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Francesco Paglialunga/La scultura, alchimia della forma

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

3
APR
2015
Le sue opere sono  vere e proprie emozioni scolpite che parlano all'anima ed emergono con elegante sinuosità dei particolari e delle morbide linee. Sogni scissi tra materia e spirito, attraveso un viaggio artistico che recupera il senso del tempo aprendosi ad una suggestiva modernità
Francesco Paglialunga è uno scultore dall'anima poliedrica e dal fervido estro creativo, capace di  donare  sinuosità e leggerezza, plasticità ed armonia alla materia che plasma attraverso una sicura padronanza delle linee e delle forme e grazie ad una  mirabile sintesi di intuizione creativa che è da sempre la cifra identificativa di un vero artista. Lo scultore, nel suo percorso creativo, evoca la dimensione enigmatica dell’arte attraverso uno stile fortemente stilizzato, essenziale e intimamente espressionista, interpretando  il dualismo stasi e movimento e imprimendo un moto vitale e un senso di onirica bellezza nato dalla sua profonda capacità di plasmare la materia donandole movimento, linfa vitale e  armonia d’insieme e rendendo le opere raffinate, eleganti, uniche nella loro equilibrata maestosità. Artisti di talento come  Francesco Paglialunga donano dignità all'arte e al  bisogno di ritornare al vero senso della bellezza, sviluppando  una progettualità armoniosa sul piano culturale e artistico proiettata verso il futuro.
 
Come nasce il tuo rapporto con la scultura e com'è cambiato e si è evoluto nel tempo? Preferisci lavorare un determinato materiale?
«Sin da bambino mi ha sempre affascinato il disegno e la pittura; disegnavo di tutto, dal semplice oggetto dal vero ai disegni e le sculture di Michelangelo. La mia passione per l’arte nasce grazie a mio padre, pittore e scultore autodidatta: avevo solo sei anni e seguivo passo per passo la creazione dei suoi dipinti, cosa che mi attraeva e che scaturiva in me emozioni positive. Più il tempo passava e più apprendevo visivamente le varie tecniche di lavorazione, di conseguenza tentavo di creare forme da blocchi di tufo  ritrovati per caso nelle campagne, usando utensili che non si direbbero adatti per la scultura. Con il passare degli anni ho scelto di proseguire gli studi  inerenti all’arte iscrivendomi all' Istituto d’arte di Lecce,  iscrivendomi  alla sezione di modellazione plastica, ignaro di cosa trattasse precisamente. Mi ritrovai a dovermi confrontare con materiali che conoscevo bene come la pietra Leccese e l’argilla, prendendo sempre più dimestichezza con la materia, ma è grazie sopratutto ai docenti, scultori, conosciuti a livello nazionale che mi hanno da subito seguito con un particolare riguardo, notando  le mie capacità. Mi sono sempre prefissato degli obiettivi, che pian piano ho raggiunto, procedendo per fasi e incrementando sempre più la curiosità di nuove forme d’arte e di espressione. La mia particolare curiosità verso la scultura mi ha portato ad utilizzare svariati materiali, preferendo sopratutto  quelli lapidei, ma non direi di preferire solo questi, dal momento che mi avvalgo di  qualsiasi materiale che si può prestare  alla scultura in base alle mie esigenze estetiche formali e linguistiche che voglio esprimere».
 
 
 
Tu crei vere e proprie emozioni scolpite che parlano all'anima ed emergono per originalità e bellezza prendendo forma nelle sinuose e morbide linee, in ogni materia che incontri e lavori ci sono infinite forme, tante quanto la mente ne sa creare e quanto le mani ne sanno plasmare. Di solito nell’ideazione di un’opera parti prima dal concetto che vuoi esprimere, cercando di darle voce attraverso la materia, o è la materia che ti parla e ti fa risuonare un certo stato d’animo?
«Nella realizzazione delle mie opere mi avvalgo quasi sempre di un progetto che porto avanti attraverso un iter-progettuale, oltre che al mio percorso artistico e dalle mie esperienze artistiche. Parto sempre con un  presupposto, quello di creare sensazioni verso il fruitore, rapportandomi con lo materia ma soprattutto con lo spazio circostante. Molte volte è la materia che mi suscita nuove forme e quindi stati d’animo, e qui che entra in gioco il concetto che viene fuori in base a i vari modi di trattare la materia e accentuandone i caratteri che ne danno importanza e valenza estetica».
 
Le opere sono un prolungamento dell’artista e la materia si plasma nella forma del pensiero che continuerà a vivere nel tempo. Cosa rappresenta per te la creazione artistica?
«Creare per me significa manifestare ciò che si prova in un preciso istante o in un preciso periodo, dando sfogo alla mia creatività, trattando temi riguardanti avvenimenti della vita nazionale  o della vita quotidiana. Creare è lasciarmi dietro sensazioni negative, ciò mi permette di liberarmi, trasformarmi, quando inizio a creare  non è solo la materia che viene trasformata ma è la mia vita stessa a divenire trasformazione. La creazione artistica è per me un insieme di immagini, di attimi, un “incontro”. un mio confronto con il mondo, un’ astrazione che raggiunge forma significativa e concreta nel contesto di una relazione unica e particolare con la materia. Le mie creazioni nascono dal confrontarsi della mia personalità con le altre, mantenendo sempre un rapporto con gli altri». 
 
