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MARIANNA SIMONETTI/Quando l'arte si fa donna

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

26
DIC
2014

L’universo femminile è al centro della mostra di pittura dell’architetto grottagliese dal titolo “Sguardi”, allestita presso l’ex Convento delle Agostiniane di Martina Franca; un’iniziativa che è servita anche a sostenere progetti di volontariato nei confronti di bambini disagiati

 

Ci sono certe cose che l’occhio femminile vede 

sempre più acutamente di cento occhi maschili.
Gotthold Lessing

 

La personale di pittura ha rappresentato uno splendido viaggio dentro la femminilità tratteggiata da volti, sguardi, espressioni che  scandiscono e descrivono l'universo  delle donne nelle sue molteplici connotazioni, sublime femminile ed essenza di spirito che richiama l'ideale dell'eterno femminino di Goethe; si tratta di figure eteree, di intensa e raffinata suggestione che rappresentano un’analisi profonda della natura dell’animo umano, esaltando  la dimensione onirica  e  mostrando una donna seduttiva e conscia della propria  femminilità imbevuta di pura essenza d'anima. Del resto, quando l'arte si fa donna non ha eguali, rompe i margini di convenzioni e stereotipi, caricandosi di sensualità, dolcezza e aggressività  e  coinvolgendo  lo spettatore in un turbinio di emozioni che lo investono come un fiume in piena. Notevole è l’uso del colore che diventa luce pura e  si riverbera sul resto dell’opera, sottolineando cromatismi mai scontati, una forte carica emotiva dettata da  colori accesi, densi, palpabili che sottolineano espressività e dolcezza in un connubio tra poesia e delicatezza delle forme espresse  tra le pieghe di ogni cuore di Donna.

Il percorso espositivo rappresenta non solo la  femminilità nella sua esteriorità, come arte Femmina dove ogni Donna  ri-crea   se  stessa e i suoi moti interni, ma attraverso queste preziose opere, l'artista  si rivela grande interprete del Bello che esplica in una armonica danza  di colori e movimenti osservati da prospettive  diverse. Del resto  la ricerca del Bello artistico è ciò  a cui tutti dovremmo essere educati, quello che per Platone coincide con il Bene e che ci spinge a comprendere quanto sia vero che “la bellezza salverà il mondo” .

 

Gentile Marianna Simonetti, lei è un architetto di origini lucane che vive e lavora a Grottaglie. Come nasce la sua passione per l'arte e per il disegno?

 

«Le mie origini sono lucane, precisamente di Melfi. È da lì che ho cominciato, quasi 10 anni fa, la mia avventura come libero professionista; poi, tre anni fa, mentre svolgevo il mio lavoro a Taranto, ho incontrato un uomo meraviglioso, mi ha trattenuta ed è con lui che oggi sto costruendo la mia famiglia proprio su questa splendida terra pugliese.

Io penso che le passioni possono nascere ed essere coltivate in qualsiasi momento delle nostre vite; la mia, più che una passione, posso definirla una devozione giorno dopo giorno in evoluzione.

La pittura svela il mio lato "anticonformista" dove le regole vengono infrante senza il timore di un giudizio».

 

La  sua mostra personale di pittura dal titolo “Sguardi” è stata  da poco allestita al Villaggio di Sant’Agostino presso l’ex Convento delle Agostiniane. Questa splendida iniziativa  è servita anche a sostenere progetti di volontariato nei confronti di bambini disagiati. Può spiegarci meglio questo progetto?

 

«La mostra è stata una iniziativa di Don Martino Mastrovito, attivissimo nel voler ridare alla struttura dell'ex convento, un nuovo respiro e renderla fruibile soprattutto alla città di Martina Franca, dove essa si erge; credo sia giusto e doveroso che la popolazione possa sentirsi orgogliosa di appartenere alla storia della propria città.

Per l'occasione ho realizzato dei segnalibro, raffiguranti l’incontro tra Maria ed Elisabetta (entrambe in dolce attesa) così come descritto nel Vangelo di Luca, col fine di raccogliere fondi da destinare ad una associazione radicata nel territorio che svolge attività di volontariato nei confronti di bambini che vivono in realtà difficili, proponendo momenti creativi e di svago».

 

Quando parliamo di arte ci riferiamo alla Creatività, costellata da illuminazione interiore ed esperienza estetica che non sono altro che il valore generativo della bellezza che accomuna nell'atto creativo. Qual è il filo conduttore nella sua ricerca della bellezza artistica?

 

«Personalmente posso dire che lascio al solo gesto creativo la creazione di una bellezza che può essere assolutamente soggettiva. Il filo conduttore nella mia ricerca creativa è quindi la spontaneità».

 

Sguardi e volti di donne sono spesso protagonisti dei suoi dipinti  che attraverso le  tinte imbevute di grande veridicità e di poetica sentimentale che arriva al cuore, indagando l’interiorità individuale e rivelando allo stesso tempo un sentimento comune, il sentire la propria femminilità. Come prendono forma i soggetti delle sue opere?

 

«I soggetti delle mie opere prendono forma da esperienze di vita quotidiana, attraverso il coinvolgimento. Le composizioni, ad esempio, nascono dall’osservazione di vivere esperienze singole; tempo fa osservando un gruppo di persone in attesa alla fermata del bus, fui colpita dai singoli soggetti e dai loro atteggiamenti. Formavano una composizione, ma ognuno viveva la propria singolarità. I soggetti, volutamente donne,  rappresentano le diverse forme della femminilità».

 

Parliamo dello stile e dell’ ideazione, c’è una poetica precisa nelle sue opere?

«L’ideazione parte, come dicevo prima, dall’osservazione della vita quotidiana. Può arrivare d’impeto o essere generata dalla riflessione. In entrambi i casi è il colore che la denota.

Il fattore comune è l’assenza del nero o dei grigi; penso che la natura non li abbia annoverati tra le sue cromie ed è per questo che “trasgredisco” volutamente, quando rappresento un volto con del verde, azzurro, rosso..insomma con del colore; con essi arrivano i sentimenti del soggetto e non la veridicità stessa del soggetto “umano”».

 

“L’arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze passate, aggiunta di esperienze nuove, nella forma, nel contenuto, nella materia, nella tecnica, nei mezzi.” Cosa ne pensa? Quanto le sue esperienze  si ritrovano nelle sue opere?

«È il nostro io che è una ricerca continua. Generando forme di arte, non posso non attingere dall'esperienza, dalle nuove forme e dalla percezione delle cose che mi circondano; così come, dai sentimenti che vivo, ho vissuto o meglio ancora che vorrei vivere. Per questo, sì, capita di ritrovare pagine del proprio vissuto nelle mie opere».



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