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Archita/L´uomo delle meraviglie

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

19
GIU
2015
È il Leonardo Da Vinci dell’antichità, ma la sua città gli preferisce miti più muscolari come quello degli spartani. Il più grande dei tarantini è stato ricordato in un convegno organizzato dal Grande Oriente d’Italia
 
I tarantini di oggi, soprattutto i giovani, conoscono veramente bene Archita, il più grande tarantino di tutti i tempi?
L’interrogativo ci è stato suggerito da un convegno di studi sul tema: “Archita, l’uomo delle meraviglie”. Il convegno è stato organizzato dalla Loggia “Archita” di Taranto nell’hotel Delfino in occasione del 150° anniversario della I Fondazione del Grande Oriente d’Italia Loggia Archita di Taranto.
Hanno relazionato Fabrizio Piccolo, Antonio Tagliente e Moreno Neri. I lavori sono stati moderati da Francesco Comparato, Maestro Venerabile della Loggia Archita.
Interessanti le notizie emerse nel corso del convegno come quella relativa a nomi molto familiari ai tarantini perché presenti nella toponomastica cittadina e perché eroi del nostro Risorgimento.
Fu Aristosseno, filosofo e valente e impareggiabile teorico musicale tarantino, a scrivere la prima biografia di Archita. Tornando alla Loggia è stato interessante sapere che della stessa hanno fatto parte personaggi come Nicola Mignogna, il tarantino tesoriere della spedizione dei Mille, Cataldo Nitti, Vincenzo Carbonelli, Ciro Giovinazzi e Francesco Crispi.
Fu Pietro Acclavio, il tarantino che donò la sua biblioteca a Taranto e del quale ne è rimasto il nome nella stessa civica Biblioteca, il primo maestro della Loggia Archita di Taranto.
Ritorniamo all’argomento fondamentale riguardante il personaggio Archita.
Qualcuno che ha sentito parlare di lui come matematico e filosofo potrebbe storcere il naso ritenendo l’argomento un po’ noioso. 
Così non è, potete esserne certi.
Intanto, con l’ormai consolidata consulenza dello storico tarantino Antonio Fornaro, andiamo a scoprire gli aspetti più nascosti di questo grande personaggio.
Archita nacque a Taranto nel 428 a.C. e morì nel 347. 
Fu filosofo pitagorico, politico, stratega (governò la città per molti anni con grande attenzione verso i poveri), matematico, musicista e inventore.
Figlio di Mesarco, ricevette da Siracusa in dono un candelabro con 365 lucerne, quanti i giorni dell’anno, quale simbolo della luce del fuoco sacri per il Pritaneo, un grande tempio che era luogo dove si praticava anche la cultura, tanto  cara al nostro Archita, ma dove veniva anche amministrata la Giustizia.
Nella nostra ricerca abbiamo tenuto conto della Storia di Taranto di Giovan Giovine e di un articolo apparso sulla rivista “Galaesus” a firma di Luigia Ardito Mallardi.
Troviamo Archita tra le gemme della splendida Taranto di oltre 2500 anni fa, fondata dai ribelli di Sparta che pare fossero emigrati in massa sotto la guida di un capo di nome Falanto.
Archita, allievo di Filolao, della corrente pitagorica, fu contemporaneo di Socrate e di Platone. Delle opere di Archita non ci restano che pochi frammenti, raccolti con passione da uno studioso tedesco ed è per questo che sappiamo che Archita compose un gran numero di opere, uno sulla musica, uno sull’aritmetica, distinguendo per la prima volta la proporzione aritmetica e di quella geometrica; è di Archita il teorema che risolve con geniale metodo il problema della duplicazione del cubo che ha avuto grande influenza sulla matematica araba.
Un libro sull’astronomia, uno sull’essere, sei sulla saggezza, uno sullo spirito e il sentimento. Ancora opere sulle cose, sulla legge, sulla giustizia, sulle costruzioni navali, sulla felicità e sulla virtù e sugli schiavi, paragonati a cose.
E’ ritenuto il fondatore della meccanica intesa scientificamente. 
Costruì una autentica colomba volante, il primo drone della storia, e si ritiene anche che egli sia stato l’inventore della puleggia, della vite a spirale e della raganella, che i tarantini chiamano ‘ruezzele’ e che in passato veniva regalato ai bambini per la festa di San Giuseppe; veniva usato anche nelle Chiese durante la Settimana Santa quando nelle stesse non era ancora conosciuta la troccola.
Ebbe l’idea di costruire i due giocattoli osservando i miseri trastulli dei bambini figli di poveri o di schiavi.
Secondo Aulo Gellio la colomba consisteva in un oggetto di legno a forma e dimensione di una vera colomba, sospeso a contrappesi e messo in moto da aria compressa nel suo interno.
Aperta una valvola nel congegno, l’aria compressa usciva e imprimeva un movimento alle ali per cui la colomba saliva.
L’apertura e la chiusura successive della valvola permettevano brevi voli sempre più in alto. Variando la direzione, la colomba poteva anche ridiscendere. Archita portò questa colomba anche ad Atene e possiamo con orgoglio dire che fu il precursore di Leonardo.
Grazie all’invenzione della colomba volante si ebbero applicazioni nella carrucola, nelle funicelle  e negli argani idraulici.
Archita fu il capostipite della meccanica. Egli è l’inventore degli ornitotteri, cioè gli apparecchi volanti ad ali mobili.
Si sa poco della sua scomparsa. Si dice che sia morto in un naufragio e che le onde abbiano deposto il suo corpo sul litorale presso Matino, ma non si tratta della cittadina leccese, ma di una spiaggia presso il Gargano.
A tal proposito Orazio racconta che un naufrago, portato al mare su una spiaggia di Matino, vedendo il luogo dove Archita era sepolto, si rattristasse al pensiero che colui che aveva misurato il mare e la terra e le distanze degli astri fosse lì abbandonato e che non avesse potuto sottrarsi al comune fato.
Cari amici lettori, mi piace chiudere l’intervento di questa settimana con l’interessante brano dello stesso Archita: “Si acquista scienza in quanto si impara quello che non si sapeva; e imparare è dato o mediante il concorso di altri, o per opera nostra diretta.
La ricerca scientifica comporta sforzo e disciplina. Trovare senza cercare è difficile e raro, cercando però è facile trovare”.
Al grande Archita è intitolato lo storico Liceo Classico di Taranto, una via e una piazza citadine ed è eretto un monumento nella Villa Peripato.
Allora, cari lettori, se vogliamo imitare soltanto un pochino il grande Archita, dobbiamo seguire il suo consiglio sopra riportato che è sempre attuale. Non è difficile, si può se si vuole. 
Proviamoci!
 
 


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