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Peste degli ulivi/Lo "scandalo" di Sabina

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

3
APR
2015
Gli ulivi della terra dei trulli e delle masserie si seccano e muoiono. Inspiegabilmente. Per tutti, ma non per la Guzzanti secondo cui «tutto è previsto da tempo», ovvero che gli ulivi moribondi vengano abbattuti e che, al loro posto, ne vengano installati nuovi geneticamente modificati. Buzz mediatico o verità?
E’ nata una vera e propria campagna di sensibilizzazione sul web: migliaia di internauti, vip e non, hanno pubblicato una propria foto mostrando un cartello con la scritta #difendiamogliulivi.
E’ la battaglia contro l’abbattimento degli ulivi di Puglia, esemplari secolari che costituiscono un terzo del patrimonio di ulivi di tutto il territorio italiano.
Ma cosa è successo di così sconvolgente da far attivare una vera e propria mobilitazione sui social?
La storia non è proprio recente, già nel 2013 aleggiava nell’aria e compariva tra le righe di qualche raro quotidiano la parola Xylella. Una parola tanto soave quando inquietante. Si tratta di un batterio pericolossisimo per gli Ulivi: alcuni alberi iniziano a deperire misteriosamente, le foglie si seccano, la corteccia inizia a sfaldarsi, la pianta alla fine muore. 
Il fenomeno viene chiamato complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO). Di esso non si sa nulla e la malattia si diffonde pian piano senza poter essere trattata.
La comunità scientifica, più volte interrogata, sembra essere convinta sulla non esistenza di alcun rimedio contro la xylella, l’unica soluzione possibile è l’eradicazione degli ulivi stessi.
L’impatto sui coltivatori locali è psicologico ancor più che economico. Alcuni di questi ulivi sono centenari e le loro coltivazioni sono più che una fonte alimentare ed economica: sono oltre 2000 anni di storia e cultura, simbolo dell’identità italiana e pugliese.
La preoccupazione è che il batterio, per ora localizzato nel Salento, con avvisaglie nel brindisino, si diffonda a “macchia d’olio” in tutta la Puglia.
In Puglia l’olio è oro, gli uliveti sono le miniere dal quale si ricava. Qui l’ulivo è paesaggio, storia, turismo. E significa posti di lavoro. Secondo l’Istat, nella regione Puglia si registra il 30% della produzione olivicola italiana. Il comparto regionale produce 522 milioni di euro l’anno. Cifre che sono lo specchio di un ramificato tessuto imprenditoriale: sono 270mila le imprese olivicole esistenti, pari al 22% delle aziende italiane. Olio in Puglia significa anche prodotto a denominazione di origine protetta (Dop), con il fatturato più alto in Italia, pari a circa 28 milioni di euro. 
L'olio è il terzo prodotto pugliese più esportato, per un valore di circa 106 milioni di euro, pari a quasi il 9% dell’export di olio dall’Italia.
Intanto, la Commissione europea ha ordinato l’eradicazione degli ulivi malati e vorrebbe estenderla preventivamente anche a quelli ancora sani.
Ecco il perché della protesta: non permettere che un patromonio così importante venga distrutto in pochissimo tempo ed incoraggiare la ricerca di soluzioni alternative che non prevedano quella estrema dell’abbattimento.
Parecchi personaggi del mondo dello spettacolo hanno preso a cuore la situazione, in primis Sabina Guzzanti, che da qualche giorno si è resa portavoce di questa importante missione prendendo e rilanciando il messaggio del noto componente del gruppo Sud Sound System Nandu Popu con un parere che sta facendo riflettere e discutere.
Ecco il messaggio che è apparso sul profilo facebook di Sabina Guzzanti: “C'è un batterio che si chiama Xylella. Qualcuno sospetta che sia costruito in laboratorio da una multinazionale brasiliana che ha un nome che è l'anagramma di questo batterio. Chi mi ha raccontato queste cose è Cristian Casili agronomo che studia il fenomeno da molto tempo. Alcuni ulivi salentini sono stati attaccati. Con uno studio molto approssimativo fatto su 20mila ulivi (20mila su 11 milioni) ne sono stati trovati 500 malati. Malati non si sa nemmeno se tutti attaccati dalla xilella perché potrebbe essere anche un fungo. Morale hanno deciso di spargere un insetticida velenosissimo prodotto dalla famigerata Monsanto e di sradicare un milione di ulivi da sostituire con ulivi OGM immuni al batterio prodotti sempre dalla Monsanto, batterio forse inventato dalle stesse multinazionali che offrono il rimedio”.
Il post ha raggiunto oltre 14.000 like e più di 1000 commenti e di colpo la questione è balenata sul tutto il territorio nazionale.
Molti sono i sostenitori della Guzzanti e del cantante dei Sud Sound System, l’ipotesi di un complotto per abattere gli ulivi per sostituirli con OGM immuni al batterio e favorire le multinazionale sta convincendo non poche persone.
In merito la procura ha aperto un fascicolo. A rimescolare le carte sono le relazioni consegnate pochi giorni fa dalla Forestale e dai consulenti tecnici: non si può affermare che la Xylella fastidiosa isolata nel Gallipolino provenga “verosimilmente” dalla Costa Rica.
Anzi, per gli inquirenti resta aperta un’altra strada, quella che porta in Brasile. E la differenza è netta: mentre dal primo Paese sono stati importati milioni di oleandri che potrebbero aver veicolato il batterio, dal secondo no. Ecco perché si rafforza la pista di una possibile sperimentazione: lì è sì presente una subspecie diversa, ma per gli investigatori non è escluso che il genoma possa essere stato modificato.
In Brasile è stato per la prima volta sequenziato il Dna del batterio, con un progetto di ricerca che, nel 2002, ha dato vita ad Alellyx, società che studia le piante resistenti a Xylella (il cui nome è esattamente l’anagramma di quello della società) e acquistata nel 2008 dal colosso di sementi transgeniche Monsanto. C’è un possibile collegamento? Alla procura l’ardua sentenza.


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