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L´"Architiano"/ Il Libro Rosso (che non c´è)

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

24
APR
2015
Non è il più celebre e omonimo testo di Jung né quello di Mao, ma la raccolta dei diplomi dei Principi di Taranto, rieditata e presentata nei giorni scorsi. Peccato che però il libro non ci fosse
 
 
Con il titolo di “Libro Rosso” a Taranto si indica una fonte documentaria sulle antiche vicende del capoluogo ionico. Esistono due Libri Rossi. Quello conservato nella Biblioteca “Acclavio” di Taranto è una raccolta di notizie e disposizioni fiscali riferite alla Città di Taranto e ai suoi possedimenti; per molti versi è analogo al “Libro Rosso” conservato nella Biblioteca del Liceo “Archita” di Taranto, ma per il testo dell’Acclavio forse è più appropriato il titolo di “Directorium Dohanorum Rubrum”.
Il “Libro Rosso” di Taranto, che è conservato nella Biblioteca dell’Archita, è, invece, una raccolta dei diplomi dei Principi di Taranto, in tutto 55 diplomi manoscritti. Fu acquistato casualmente dal preside Pasquale Ridola da uno sconosciuto che lo possedeva intorno agli anni Venti. Il Libro consta di 250 fogli numerati più sei non numerati; tra l’indice e il I diploma si trova l’inventario dei beni dell’Università (così si chiamava all’epoca la città).
I manoscritti non sono autentici ma trascrizioni di diplomi originali in gran parte conservati nella Biblioteca Provinciale di Lecce e nell’Archivio di Stato di Taranto. Le trascrizioni sono opera di più mani.
Il libro è posteriore, per alcuni, al 1603, per altri al 1604, data del penultimo documento. I documenti di Filippo I d’Angiò agli Aragonesi sono opera di un solo amanuense.
Il Libro è di massimo interesse per la storia di Taranto, data la scarsezza delle fonti storiche, nota fino al 1930, quando così scriveva Gennaro Maria Monti sulla rivista “Iapigia” aggiungendo che “anche per il notevole interesse per la storia dell’intero Regno di Napoli, data l’importanza di Taranto dal punto di vista politico e militare.
I diplomi contenuti nel Codice vanno dal 1330 al 1535: il primo è un privilegio concesso da Filippo d’Angiò, al quale ne seguono quattro della moglie Caterina, undici del figlio Roberto, otto di Filippo e uno solo del principe Giovanni Antonio del Balzo Orsini.
Ai diplomi dei Principi di Taranto fanno seguito i diplomi dei Reali di Napoli: quattro di Re Ladislao, uno della Regina Giovanna II d’Angiò, uno del Re Alfonso V, uno di Federico I, venti del re Ferrante, uno di Ferdinando il Cattolico e quattro dell’Imperatore Carlo V.
A questi si aggiungono l’inventario dei beni mobili e immobili del Principato e altri documenti risalenti al periodo vicereale.
Tra gli altri documenti il Codice presenta lettere memoriali, suppliche, instrumenti, concessioni, bandi, sentenze ed arbitrati datati tra il 1330 e il 1604.
Eravamo curiosi di leggerne qualcuno e di farne conoscere il contenuto ai nostri lettori, ma non c’è stato possibile farlo perché, stranamente ma vero, il libro presentato non era disponibile per il pubblico presente. Si poteva acquistare soltanto richiedendolo a Bari alla Società di Storia Patria Regionale, un vero assurdo.
Ma vediamo gli aspetti positivi emersi nel corso del convegno.
Il Codice “Architiano” e la sua pubblicazione nella Collana del Codice Diplomatico Pugliese colmano una vistosa lacuna perché mai prima d’ora era stato pubblicato alcun documento storico riferito alla città di Taranto.
Il secondo aspetto positivo è stata la promessa che le pubblicazioni che scaturiranno dallo studio del Codice “Architiano” diventeranno oggetto di una ulteriore pubblicazione da parte della Società di Storia Patria Regionale e così, forse, ne potremo sapere di più in riferimento ai contenuti dei suoi documenti.
La terza positiva notizia emersa è che forse la Curia Arcivescovile di Taranto si potrebbe interessare per procedere alla pubblicazione degli importanti documenti dei reali Carlo I e Carlo II conservati nella Biblioteca Arcivescovile “Mons. Capecelatro” di Taranto.
Insomma, come ha detto l’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro nel suo intervento “la conoscenza della storia e della tradizione ci aiutano a capire il passato per costruire bene il futuro”.
A conclusione del nostro servizio ci permettiamo di suggerire agli addetti ai lavori che le parti più interessanti del Codice “Architiano” possano entrare nelle nostre scuole superiori perchè gli studenti possano avvicinarsi alle fonti storiche, scoprirne la ricchezza, la bellezza e il fascino delle stesse e della nostra gloriosa e millenaria storia tarantina. 
 
 


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