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1915/2015/AUGURI ORFEO!

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

20
FEB
2015
Cent’anni portati benissimo: era il 27 febbraio 1915, quando per la prima volta il sipario del teatro Orfeo si alzò per mettere in scena l’opera lirica “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni
 
Edificato dalla famiglia Fusco, in un periodo in cui la città pullulava già di numerosi teatri, l’Orfeo si distinse sempre per sobrietà e per l’alto profilo di spettacoli che sapeva offrire. Taranto, all’epoca, si contendeva con Napoli le migliori rappresentazioni operistiche, le migliori compagnie teatrali e di rivista. Per invogliare gli artisti a venire ad esibirsi sul proprio palcoscenico l’Orfeo, oltre a pagare il dovuto ingaggio, offriva anche gratuitamente ospitalità all’interno del teatro stesso. 
Più piccolo dell’Alhambra, con tre logge, il soffitto affrescato, una platea raccolta, il palcoscenico ridotto e un numero di posti a sedere limitato, l’Orfeo era comunque considerato il gioiello e il salotto buono della città. 
Taranto era stata la città del Politeama Paisiello, nato in legno, ricostruito in cemento, ma demolito 1890 per motivi di viabilità. Il più rinomato teatro di Taranto, e anche il più grande della sua storia, è stato l’Alhambra, che era in grado di offrire grandi allestimenti e di ospitare più di 1.200 spettatori. Ma anche l’Alhambra nel 1932 fece la stessa fine del Paisiello. Infatti, per consentire la costruzione dell’attuale palazzo del Governo, inaugurato da Benito Mussolini il 7 settembre 1934, fu anch’esso demolito. In questo panorama si affacciava anche l’Eden, teatro molto piccolo, che ebbe poca fortuna e breve vita.
A partire dal periodo fascista (1922), l’Orfeo, con i contributi che il partito dava ai gestori, fu trasformato in cinematografo e strumento del regime per divulgare proclami e attività politica. 
Terminato il ventennio, l’Orfeo riprese con vigore la sua attività teatrale e operistica, non tralasciando però quella cinematografica, ed inserendo, al posto dei proclami fascisti, i cinegiornali de “La Settimana Incom” (1946/1965).
Successivamente la proprietà passò per circa trent’anni alla famiglia tarantina Dioguardi che ne continuò la tradizione teatrale portando a Taranto i più grandi nomi dell’epoca: da Eduardo, Luca e Titina De Filippo a Paola Borboni, Raimondo Vianello, Nino Taranto, Gino Bramieri, Vittorio De Sica, nonché Dario Fo e Franca Rame; Paolo Poli e tantissimi altri artisti di fama internazionale.
Poi la crisi, piombata inesorabile anche su Taranto, colpì soprattutto il settore artistico e cinematografico, tanto da costringere quasi tutte le sale della città alla chiusura.
Anche il teatro Orfeo rischiò la stessa fine, ma nel 2005, con un notevole sforzo finanziario e tante preoccupazioni, i fratelli Adriano e Luciano Di Giorgio, acquisirono l’immobile e dal 2014 si interessano personalmente anche della direzione e la gestione del teatro. 
Alla richiesta del motivo di un tale investimento, effettuato in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, i fratelli Di Giorgio hanno risposto: “E’ una scelta che viviamo come un gesto d’amore nei confronti della nostra città, un luogo martoriato, che merita un’altra storia”.
 
Augurando ai fratelli Di Giorgio che il teatro Orfeo possa tornare il gioiello, il salotto buono della città, e che il loro sforzo possa essere ampiamente ricompensato, auspichiamo che il centenario del teatro sia anche l’occasione per il rilancio culturale di Taranto.
 
 


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