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La primavera dell´arte/ Fioriscono le mostre, immaginari a confronto

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

30
APR
2015
Per gli amanti della pittura c’è solo l’imbarazzo della scelta. Sono esposti a Lecce in questi giorni i lavori di due autori tra loro complementari
 
Il capoluogo salentino ospita in queste settimane le opere di due suoi “figli” artisti,  Ercole Pignatelli e Adriano Imperiale. Un ideale dialogo a distanza tra esperienze e paesaggi, urbani e mentali. 
“1953-2015 – Un lungo viaggio ininterrotto”, è questo il titolo scelto da Ercole Pignatelli per la mostra allestita presso l’ex Convento dei Teatini. Un’occasione per festeggiare il suo ottantesimo compleanno. Il pittore si trasferì a Milano a soli 20 anni, per coltivare la passione per l’arte e “costruire” il suo stile, ispirandosi a figure come quella Picasso. Decisivo in tal senso fu l’incontro con l’opera dell’autore di Guernica, durante l’esposizione del 1953 a Palazzo Reale. Nello stesso periodo il salentino conobbe alcuni degli esponenti più importanti della cultura italiana, tra cui Salvatore Quasimodo, Ugo Mulas e Milena Milani. Nel frattempo i galleristi iniziarono a interessarsi ai suoi lavori. 
«La frequentazione diretta dei grandi maestri dell’arte contemporanea, da Fontana a De Chirico, veri rinnovatori della concezione estetica del nostro tempo, promotori di una vibrazione concettuale congiunta all’etica ed all’estetica come Paul Klee, hanno trasformato Ercole Pignatelli in un pittore sensibile, ricercatore di verità profonde». Così Fortunato D’Amico ha commentato la sua poetica. «Osservarlo mentre è intento a realizzare le sue tele aiuta a scoprire i segreti delle pennellate ampie e del gesto generoso, aperte e morbide come il battito d’ali di un gabbiano in procinto di prendere il volo. La combinazione cromatica della tavolozza, dai toni elettrici e fluorescenti, palesa l’abilità di unire i sapori del Mediterraneo con quelli dinamici e frenetici dei territori alle pendici delle Alpi, originando una forza di rinnovamento che emerge pungente da ogni lavoro realizzato, anche se plasmato da forme flessibili e sinuose. Un’arte corroborante, positiva, piena di energia e di tinte rubate ai cieli tersi, ai mari e alla natura della sua terra: la Puglia; aspetti esteriori e interiori che ostinatamente ha cercato di esportare e riprodurre, promuovendole anche nel grigiore nella più frenetica metropoli del Nord Italia».  
Il Fondo Verri ospita invece “tra ordine e disordine”, la personale di pittura di Adriano Imperiale, 30enne di Tuglie, che riassume con queste parole il suo percorso di ricerca: «la modernità ci consegna le sue maschere, le sue apparenze e il suo dolore, ma oltre la soglia, nella lunga memoria dell’uomo si annidano la speranza e la riconciliazione della conoscenza. Il volto riflette il primigenio modo di essere e nel contempo la rappresentazione ultima del senso della propria esistenza». La sua “firma” è costituita dalle pennellate affilate e dallo stile espressionista; i suoi lavori aprono uno squarcio su frammenti di umanità dolenti e a tratti sbandati, ma capaci di sprigionare un’energia disarmante.
«Non può che essere stata la folgorazione di un sogno a guidare la fervida creatività artistica di Adriano», si legge nella nota di Franco Ventura. «Le sue opere costringono a un’attenta e seria riflessione, non solo per l’eloquente abilità grafica compositiva, ricca di pregevoli spunti creativi, di ardite e ardue immagini che lasciano deluso chi cerca riferimenti anatomici o aggiustamenti chiaroscurali, ma anche per il contenuto simbolico che esprimono. Nessun funambolismo stilistico, nessun orpello decorativo, nei grovigli di elementi compositivi ma solo un’armonia di linee tracciate da una mano espertissima, agile, di grande esperienza».
 
 


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