuscito a ri-disegnare il mio futuro.... a 54 anni mi sento  in continuo cammino, aspiro a scoprire nuovi orizzonti, quasi  come un ragazzino che progetta, sperimenta, realizza…e  questo mi fa sentire vivo. Non oso dire che la moda sarà mai il mio futuro, ma sicuramente che nel mio futuro c’è anche la moda, come il bello dell’arte, mettendo a frutto quella creatività, che un grande maestro mi ha donato per condividere e donare agli altri». 
In che modo?
«Io sono operatore in un Centro Informagiovani del Comune di Galatone, e spesso nel dialogare con i giovani su quelle che sono le prospettive nel campo del lavoro, non esito mai a rammentare che nella vita bisogna credere in se stessi (i giovani oggi partono, e forse con un po’ di ragione, con tanto pessimismo),  ma bisogna continuamente mettersi in gioco e scommettere… non è mai troppo tardi, l’importante  non perdere mai i propri obiettivi…».
Vuole parlarci brevemente del progetto Krifò che la vede impegnato in prima linea?
«“Krifò”, è il nome del progetto che prende il titolo  dal lemma “griko” che significa “segreto”, “nascosto”, intende proprio “puntare i riflettori” e illuminare alcuni tesori nascosti del nostro Salento, facendo emergere quei luoghi inesplorati o poco conosciuti, quelle ricchezze gelosamente custodite nei piccoli centri, nelle realtà contadine, in quei luoghi dove la storia passata riesce ancora a vivere attraverso la testimonianza delle sue architetture, ma anche attraverso i racconti e i canti dei suoi abitanti.
Il Progetto Krifò cerca di incrociare la ricerca di questi preziosi luoghi con l’utilizzo di altre espressioni artistiche, quale la decorazione floreale, che si fa moda e scenografia, la fotografia e il video che si fanno racconto, un  connubio tra il gesto della mano che intreccia e orna e lo sguardo che cattura e immortala le creazioni. 
In questi luoghi preziosi si ri-creano suggestive scene e pose artistiche che, nel loro insieme, vorrebbero raccontare della bellezza».
Lei ha partecipato al matrimonio della figlia del magnate indiano, era presente tra fioristi reclutati dalla Puglia, terra di fiori e di eccellenze nel settore. Cosa ha rappresentato per lei questa importante esperienza?
«Posso iniziare con il descrivere l’emozione provata quando quel giorno dall’altra parte del telefono, il maestro Emilio Lorusso, presidente dell’Associazione Fioristi Pugliesi, mi chiese  di collaborare alla realizzazione delle scenografie floreali, sì perché non erano semplici composizione ma vere e proprie scenografie floreali per quello che sarebbe stato un matrimonio da favola. Per  me è  stata un’esperienza unica che ho avuto l’opportunità di vivere  e condividere con altri artisti  pugliesi  e internazionali. La soddisfazione per  l’apprezzamento fatto alla squadra italiana dal grande Daniel Ost, maestro e flore designer di indiscussa fama internazionale; suo è stato il progetto del mega allestimento floreale».
 
Come vede la moda italiana di oggi rispetto a ieri?
«La moda italiana  ha sempre saputo osare, affascinando, grazie all’impeccabile creatività di grandi stilisti e alla maestria di grandi sarti, intenti a sperimentare e ricercare nuove linee, nuovi tessuti e accessori. La crisi del settore ha penalizzato un’industria che, se fino a qualche tempo fa poteva contare su una conduzione a livello familiare, oggi, in piena era di globalizzazione, si trova a fare i conti con mercati emergenti,  vendite online e contraffazione.
Accanto a queste note tristi, per fortuna c’è da registrare  anche una forte volontà da parte di giovani artisti, ad un ritorno al concetto di laboratorio artigianale, dove la riscoperta di vecchie tecniche di produzione abbinati ai nuovi processi produttivi permette di realizzare capi esclusivi e ricercati, affermando così il marchio made in Italy e nello stesso tempo la promozione del territorio, della sua arte e della sua cultura».
 


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