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Giorgia Antonelli/ Le mie ali di carta

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

16
GEN
2015
Lei è un insegnante (precaria) e nonostante la crisi ha deciso di investire tempo, energie e passione in un settore traballante, quello dello stampa. Oggi concilia la cattedra con la sua casa editrice
 
 
Giorgia Antonelli, un tempo solo precaria della scuola, oggi editrice: un sogno che diventa realtà grazie alla possibilità di canalizzare il suo amore per i libri in qualcosa di concreto. LiberAria, questo è il nome del suo  progetto editoriale che nasce in Puglia grazie al bando regionale “Principi Attivi-Giovani idee per una Puglia migliore": inizialmente si presenta come casa editrice on line, che lavorava in copyleft e con il print on demand. Oggi, nonostante la crisi del mercato editoriale e grazie al lavoro eccellente del suo staff, sono riusciti a dare al marchio LiberAria una sua  credibilità nel mondo editoriale.
 
 
Giorgia...da precaria della scuola a editrice on line, un sogno che diventa realtà. Quanto oggi ti senti vicina alla donna che hai sempre desiderato essere?
«Ciao Mina, grazie per l'intervista e la possibilità di parlare un po' di LiberAria. In realtà ci tengo a specificare che non ho fatto proprio un passaggio da precaria della scuola a editore, ma che continuo a fare la docente precaria. Quando mi chiamano, mi divido tra i due lavori. Per quel che riguarda la donna che ho sempre desiderato essere sì, mi ci sento molto più vicina, faccio il mestiere che amo ed è già un dono. Per il resto, tutto è perfettibile, forse non si raggiunge mai l'identità tra ciò che si è e ciò che si aspira a diventare, ma forse è questo il succo dell'esitenza: una ricerca che non ha mai fine». 
 
LiberAria è il tuo  progetto editoriale, nasce in Puglia grazie al bando regionale “Principi Attivi-Giovani idee per una Puglia migliore”; quando hai pensato di fondare una casa editrice e quali difficoltà hai incontrato  e incontri ancora?
«Come ho spesso affermato, LiberAria è nata due volte, e forse molte volte ancora nascerà, tutto è in continuo divenire. Nel 2009 ero un dottore di ricerca che frequentava la SISS. Anche allora mi dividevo tra due destini: professoressa o ricercatrice. Il bando di Principi Attivi, che premiava delle start up innovative, mi ha concesso di crearmi una terza via, da sempre accarezzata: l'editoria. LiberAria è nata allora come casa editrice on line, che lavorava in copyleft e con il print on demand. Alla chiusura del bando, ho scelto di frequentare dei corsi specifici in editoria presso la Minimum fax, al termine dei quali ho ri-fondato LiberAria. Questa volta non più editore solo on line, ma casa editrice vera e propria, non EAP, che investe su ogni singolo autore, produce sia cartacei che ebook e possiede persino un grande distributore nazionale come Messaggerie Libri. 
Le difficoltà, in tal senso, sono molte. Il mercato editoriale è in crisi da sempre, ed è difficile ricavarsi una nicchia di mercato. Tuttavia, in questi anni, grazie a l'eccellente lavoro dello staff che mi ha accompagnato finora (Mattia Garofalo, Ufficio diritti; Alessandra Minervini, editor; Caterina Morgantini, comunicazione ed Elisabetta Stragapede, amministrazione) siamo riusciti a dare al marchio LiberAria una sua  credibilità nel mondo editoriale e a ricavarci la nostra piccola fetta di mercato. La strada è ancora lunga e le difficoltà tante, soprattutto in un periodo di crisi e di disoccupazione generalizzata come questo, ma teniamo duro e andiamo avanti, soprattutto perchè crediamo nella cultura e nella lettura, gli stessi principi in cui credono i lettori forti a cui il progetto editoriale di LiberAria è rivolto». 
 
Le ali di carta del logo della tua casa editrice rappresentano perfettamente il senso del tuo progetto, questo origami celeste raffigura un uccello determinato,coraggioso  e libero  che ha preso il volo nel cielo pugliese, mentre il nome della casa editrice racchiude la sua sostanza, LiberAria...cosa rappresenta per te  questo nome?
«Il nome LiberAria è nato in una notte, anagrammando parole a me care, come Libreria, Libro, Libertà d'agire e di pensare, Aria perchè il primo progetto nasceva prevalentemente sul web, ed era dunque la rete, e la sua impalpabilità, il suo luogo d'elezione. L'origami di carta come logo (elaborato dalla nostra grafica, MariaRosa Comparato) ne è stata la logica conseguenza, e penso ci rappresenti al meglio. Quando il progetto è rinato, nel 2012, ho desiderato mantenere lo stesso nome, perchè, pur non operando più solo in rete e avendone cambiato totalmente sia la natura che lo staff interno, mi sembrava che rappresentasse ancora gli ideali che ne hanno portato alla costituzione». 
 
