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MARIO DESIATI/La luna e il pallone

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

24
LUG
2015
Incontro con lo scrittore e giornalista che presenta anche a Crispiano il suo nuovo libro edito da Rizzoli. La fine dell’innocenza per molti, nella notte della strage dell’Heysel nel 1985
 
Tacchetti che scalpitano negli spogliatoi… Cuori a mille nella notte delle notti, in cui adulti diventano bambini fra i bambini, con l’unico magico desiderio di poter dire un giorno: “Io ero lì! Sì ero lì nell’85 quando si giocò la finale di Champions League tra Juventus e Liverpool a Heysel, sotto un cielo belga che prometteva pirotecnici incantesimi sportivi…” Qualcosa esplode è vero, ma non un colorato fuoco d’artificio, preludio di un sinistro in rete: è la notte di Heysel nel 1985, è La Notte dell’Innocenza per Mario Desiati che la racconta nell’omonimo romanzo edito Rizzoli (2015).  «Quella notte in diretta Eurovisione» spiega lo scrittore e giornalista che ha presentato lo scorso 10 luglio, il suo ultimo dono letterario nella tappa crispianese della libreria Amico Libro, «tutto era in subbuglio: le strade con ancora qualche ritardatario che correva per raggiungere un televisore, le case vicine che brulicavano di eccitazione e perfino io, solo un bambino di otto anni e con nel cuore la passione per il calcio, che mi affrettavo a lasciare i miei giochi per gustarmi la finale di Champions. Dopo i primi attimi di attesa però, accade l’impensabile: il settore Zeta, zona cuscinetto tra le curve degli Hooligans di Liverpool e quella dei tifosi italiani, crolla sotto i colpi della violenza e della follia del fanatismo. 39 morti quelli sera, 39 nomi che io ho voluto riportare per iscritto nel mio libro perché non vengano più dimenticati, perché non vengano pronunciati frettolosamente come i nominativi di un elenco telefonico. Famiglie intere, nonni, bambini tra cui Andrea Casula di soli 10 anni. Io guardavo quel picco di violenza con i miei occhi, gli occhi di un bambino che giocava a calcio, che aveva atteso i giorni di quella finale come il Natale e che, ed ecco perché il titolo del mio libro La Notte dell’Innocenza, scoprì quella sera del 1985 che lo sport più bello del mondo potesse significare anche morte. Quella notte più di uno di noi perse la propria innocenza, in quel triste e non voluto, rito di iniziazione alla vita vera, alla vita cattiva, che fu la strage dell’Heysel». Il moderatore Vincenzo Parabita, giornalista e direttore di testata, chiede a Mario Desiati: 
Tu Mario, scrivi nel tuo libro: «Fu l’iniziazione al ciclo della vita. …Era come se il calcio, un Dio cattivo, avesse compiuto il suo Olocausto». Come si fa a continuare a seguire ancora il calcio, dopo questo vero e proprio tradimento da parte di uno sport che, prima di Heysel, era pura magia?
«Vi racconto un episodio come piccola premessa: durante uno nei miei patetici tentativi di footing in un parco di Roma (ride, ndr) osservavo un papà al parco con il suo bambino. Adoro rubare i discorsi delle persone e attingere dalla realtà per le mie scritture… A un certo punto il bambino com’era normale, inizia ad assalire il papà dei tanto temuti “perché?”. Dopo l’ennesima incognita, il bimbo chiede al papà: “Papà perché la Luna ha la forma di pallone? E a cosa serve la Luna?”. Il papà risponde, ormai esausto: “La Luna serve a guardare di notte”. Fui molto colpito sia dalla per nulla scontata analogia operata dal bambino, sia dalla riposta del papà che continuava a rimbombarmi nella testa. La Luna serve a guardare di notte, dove tutto altrimenti, sarebbe oscurità. Inizio quindi ad accorgermi dei miei lati oscuri e sì, anche di quelli del calcio, resi più che mai evidenti quella notte all’Heysel. Ma come la Luna, come un faro, la passione pulita dello sport deve illuminare le generazioni future che si avvicinano a esso, controllando sempre però il buio del fanatismo e limitandolo grazie al buon uso della memoria».
Dopo una magnetica lettura di alcuni passi de La Notte dell’Innocenza a opera della giornalista dell’Avvenire, Marina Luzzi, l’autore Mario Desiati concede anche a noi di Extra Magazine un commento, rispondendo alla domanda seguente:  
 
