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Percorsi/La bellezza in bicicletta

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

19
OTT
2012

 

Voglia di cambiamento, di riscatto e di alternative. Di questo ci parlano Luigi Ferrucci, Giovanna La Mura e Gianluca Ciardo, giovani tarantini che hanno presentato un documentario dove si ha la conferma che questa è una gran bella città, nonostante tutto
 
Qualche mese fa vi avevo già presentato questi protagonisti del contesto giovanile tarantino che stanno contribuendo attivamente al processo di cambiamento che da qualche tempo ha preso piede anche a Taranto. I giovani di cui vi sto parlando sono Luigi Ferrucci e Giovanna Lamura, (associazione Cinerapsodi), vincitori del bando regionale Principi Attivi, giovani idee per una Puglia migliore, Bollenti Spiriti 2010, e in separata sede vi parlai anche di Gianluca Ciardo, noto poeta tarantino, sempre presente nella difesa della sua città, che ci regalò un viaggio attraverso le sue parole e le sue poesie. Luigi e Giovanna ci avevano raccontato il successo del loro primo documentario, “La città vecchia di Taranto, un viaggio nel Mediteranneo”, ma ci avevano già anticipato che il loro impegno non si esauriva con questo primo prodotto anzi, era solo l’inizio, e inoltre ci avevamo raccontato quanto fosse importante per loro la collaborazione con altre associazioni o persone impegnate nella svolta tarantina. Da queste piccole premesse, quando si parla di persone costanti e coerenti è facile capire il seguito: collaborazione. Sì, Luigi e Giovanna si sono avvalsi di Gianluca per dare quel tocco in più al secondo documentario prodotto e presentato a Palazzo Galeota, lo scorso venerdì 5 ottobre, “Taranto in pellicola” , per raccontare Taranto e provincia seguendo dei percorsi cinematografici. La nostra intervista a tre voci, non a caso, è stata realizzata al sito archeologico di Via Emilia, nota con il nome di “Campagnetta”, messa a nuovo dai ragazzi di “Ammazza che piazza”, dove si respira solo aria di cambiamento.
 
Luigi e Giovanna, nella scorsa intervista ci avevate già raccontato l’importanza di fare rete. Siete stati più che coerenti. Raccontateci, come avete incontrato Gianluca e da dove nasce la sua partecipazione?
«E’ impossibile non conoscere Gianluca, almeno per chi frequenta le attività giovanili della cultura tarantina. È un poeta emergente che ha avuto dei riconoscimenti a livello nazionale e che comunque sta portando avanti un certo progetto perché oltre a essere sempre presente, tutto quello che fa, tutti i suoi viaggi, li fa con la sua bicicletta e preferisce utilizzare questo mezzo piuttosto che altri. Spesso ci siamo ritrovati a fare queste passeggiate insieme, ripercorrendo quelle location che successivamente avremmo poi reso protagoniste nel nostro documentario, e quindi tra una passeggiata e l’altra abbiamo deciso che il filo conduttore del nostro nuovo progetto non poteva non essere che Gianluca: il moviebiker. Attraverso questi percorsi cinematografici abbiamo voluto parlare del nostro territorio in maniera più pulita e originale, e riuscire a dare un’alternativa ai percorsi turistici o comunque dare un mezzo in più al turismo oltre a quello archeologico e storico-artistico. Il cinema cela dei lati positivi, si parla non solo di un borgo antico ma anche di quartieri “nuovi” che sono nati nel periodo della forte industrializzazione di Taranto, si parla del territorio a pieno. Attraverso la bicicletta e questo nuovo personaggio si vuole dare una diversa visione della città di Taranto, sperando che il moviebiker venga inteso anche con un valore simbolico, una persona che si mette in gioco, che vuole partecipare e non essere solo passivo fruitore della cultura ma protagonista della cultura cittadina e di quella della provincia».
 
