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Roberto Ferri/Caravaggio contemporaneo

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

26
GIU
2015

Questa è l'arte del tarantino Roberto Ferri, apertamente ispirata dai grandi pittori del Barocco e da antichi maestri del Romanticismo, Accademismo e Simbolismo ai quali lui aggiunge una rilettura innovativa dei linguaggi classici, imponendosi brillantemente nel panorama artistico contemporaneo mondiale, grazie alla sua pittura di forte impatto emotivo che rappresenta la quintessenza dell’eterna fascinazione  dell'alchimia dei corpi. 

Corpi densi di poesia perché immersi nella fragilità e nella forza esistenziale dell'essere umano. Corpi mostrati senza pudori, che esibiscono le debolezze umane e le varie sfaccettature della passione intrisa di aspetti onirici e fortemente simbolici. La perfezione nascosta "nell'imperfezione" di immagini piene di tormento e passione rivela tutto il potenziale nascosto nel lato ombra di ogni essere umano, aprendosi al linguaggio condiviso dell'arte figurativa e mostrando la metamorfosi del corpo, dell’anima e delle parti più oscure che si fondono in perfetta simbiosi. Nei suoi dipinti regnano supremi corpi  nudi e sinuosi tratteggiati in una carnalità prorompente e ritratti con estremo realismo; posture ben scolpite e sensualmente intriganti, spirito e carne indagati con sguardo visionario e poetico che li coglie nelle tonalità più intime e pulsanti, più delicate e sublimi, in un lirismo della carnalità spirituale del corpo che porta a superare i limiti della carne stessa per ascendere verso la trascendenza dello spirito. Estasi e tormento; bellezza e  dannazione; perfetta esecuzione e sublimi giochi di luce; sinuosità e levigatezza della grazia venusiana e muliebre unita a muscolature virili in cangianti variazioni tonali, con un sottofondo di sofferenza da cui derivano quelle deformazioni  del corpo, realizzate dall’artista con una carica passionale  fortemente  provocatoria e di intensità metaforica.Con i dettagli e i simboli che giocano un ruolo fondamentale nelle sue opere. 

Ciò che emerge in modo preponderante è la cura della composizione, la fedeltà dei particolari, il gioco di luci e soprattutto la penombra caravaggesca. Uno stile antico riportato ai giorni nostri, attualizzato. Un germoglio di bellezza tra tanto e inflazionato astrattismo.

 

L’arte è ricerca continua, passione, dialogo capace di rinnovarsi ad ogni sguardo.

Le sue opere nascono da un virtuosismo nato da ispirazioni improvvise e visioni oniriche istintive oppure da scelte studiate e precise?

 

«Per me l'arte è pura espressione di se stessi, di ogni intima e recondita parte. Le mie opere nascono dall'esigenza del momento, è un lungo e infinito viaggio dentro se stessi.

Dipingere è entrare in contatto con l’essenziale e con il proprio lato ombra e trovarsi disarmati e faccia a faccia con due grandi misteri: la vita nella sua essenza reale e se stessi nella nudità del proprio essere».

 

Il suo "denome creativo" sembra  in in bilico tra metamorfosi e transito da uno stadio alchemico all'altro nelle ricerca continua della classicità  al  servizio della modernità. Lei utilizza  la sua pittura  per portare fuori il lato oscuro della sua anima in una eterna lotta tra Eros e Thanatos? 

«Eros e Thanatos sono solo un aspetto di ciò che voglio raccontare. L'anima ha infinite sfaccettature, che sono in continua evoluzione.Eterno conflitto tra angelico e demoniaco, bene e male. Alcuni miei dipinti  mi appaiono in sogno e mi precipito ad annotare e imprimere in un bozzetto quelle idee emerse dal mio inconscio».

 

Il gioco dei colori o della luce e dell’ombra, offrono gli elementi giusti per poter raggiungere un perfetto equilibrio tra espressione, emozione e creatività. Come si estrinseca in lei l’atto creativo e come nasce la sua passione per la pittura?

 

«La pittura ha sempre fatto parte della mia vita. Le mie radici affondano nel colore, fin da bambino. Avevo 10 anni quando nonno Italo mi regalò la prima cassetta di colori a olio, con i pennelli di setola.Ma io rubavo i suoi, di pelo di bue,  perché erano più morbidi.Forse la mia vocazione è nata lì. Per me la pittura è sangue che scorre.Appena terminato il Liceo artistico ho iniziato gli studi di pittura da autodidatta, senza maestri da seguire.Ho lasciato il natio borgo alla periferia di Taranto e mi sono trasferito a Roma, emigrando nel nome dell'arte».

                      

Lei cerca di ricreare la condizione “spirituale” deI miti in lotta tra la beatitudine degli angeli e la dannazione di figure demoniache.Nelle sue opere spirito e carne sono indagati magistralmente  dal sguardo visionario e poetico che li coglie nelle tonalità più intime e pulsanti, più delicate e sensuali in un trionfo della carnalità spirituale del corpo, quanto conta per lei la fusione totale di anima e corpo?

«Purtroppo l'una non può prescindere dall'altra. Due anime si amano totalmente con il corpo, due corpi si fondono in un eterno volo, in una sola anima».

 

La sua arte è fortemente ispirata dai pittori del Barocco e da antichi maestri del Romanticismo, Accademismo e Simbolismo. Lei opera una rilettura innovativa dei linguaggi classici in chiave contemporanea. Come nasce la sua passione per i grandi classici e chi sono i suoi maestri di riferimento passati?

 

«I grandi maestri del passato sono da sempre stati il mio grande amore, la mia guida, la mia scuola. Fin da quando ero piccolo, che sfogliavo l'enciclopedia di mio nonno e passavo le ore ad osservare i dipinti di Caravaggio, Velazquez, Ribera».

 

Lei è stato incaricato di raffigurare il Santo Padre, probabilmente dopo la visibilità che hanno avuto i meravigliosi dipinti che compongono la “Via Crucis” della  Cattedrale di Noto. Rappresentare il Papa è stato un lavoro molto complesso dal momento che ha scelto di dedicarsi solo all'aspetto della sacralità, eliminando gli elementi onirici, inquietanti e surreali che caratterizzano il  suo  stile?

«Proprio così, è stata una grande responsabilità, affidatami dal Governatorato del Vaticano. Ma è stato un vero privilegio per me, rappresentare la sacralità era l'unica via possibile, mettendo da parte tutto il mio mondo».

I grandi nomi della critica la acclamano quale “nuovo Caravaggio”. Calvesi, Sgarbi, Buranelli, Strinati e tanti altri hanno mostrato subito una sincera ammirazione e stima nei confronti  del suo talento artistico.Come vive questo giustificato riconoscimento da parte di pubblico e critica? 

«Per me è una grande soddisfazione, sono tutte persone che stimo e ho sempre stimato. Artisticamente parlando, mi sento una voce fuori dal coro. Perchè non ho nessun senso di appartenenza, tranne che in termini temporali, il presente che vivo». 

 


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