La tua casa editrice lavora molto anche con gli ebook, la tecnologia però non spaventa perché il cartaceo avrà sempre il primato nei cuori dei veri lettori, per te è così?
«LiberAria utilizza entrambi i formati. Credo che un libro, al di là del supporto in cui lo si fruisce, sia sempre un libro, proprio in virtù del suo contentuto. Sebbene si tenti di creare un antagonismo tra questi due mercati, in realtà si tratta sempre dello stesso ambito editoriale. Se è vero infatti che per alcune fruizioni - penso allo studio sinottico, ad esempio, con più libri aperti contemporaneamente- il cartaceo resta imbattibile, è pur vero che, per chi legge molto, come me, un reader può voler dire la possibilità di portarsi dietro un'intera libreria in pochissimi grammi di peso, o di scaricare ad un costo irrisorio il file di un libro che poi si trova poco interessante, e di poterlo cestinare senza troppi rimpianti. Il mercato dell'ebook è in forte crescita, è vero, ma questo non porterà alla fine del cartaceo. Ad esempio, se a me un libro piace e l'ho acquistato in ebook, lo acquisto poi in cartaceo, perchè il libro di carta non è vincolato ad una tecnologia che per sua stessa natura diviene subito obsoleta, ma dura nel tempo e nel tempo resiste, come la vera letteratura».
 
Pier Paolo Pasolini scriveva:"Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell'esperienza speciale che è la cultura"... del resto conoscenza è libertà. Cosa rappresenta per te la lettura?
«La lettura è un elemento che mi caratterizza profondamente, più di ogni altra cosa. Ho imparato a leggere da sola che ero molto piccola, tre anni e mezzo, e non ho mai smesso. Leggere, di per sè, costituisce uno spazio di libertà, mentale e di pensiero: non solo perchè sviluppa fantasia e capacità cognitive, insegna a riflettere e porsi domande pensando con la propria testa, ma perchè per me, personalmente, ha sempre costituito un mondo a parte, un modo di sfuggire la quotidianità e ricreare un universo che, se pur condiviso con milioni di lettori, era tutto mio, agito in modo personale e unico. Leggere moltiplica le vite, e le esperienze del possibile». 
 
Quo vadis libro... esiste davvero una crisi del libro oppure il futuro dell'editoria è ancora tutto da ... scrivere? Secondo te,  la colpa è da imputare solo alla crisi oppure buona parte è  generata  da un sostegno inadeguato alla piccola editoria  e da una dissaffezione dei lettori? Quali le possibili  soluzioni?
«Dire che non esiste una crisi dell'editoria e del libro sarebbe quanto meno un'ipocrisia. La crisi c'è, per i piccoli editori indipendenti e per i grandi monopoli. Sicuramente la crisi globale fa la sua parte, costituendo il libro un bisogno secondario: quando si lavora a singhiozzi e non si arriva a fine mese, un libro è un lusso. Sebbene ritenga che l'arte tutta (musica, libri, film, arti visive) sia per me una necessità come essere umano in quanto tale, costituito da cultura e non solo da natura (per dirla come un antropologo), mi rendo conto che quando la priorità è pagare l'affitto o fare la spesa, tutto il resto diventa sacrificabile.
Tuttavia, in parte, tocca a noi editori e operatori del settore reinventarci per poter sopravvivere: individuare il nostro pubblico, esserne all'altezza, unirci e fare rete tra noi piccoli editori indipendenti (non parlo dei grandi monopoli, che sono un fatto a sè), sostenerci e sostenere la nostra causa facendoci sentire dove mancano delle rappresentanze istituzionali che possano tutelare anche i nostri interessi. Forse è bene ripartire da qui: creatività, onestà intellettuale e collaborazione. È questo il patto che facciamo con i nostri lettori».
 
Nel nostro paese forse ci sono più autori che lettori, eppure avvicinare i giovani alla lettura è fondamentale per gettare le basi nella formazione di individui curiosi e liberi. Come si può insegnare ad amare la lettura?
«Avvicinare i giovani alla lettura è impresa ardua, se non ne ha avuta la possibilità o adeguati stimoli da piccoli. Spesso, inoltre, la lettura è un'inclinazione, un'indole che anche il genitore e il maestro più devoto non possono forzare, se non esiste. Però sono convinta che l'importante sia consigliare il libro giusto per il giusto lettore, e a quel punto l'amore per la lettura si può trasmettere. Generalmente ai miei alunni, ad esempio, cerco di far comprendere che un libro non è solo noia, non è solo il dover leggere i classici della scuola dell'obbligo, ma divertimento. Gli parlo di film tratti da libri, leggo loro incipit che possano attrarli, cerco di far comprendere che un libro può essere intrattenimento puro, può essere un film di cui sono loro i registi. Consiglio di perdere un'ora in libreria, girare senza meta, leggere quarte di copertina e incipit o brani "in mezzo in mezzo", e di lasciarsi scegliere dal libro. 
Non esistono libri giusti o sbagliati, esistono i libri che ci piacciono, che sono adatti a noi. Se si iniziasse da qui, sarebbe già una grande cosa».


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