Analogie e differenza tra il vostro primo documentario “La città vecchia di Taranto un viaggio nel Mediterraneo” e “Taranto in pellicola”.
«Riteniamo ci siano più differenze che analogie. Il primo documentario ha una base storica, ripercorre il centro antico facendo un viaggio attraverso la città vecchia, è un documentario divulgativo che dà risalto al valore storico-archeologico, è quasi una passeggiata fatta con un turista o un cittadino che non conosce bene la città. Taranto in pellicola è, anche grazie alla partecipazione tramite interviste di personaggi importanti del mondo del cinema -attori, registi e critici-, testimone di una esperienza maturata, una crescita avvenuta nel corso di questi anni e anche la voglia di dare un taglio diverso, più accattivante. È voglia di sperimentazioni, uscire fuori dagli schemi, dalla bibliografia, dalla didattica. La stessa cinematografia ti porta ad avere un altro tipo di approccio; c’è stata questa volta, un alchimia diversa, nuova, molto forte».
 
A chi volete dire grazie?
« A Gianluca in particolare, Silvia Di Sergio che ha curato la parte grafica del dvd e a tutte le persone che hanno partecipato, tutti gli intervistati, la famiglia Galeandro che ci ha prestato la vista sul Mar Piccolo, Giulio Beranek, Anna Ferruzzo, Edoardo Winspeare, Michele Riondino e il Bar Le monde, perché è da li che abbiamo iniziato e li che abbiamo terminato. A tutti un meritato grazie perché c’è stata davvero tanta semplicità e umiltà nel collaborare. A Taranto si possono fare tante cose e per questo consigliamo a tutti di provare, di mettersi in gioco, di partecipare ai bandi. Dobbiamo seminare, piantare, per poi tra qualche tempo raccogliere i frutti. Tutti dobbiamo dare il nostro contributo attraverso le nostre “ armi”, fantasia e creatività».
 
Cosa avete in mente ora?
«Continueremo la nostra attività di documentaristi, ma non solo. Abbiamo intenzione di realizzare altri progetti che abbiano sempre come protagonista il nostro territorio. Non ci fermiamo qui».
 
E ora tu Gianluca, raccontaci, chi è il tuo personaggio?
«Il personaggio di Gianluca rappresenta il sopra citato moviebyker di questo documentario; la persona, tutte le persone non solo della città di Taranto, ma di tutto il mondo che possono attraversare questi luoghi, che sono luoghi anche cinematografici, sono stati inspirazione per persone importanti del mondo della cinematografia, anche degli anni passati, anni ‘40 e ’50, per intenderci. Vengono attraversati luoghi come il castello Aragonese, la città vecchia, il Ponte girevole, ma anche luoghi un po’ più recenti come Paolo VI, Circummarpiccolo... Gianluca, in questo caso attraversa questi luoghi in bici per lanciare un messaggio, per dire che il turismo, dalle nostre parti quasi inesistente, lo si può fare anche in bici. Questo progetto non fa altro che incentivare la riscoperta di questi luoghi che sono stati location esterne per il cinema. Il mio personaggio che osserva è un uomo che rimane sbalordito di fronte a questa bellezza, nonostante in questi tempi di questa bellezza non se ne parli proprio».
 
Difficoltà?
«Le uniche difficoltà che abbiamo incontrato sono state a livello burocratico, di diritti, nel senso che, come si sa, per far vedere determinate immagini si ha bisogno di permessi. Ma in generale nella città non abbiamo incontrato alcun tipo di ostacolo, anzi ci si diverte molto in questa in città. Ricordo con affetto la curiosità e la partecipazione della gente in qualsiasi quartiere e di qualsiasi strato sociale. La gente vuole vedere le cose belle, ha voglia di conoscere, di scoprire, ed è questa la cultura che va portata avanti, una componente importante di quel processo chiamato cambiamento, un’alternativa. È da qui che si deve iniziare e non arrivare».
 
I tuoi ringraziamenti…
«Senza ripetere i precedenti fatti dai miei colleghi, un mio ringraziamento particolare va alla gente, a tutti coloro che vorranno condividere questo documentario per far capire che esistono delle alternative per iniziare a parlare di arte, letteratura, cinema, storia e di turismo anche a Taranto. Grazie alla potenza dei moderni mezzi di comunicazione, invito tutti a condividere novità, cose che siano belle da vedere per mandare messaggi nuovi e positivi, e inoltre consiglio di partecipare alle passeggiate in bici, diventate ormai un appuntamento fisso, ogni giovedì sera, con partenza alle 21,30 dalla rotonda sul lungomare di Taranto, un modo diverso per stare insieme e condividere le bellezze della nostra città».


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