MENU

Non solo museo/ Ti invito al viaggio

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

31
OTT
2014
Una passeggiata nel territorio tarantino offre bellezze a non finire. Peccato che molto spesso siano gli stessi cittadini a non avere consapevolezza delle ricchezze archeologiche e paesaggistiche. Allora ve le ricordiamo noi, con una guida d’eccezione 
 
Ma la cultura dà pane? A ben osservare con quanta passione si sono affrontate le città di Lecce e Matera per la candidatura a Città Europea della Cultura 2019, si direbbe proprio di sì.
Se così è, allora, la Cultura ha un peso nell’economia di una città. E Taranto, bocciata nella prima fase della candidatura, sempre per lo stesso motivo, come si presenta sotto il profilo dei beni culturali? Lo abbiamo chiesto al prof. Antonio Fornaro, esperto di storia e di tradizioni tarantine.
Fornaro ha detto che Taranto non ha saputo affrontare la candidatura con le idee chiare, anzi, al suo interno si è divisa e ha messo a nudo quella litigiosità che in questi casi è deleteria per il risultato che si vuole conseguire. Ma, gli abbiamo chiesto, candidatura mancata, a parte, cosa il capoluogo ionico offre al turista che vuole coniugare bellezza paesaggistica, enogastronomia e cultura nella meta da lui scelta?
«Il paesaggio, il clima e l’enogastronomia tarantini sono sotto gli occhi di tutti, bisogna essere proprio ciechi per non accorgersene. Per quanto attiene ai beni culturali il discorso richiede una attenta riflessione».
Quale?
«Taranto rappresenta un ‘unicum’per le sue risorse, ma il guaio più grosso è che sono gli stessi tarantini che non ne sono a conoscenza».
Come mai?
«Un po’ perché il tarantino è pigro, e ‘molle’ per antica definizione latina». 
E poi?
«Le città d’arte custodiscono i loro ‘tesori’ o in musei o a cielo aperto ma non è mai l’intero territorio urbano a renderne testimonianza. Per Taranto non è così perché le sue ricchezze si estendono per tutta la superficie del territorio».
Allora, vogliamo fare questa visita guidata lampo per i nostri elettori?
«Iniziamo dalla strada che da Statte, attraverso l’antica via Appia, porta a Taranto. Qui troviamo i resti dell’Acquedotto romano-medievale con i suoi ben 174 archi rispetto ai 203 presenti al momento della loro costruzione. Ma i Tamburi conservano altre testimonianze di grande valenza come l’ex Convento di S. Maria della Giustizia, l’ex convento della Consolazione, il parco archeologico Belvedere, la Chiesa della Croce, la Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli per poi continuare nel Quartiere Paolo VI con l’ex convento di Santa Maria del Galeso, dell’imponente complesso di San Pietro sul Mar Piccolo, dell’ex convento di Battendieri dove si confezionavano gli abiti dei Francescani».
Della città antica di Taranto sono noti a tutti i grandi complessi come il Castello, la Cattedrale e le chiese barocche. Ma c’è dell’altro?
«Certamente. Sono stati censiti 160 palazzi nobiliari, databili tra il 1600 e il 1800 e ben 80 ipogei presenti sotto gli stessi palazzi. L’Isola madre dei tarantini conserva anche ben 6 chiostri».
E del Borgo umbertino cosa ci vuole segnalare?
«Voglio evidenziare la presenza di chiese storiche importanti, di 4 chiostri, del Museo Nazionale Martà, di resti di antiche ville romane, di necropoli con tombe a camera e a semi-camera, l’antica muraglia magno-greca, i resti dell’Acquedotto Nymphalis che portava l’acqua da Saturo a Taranto, mentre quello romano della via Appia portava l’acqua del fiume Triglio fino a Piazza Fontana. Insomma basta venire a Taranto per rendersene conto».
Ci vuole segnalare altre bellezze?
«Ribadisco che ogni quartiere tarantino vanta la presenza di qualcosa che merita attenzione. In estrema sintesi posso sostenere che Taranto è antica quanto è antico il mondo perché in essa sono stati trovati resti della civiltà preistorica. Taranto è la città dei 5 ponti, vanta ben 23 musei, 15 Biblioteche, per un totale di 300mila volumi. Per averne una idea basti sapere che oltre a cinquecentine, si conserva il testo della Lex Municipii Tarenti e il famoso ‘Libro Rosso’ con versioni diverse conservate sia nella Biblioteca dell’Archita che in quella Comunale ‘Acclavio’. E’ testimoniata attraverso lapidi funerarie la presenza degli Ebrei a Taranto. Taranto conserva all’interno delle case del Borgo umbertino un grande anfiteatro romano senza parlare delle già citate necropoli fra cui quella di via Marche con ben 140 tombe per i defunti. Grande valenza storica ed architettonica riveste la Cripta del Redentore. A Tramontone ci sono i resti di uno dei 7 giardini che si affacciavano sul Mar Grande e che furono costruiti dai Romani e distrutti dai Saraceni. A Lama si registra la presenza della storica Masseria ‘Battaglia’, a San Vito la presenza dei resti dell’ex Convento di San Vito del Pizzo e l’antica Chiesa dell’Annunziata a Chiapparo. Talsano conserva la storica Abbazia di Santa Maria di Talsano. Resti della civiltà romana sono presenti su tutto il Lungomare e a Viale Virgilio la settecentesca Torre d’Ayala. Per non parlare delle edicole votive risalenti al 1700, presenti nella Città Antica di Taranto che si possono definire pinacoteche dell’arte popolare a cielo aperto».
Allora, cominciamo prima di tutto noi tarantini a conoscere questi beni e a farli conoscere ai nostri figli. Non c’è che dire, Taranto ha un immenso patrimonio storico-culturale da scoprire e da rivalutare. Sapranno i nostri figli e nipoti farne tesoro? Speriamo che sia proprio così. Anche perché è veramente possibile pensare a un’alternativa alla grande industria.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor