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Da Berlino/ Torna a casa Persefone

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

20
MAR
2015
Iniziate  le operazioni per riprodurre con un laser scanner l’antica statua della Dea in Trono. La copia sarà visibile al MarTa entro l’estate
 
Le prime notizie erano circolate già alcuni anni fa quando, l’allora ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli, parlò di un possibile rientro a Taranto, per una mostra temporanea e la realizzazione di una copia, della Dea in Trono, la bellissima statua in marmo di Paros risalente al 450 a.C. raffigurante la Dea Persefone (o, secondo studi più recenti, Afrodite), trafugata a Taranto agli inizi del ‘900, custodita per moltissimi anni al Pergamon Museum di Berlino e attualmente collocata all’Altes Museum della stessa città. 
Purtroppo, per varie ragioni, seguì un nulla di fatto.
La prima è che l’opera fa ormai parte delle collezioni storiche dei Musei tedeschi; la seconda è che fu acquistata da un mercante per una cifra incredibilmente alta, un milione di marchi (equivalente oggi grosso modo a 150 milioni di euro); la terza è che non esiste alcuna normativa internazionale che obblighi uno Stato a restituire un bene sottratto illecitamente ad un altro Stato che ne faccia richiesta; non può valere neanche la Convenzione Unidroit (stipulata nel 1995 fra alcuni Stati europei, secondo cui la restituzione di un Bene Culturale può essere richiesta solo se la sottrazione sia avvenuta nei precedenti trent’anni) perché la nostra statua è entrata nei Musei tedeschi nel 1915 e quindi una restituzione legalmente è fuori discussione. Fra l’altro, la direzione del Pergamon Museum, dove fino a due anni fa la statua era in esposizione si è già chiaramente espressa sulla non restituzione, in nessun caso e per nessun motivo.
Nel 2011 si tornò a parlare della statua quando si diffuse la notizia dell’intenzione del Comune di Taranto di avanzare richiesta al Pergamon Museum per la realizzazione di una copia con laser scanner. Sfumata, infatti, la possibilità di riavere l’originale, il sindaco Stefàno aveva avanzato l’idea della copia coinvolgendo anche la dott.ssa Dell’Aglio, direttrice del MArta (Museo Archeologico nazionale di Taranto). 
L’obiettivo era quello di collocarla nel nuovo Museo della Città di Taranto da inaugurarsi a fine anno presso palazzo Pantaleo, nel Borgo antico. Si era puntato a realizzare la copia con un finanziamento a carico del Comune pari a 150.000 euro, cifra che avrebbe coperto anche il recupero  e il restauro della Cripta del Redentore in via Terni. 
Da allora anche di questa operazione non si è saputo più nulla.
Torniamo in questi mesi a parlare di questo argomento perché qualche mese fa l’Altes Museum di Berlino ha divulgato in Internet una serie di immagini relative alla avvenuta scansione laser della scultura magno-greca che servirà da base per la realizzazione di una copia perfetta.
Questa notizia, certo, sarà gradita a tutti i tarantini che potranno ammirare tra qualche mese la statua all’ingresso della nuova ala del MarTa, posta al secondo piano dello stesso.
La copia verrà realizzata con una resina speciale ad alta densità che permetterà di simulare il marmo in cui è costruita l’opera originaria. Si tratta di una tecnica riproduttiva già utilizzata in passato dal Museo tarantino per integrare l’ipogeo delle Cariatidi di Vaste (Poggiardo) con la replica di una Cariatide e di un bassorilievo custoditi a Lecce, nel Museo provinciale ”Sigismondo Castromediano”. 
Ampio è il team impegnato nel nuovo allestimento del MarTa che ospiterà anche la copia della Dea in Trono: dalla direttrice Antonietta Dell’Aglio, a Luigi La Rocca direttore della Soprintendenza Archeologica e ad Augusto Ressa direttore dei lavori nel Museo. 
Come rende noto la direzione del MarTa, “il visitatore troverà nel nuovo percorso molti reperti mai esposti prima e altri notissimi ma sottoposti per l’occasione a nuovi restauri o presentati con proposte spettacolari ma rigorose di ricostruzione; ritroverà la straordinaria collezione degli Ori, che da sola spingeva i turisti a visitare il Museo, riproposta in allestimenti volti anche a far comprendere in quali ambiti, cronologici, rituali ed economici, si faceva uso di oggetti così particolari. Nel nuovo allestimento, pertanto, le diverse tipologie di oggetti si ritrovano tutte, ma intercalate a disegnare i vari aspetti della cultura e le successive fasi della storia di Taranto; con uso anche delle moderne tecnologie multimediali, ma senza per ciò far perdere il contatto con le caratteristiche reali dell’antico”.
Ma vediamo in dettaglio l’opera che potremo ammirare, seppure in copia, nella attesissima nuova ala del Museo. 
Come dicevamo all’inizio dell’articolo è indubbia l’origine tarantina dell’opera. 
Accurate e dettagliate indagini effettuate nel 1933 dall’architetto Paola Zanconi Montuoro dimostrano in modo inequivocabile la provenienza della statua. 
La storica racconta che quattro operai, intenti a scavare per realizzare le fondamenta di un nuovo stabile, nei pressi dell’incrocio di via Duca degli Abruzzi con via Mazzini, si imbattessero, a circa due metri sotto il livello stradale, nella preziosa opera. Del ritrovamento, gli operai, ne informarono il marchese Francesco Saverio De Mayda, probabilmente il proprietario del terreno e dello stabile in costruzione, il quale, presa in consegna la statua (e da qui in avanti le notizie diventano discordanti), la trasferì segretamente in una casa privata di Eboli o forse di Locri. 
Il reperto sembra sia stato poi trafugato da Locri nello stesso anno, o più probabilmente da Taranto nel 1912, da dove forse non si era mai mossa. 
Altro dettaglio inequivocabile della sua origine è anche la targa indicante l’opera su cui viene riportata la dicitura: “da Taranto; acquistata nel 1915 sul mercato d’arte di Parigi”.
Il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, nella sua visita a Taranto del 17 novembre scorso ha dichiarato che: “Il museo di Taranto è uno dei venti grandi musei nazionali, tra i 400 dello Stato, che hanno ottenuto un riconoscimento dalla Riforma del Ministero. Godranno infatti di una propria autonomia contabile e amministrativa». 
Ha quindi proseguito che: “Si tratta di un importante investimento per il futuro che consentirà al MartTa di riutilizzare i propri incassi. È una scelta fatta pensando non solo ai musei che già hanno un grande afflusso di visitatori, ma puntando anche su quelli che hanno grandi potenzialità sia per l'importanza delle collezioni che per i luoghi in cui si trovano. Il museo Archeologico di Taranto è uno dei siti più importanti a livello nazionale ed è in una città, Taranto, che per me rappresenta una grande sfida per il Paese intero”.
Concludendo ha voluto precisare: “Come successo a Torino, che da città industriale condannata ad un declino ha invece saputo investire su se stessa diventando una delle mete turistiche più importanti del Paese, penso che lo stesso percorso si possa fare a Taranto. Bisogna investire sul proprio patrimonio. I musei devono vivere, quanto più accolgono tanto più diventano parte integrante della città”.
Sembra che le parole del ministro siano state profetiche, infatti i lavori di ristrutturazione delle sale del secondo piano del Museo di Taranto, pare stiano proseguendo alacremente, anche se per la loro inaugurazione non risultano ancora date certe. 
 


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