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Mostra / Due ruote d´epoca

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

10
APR
2015
A San Giorgio Jonico la permanente “Antichi mestieri in bicicletta”: non soltanto un  recupero della memoria storica, ma anche la riscoperta delle manualità come risorsa per l'imprenditorialità di oggi
 
Un piacevole profumo di passato, quello che si respira varcando la soglia della ex scuola elementare “M. Nesca” di San Giorgio Jonico, un padiglione inutilizzato che qualche mese fa è stato trasformato in un piccolo museo permanente. Decine e decine di biciclette, settanta per la precisione, riempiono le aule vuote inebriandole di evocazioni storiche. L'esposizione accoglie velocipedi di provenienza diversificata, dall'Italia e non solo, coprendo un arco di tempo che va dai primi del ‘900 sino agli anni ’60, anni in cui il motore sostituisce la fatica delle pedalate.
La vera bellezza di questa mostra non è la semplice esposizione delle biciclette, pezzi unici e ormai introvabili ma, i mestieri che ognuna di loro rendeva possibile: ogni bicicletta è stata allestita con minuziosi accessori che rievocano il mestiere di chi le cavalcava.
L’idea originale è balzata alla mente di un meticoloso collezionista: Pasquale Tripiedi. In oltre trent’anni di ricerca, non facili e non privi di pressioni familiari per il dispendio di denaro che ne ha comportato, il signor Pasquale ha raccolto i più impensabili orpelli ed utensili e, raggiunto un numero considerevole di esemplari ha pensato bene di proporre al comune di San Giorgio Jonico di allestire una mostra. Ecco allora la bicicletta dello straccivendolo, intento ad acquistare a peso i pezzi di stoffa per confezionare i suoi modelli; quella della merceria, un’autentica bottega ambulante dove è possibile riconoscere stoffe, nastri, ditali e bottoni, articoli da regalo come le bambole di ceramica o le confezioni di spazzole per la pulizia e la lucidatura delle calzature. Non mancano le biciclette delle professioni che necessitavano di spostarsi con particolare urgenza: la mammara, la levatrice sempre pronta con i suoi ferri per raggiungere le case delle partorienti, la bicicletta del veterinario, quella del medico condotto che si muoveva per raggiungere gli agglomerati rurali con la sua bicicletta motorizzata, dotata della doppia luce per segnalare la rapidità degli spostamenti. 
L’intento della mostra è quello di ricordare la generazione che ha costruito e portato in alto la dignità della nostra Italia, dice il signor Pasquale, che con l’artigianato, l’arte di vivere e di tramandare l’amore per il lavoro, ha reso forte un’identità per decenni e, parallelamente, far scoprire alle nuove generazioni quel passato un po’ dimenticato e a volte anche deriso.
Molteplici sono infatti le reazioni dei giovani durante le visite guidate: c’è chi con aria sognante e sorpresa cerca di immaginare un passato che sembra davvero lontano anni luce dal nostro mondo motorizzato e strabordante di tecnologia provando ammirazione e stima; una buona fetta di giovani, sempre a detta del Signor Pasquale, invece deride e sbeffeggia i sacrifici, il sudore di chi a bordo della sua bicicletta-bottega tirava a campare.
La bicicletta del lattaio o quella del venditore di petrolio raccontano la storia dell'uso parsimonioso dei beni a disposizione. Riprova di un'attenzione particolare per la riparazione degli arredi e delle suppellettili domestiche, sono la bicicletta dello stagnino, quella del seggiaio, abile lavoratore della paglia, la bicicletta del conciabrocche che munito di fil di ferro e calce rammendava di precisione piatti, scodelle, vasi e quant’altro fosse in terracotta.
I mestieri del passato esercitati sulle due ruote della bicicletta non intendono essere soltanto recupero della memoria storica, ma puntano alla riscoperta delle manualità come risorsa per l'imprenditorialità di oggi. E magari del recupero del mezzo a due ruote per una mobilità eco-sostenibile.
 
 


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