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Angela Serio:Avete mai provato a mangiare insetti?

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

23
MAR
2012

 

Angela Serio:Avete mai provato a mangiare insetti?
 
A soli 16 anni una studentessa ha scelto di trascorrere tre mesi in Thailandia. Un viaggio per scoprire che le differenze culturali sono molte e che il mango con il peperoncino può essere buonissimo
 
Angela, devo confessare che la tua storia mi ha incuriosito parecchio e ha destato da parte mia non poca ammirazione nei tuoi confronti: ritengo, infatti, che la tua scelta della Thailandia come meta per il progetto “Intercultura” sia stata quanto mai audace! Insomma, viaggiare da sola a 16 anni per trascorrere tre mesi nel sud-est asiatico non è da tutti! Posso chiederti come mai hai scelto proprio la Thailandia?
«In realtà viaggiare da sola non mi spaventa affatto, anzi! Avevo già fatto altre esperienze di viaggio all’estero prima della Thailandia: durante il primo anno di Liceo sono stata nel Regno Unito, una settimana a Londra (da sola, in hotel) e poi a Cardiff, in college, per due settimane. Sono stata anche negli Stati Uniti, dove ho trascorso un mese in un college di Baltimora. Insomma, non era la prima volta che lasciavo l’Italia per un paese straniero, ma è stata la mia prima volta in Oriente, ed è stata sicuramente un’esperienza molto intensa. Ho scelto la Thailandia perché ho pensato che valeva la pena di sfruttare al meglio le opportunità del progetto “Intercultura”, quali, ad esempio, vivere presso una famiglia locale o frequentare la scuola del posto assieme a coetanei stranieri. Un paese straniero ma comunque occidentale credo che avrebbe, in un certo senso, “limitato” queste opportunità e ho scelto allora un paese radicalmente diverso dal mio, con il desiderio di vivere un’esperienza interculturale nel senso più ampio del termine.» 
 
Desiderio esaudito, giusto?
«Giusto! Con tutti “i pro” e “i contro” che quest’esperienza ha portato con sé...»
 
Com’è logico che sia: ogni esperienza, come ogni cosa, è caratterizzata da pro e contro. Nel tuo caso pensi abbiano prevalso gli aspetti positivi o quelli negativi?
«Inizialmente ho messo in luce solo e soltanto gli aspetti negativi del mio viaggio perché, obiettivamente, i mesi in Thailandia non sono stati per niente facili… Mi sono confrontata con una cultura completamente diversa dalla mia, che mi affascinava ma che non conoscevo per niente e, una volta lì, mi sono resa conto di non essere “preparata” per affrontarla… Questo, chiaramente, mi ha creato diversi problemi e temo che non mi abbia permesso di vivere al meglio quest’esperienza. Solo ora, a distanza di qualche mese dal mio ritorno in Italia, mi rendo conto di quanto sia stata importante per me e di quante cose in realtà io sia riuscita ad apprendere! È come se il mio viaggio stesse ora acquistando una “nuova luce” che sta facendo emergere i tanti aspetti positivi.»
 
Prima hai affermato che la tua non è stata un’esperienza facile: sapresti spiegarne i motivi?
«Innanzitutto ho avuto problemi con la lingua: nessuno o quasi parla inglese in Thailandia, quindi molto spesso comunicare diventava davvero impossibile e questo mi portava, inevitabilmente, ad isolarmi… Fino a quando, poco a poco, vocabolario alla mano, ho iniziato a pronunciare qualche parola in lingua thai…con grande soddisfazione delle persone locali! Un altro grande ostacolo, soprattutto all’inizio, è stato il cibo: la cucina thailandese è completamente diversa da quella occidentale. Sono molto diffuse, ad esempio, pietanze a base di insetti… Personalmente, credimi, non avrei mai creduto di riuscire ad ingurgitare delle formiche! Molto spesso, infatti, preferivo non chiedere cosa stavo mangiando, perché, comunque, volevo, dovevo integrarmi nella cultura locale e non potevo farlo senza mangiare i loro cibi! Così mi sono sforzata e, con il tempo, sono riuscita addirittura ad apprezzare l’uso delle spezie! Tutto, infatti, è super-speziato nella cucina thailandese: vuoi un esempio? Persino il mango, che è un frutto, viene cosparso di peperoncino a un punto tale che cambia colore e diventa completamente rosso! Prova quindi ad immaginare quanto possa essere stato difficile nutrirsi per una persona, come me, che non era per niente abituata al sapore forte delle spezie! Tutto questo, quindi, come potrai ben immaginare, ha contribuito a rendere “complicata” la mia quotidianità, ma non per questo meno interessante! È stata un’esperienza difficile, ma non posso certo dire che sia stata noiosa o brutta.»
 
Che cosa, in particolare, ti ha colpito e hai apprezzato della Thailandia?
«Diverse cose! Tra tutte, sicuramente, mi ha colpito la natura: ho visto fiori e tramonti dai colori meravigliosi, indimenticabili! Ho molto apprezzato la spiritualità che contraddistingue la cultura thai e che si respira dappertutto, specialmente nella città di Bangkok. Il modo corale e profondo di vivere la fede buddista, che è tipico della cultura thailandese, ritengo sia ammirevole perché si percepisce la sincerità che sta dietro alla devozione dei fedeli. Non a caso, la cosa che tra tutte ho apprezzato di più è stata la semplicità delle persone: quella semplicità che inizialmente, in maniera assai superficiale, confondevo con ingenuità e che, invece, corrisponde a saggezza e a profondità d’animo.»
 
Credi di essere stata, in qualche modo, “contagiata” da questa saggezza?
«…Forse, o almeno spero! Spesso si associa il viaggio in Oriente alla “ricerca del sé” perché, di fatto, è così: la cultura orientale riesce a “scavarti dentro”, ti porta a riflettere di più e meglio sulle cose, e questo credo sia successo anche a me. Penso che vedere “da lontano” me stessa e la mia cultura attraverso quella thailandese mi abbia permesso di vedere “più da vicino” cose che magari prima non conoscevo o alle quali non davo molta importanza; in questo senso, posso allora dire di essere stata “contagiata” dalla saggezza orientale.»


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