 
Nel 2012 hai  vinto il primo premio al simposio di scultura a Parabita con l’opera “La figura dell’ anima”. Dopo  qualche anno prendi parte al 6° Simposio Internazionale di Scultura in marmo rosso di Sassetta, vincendo sia il premio unico che il premio della giuria popolare. Importanti riconoscimenti che  hanno inciso sicuramente sulla tua carriera artistica facendo emergere il tuo talento. Cosa hanno rappresentato per te?
«Chiamarle soddisfazioni forse è poco, dato che ad ogni esperienza ho incontrato personalità nuove, nuovi linguaggi con cui confrontarmi, ho appreso tanto non solo tecnicamente, ma soprattutto culturalmente dai luoghi e dalle usanze del territorio. Il 6° simposio Internazionale in marmo rosso di Sassetta  ha rappresentato per me un trampolino di lancio nel campo della scultura. A seguito, ho infatti avuto la possibilità di entrare in contatto con altri scultori già affermati in campo nazionale e internazionale, invitandomi a prender parte a diversi simposi e concorsi, uno tra questi, mi vedrà partecipe il prossimo 20 maggio a Bitonto ad un simposio internazionale a cui partecipano anche cinque artisti a livello internazionale, docenti  nelle varie accademie italiane. Tutto ciò mi ha portato ad avere una maggiore autostima nei confronti di me stesso e delle mie opere e a dare sempre il meglio, a porre sempre più passione, facendo attenzione ai vari linguaggi dell’arte  ma soprattutto a migliorare la capacità di trasmettere messaggi e di conseguenza ad essere compresi». 
 
Nei giorni appena trascorsi   sei stato alle prese con la tua performance di scultura che si svolge a Palazzo Vernazza-Castromediano di Lecce, in occasione  di CreArt – Network of cities for artistic creation, progetto europeo di cooperazione culturale  finalizzato alla promozione della creatività artistica dando  luce ai giovani creativi e alla promozione del genius loci. Cosa puoi raccontarci di questa tua esperienza?
«Realizzare per CreArt una performance credo sia stata per chiunque abbia assistito un’idea nuova, dato che ho considerato la scultura sotto occhi e aspetti differenti dall’uso comune,in questo caso sotto l’aspetto della realizzazione dell’opera e non sotto l’aspetto dell’opera finita. Ho scelto la performance perché è  il miglior modo per esprimere questa mia idea e soprattutto  è una delle forme più intense di dialogo, in uno spazio come quello di palazzo Vernazza-Castromediano di Lecce, un luogo carico di memorie che oggi appartengono alla collettività. Chiunque entri nelle sale del palazzo viene richiamato e attratto da un insieme di suoni dello scalpello sulla pietra, e successivamente s’imbatte di fronte alla vera azione del creare( la metamorfosi che avviene dalla materia e quindi dal blocco alla forma), ritornando idealmente a quel clima di laboriosità che ha concepito Lecce e il suo centro storico. L’atto del creare, l’ insieme di suoni  e il contatto con la materia e con il pubblico, si uniscono in una sola forma di dialogo che diviene vera e propria arte. Un’esperienza, posso quindi affermare, che indaga i confini dell’arte contemporanea, offrendo delle occasioni di confronto sempre più urgenti e attuali nel panorama della scultura e dell’arte». 
 
Si dice che la bellezza salverà il mondo sviluppando una progettualità armoniosa sul piano culturale e artistico proiettata verso il futuro, in che modo secondo te l'arte potrà educare alla bellezza e migliorare la società ? Qual è il messaggio che vuoi dare attraverso la tua arte?
«L’arte secondo me è uno strumento che ci permette di insegnare, motivare, ispirare. Molto spesso crediamo che l’arte possa permettere di migliorare l’espressione personale e che il miglioramento della società sia  possibile attraverso l’arte, essa secondo me può solo migliorare la vita emotiva dell’uomo, sentendosi toccati dall’opera, se l’opera riesce a toccare sentimentalmente il fruitore, esso  cambia, perché entra in contatto con un nuovo modo di pensare. Secondo  un mio parere l’arte non deve domandarsi, ad esempio, se può far cessare una guerra, ma deve per lo più dimostrare di essere consapevole che in essa  ci sono gli elementi che possano impedire l’inizio di qualsiasi guerra. Ciò che più mi interessa e la funzione sociale che ha l’arte, la sua capacità di raccontare senza veli né  illusioni un cambiamento positivo della società.
L’artista secondo il mio parere, non deve solo essere in grado di dominare la forma, ma deve sempre avere un contenuto, adattandolo ad essa. Spero che le mie opere possano suscitare una presa di coscienza nell’individuo, di riuscire a comunicare attraverso le forme delle mie sculture valori morali dell’uomo e contenuti che inducono l’osservatore ad una profonda riflessione sulla condizione umana».
 


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