Considerando purtroppo, l’esiguo numero di lettori che l’Italia mostra nel ranking internazionale, la scelta di realizzare un libro sulla strage dell’Heysel nasce dalla Sua volontà di scrittore e giornalista, o dall’utilizzo cosciente del tema calcio che si sa, unisce un po’ tutti gli Italiani (come la crisi e i luoghi comuni)? Scegliere un tema del genere in sostanza, è anche una strategia di spinta alla lettura di una fetta maggiore di pubblico?
«Questo libro è nato,  per lo stesso motivo per cui uno scrittore inizia a comporre e cioè per rabbia e amore, e direi che c’è la mia totale volontà nell’averlo realizzato, volontà legata alla mia identità personale. Poi credo che questo episodio storico si leghi molto al discorso della lettura, perché chi vuole saperne di più a riguardo può conoscere gli eventi di quella notte attraverso documentari, film come “Ritorno a Liverpool” di Mario Giordano. Insomma è un tema dove esistono sicuramente diversi modi per poterne sapere sia nei libri, sia nei documentari, sia nei film. Poi riguardo all’incipit della sua domanda, oltre all’Italia io direi la Puglia, e a tal proposito tempo fa elaborai un dato che ha suscitato molte polemiche, ma era semplicemente un dato oggettivo che vede la nostra regione al penultimo posto nella classifica dei lettori a livello nazionale. Anche se qui ora ci troviamo in un luogo di eroi!» ride, osservando compiaciuto la folta platea di lettori, che ha animato la libreria “Amico Libro”«Secondo me, meno si legge e meno siamo liberi, perché poi appunto rifacendomi a ciò che dicevo prima, conoscendo la storia da altri punti di vista possiamo trarne soluzioni anche per la vita di tutti i giorni. Leggere insomma, è come avere un mazzo di chiavi in più, che prima non avevamo».  
 
 
Chi è l’autore
Mario Desiati
Nato a Locorotondo (città natale) è cresciuto a Martina Franca occupandosi di cronaca politica e sportiva su giornali locali tra cui Il Corriere della Valle d'Itria. In seguito alla laurea in Giurisprudenza conseguita a Bari nel 2000 ha lavorato in uno studio legale e pubblicato saggi sulla responsabilità civile. Nel 2003 si è trasferito a Roma, dove è stato caporedattore della rivista Nuovi Argomenti ed editor junior della Arnoldo Mondadori Editore. Dal 2008 a ottobre 2013 si è occupato della direzione editoriale di Fandango Libri confluita oggi nel gruppo indipendente Fandango editore. Ha scritto e pubblicato poesie, antologie, saggi e romanzi. Collabora con La Repubblica e L'Unità. Da un suo romanzo è stato tratto il film Il paese delle spose infelici, opera a cui non ha collaborato come sceneggiatore. Sue opere sono tradotte in inglese, tedesco, francese, spagnolo, olandese, coreano. Nel 2011 è finalista al Premio Strega con Ternitti. Pubblica nel 2015 ed edito Rizzoli, La notte dell’innocenza, vibrante resoconto della strage dell’Heysel nel 1985, durante la finale di Champions League tra Juventus e Liverpool.
 
Strage dell’Heysel
Ai molti tifosi italiani, buona parte dei quali proveniva da club organizzati, fu assegnata la tribuna delle curve M-N-O, che si trovava nella curva opposta a quella riservata ai tifosi inglesi; molti altri tifosi organizzatisi autonomamente, anche nell'acquisto dei biglietti, si trovavano invece nella tribuna Z, separata da due basse reti metalliche dalla curva dei tifosi del Liverpool, ai quali si unirono anche tifosi del Chelsea, noti per la loro violenza (si facevano chiamare headhunters, "cacciatori di teste"). Circa un'ora prima della partita (ore 19.20; l'inizio della partita era previsto alle 20.15) i tifosi inglesi più accesi – i cosiddetti hooligan – cominciarono a spingersi verso il settore Z a ondate, cercando il take an end ("prendi la curva") e sfondando le reti divisorie: memori degli incidenti della finale di Roma di un anno prima, si aspettavano forse una reazione altrettanto violenta da parte dei tifosi juventini, reazione che non sarebbe mai potuta esserci, dato che la tifoseria organizzata bianconera era situata nella curva opposta (settori M - N - O). Gli inglesi sostennero di aver caricato più volte a scopo intimidatorio, ma i semplici spettatori, juventini e non, impauriti, anche per il mancato intervento e per l'assoluta impreparazione delle forze dell'ordine belghe, che ingenuamente ostacolavano la fuga degli italiani verso il campo manganellandoli, furono costretti ad arretrare, ammassandosi contro il muro opposto al settore della curva occupato dai sostenitori del Liverpool. Nella grande ressa che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono contro le recinzioni. Il muro a un certo punto crollò per il troppo peso, moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla e uccise nella corsa verso una via d'uscita, per molti rappresentata da un varco aperto verso il campo da gioco. Dall'altra parte dello stadio i tifosi juventini del settore N e tutti gli altri sportivi accorsi allo stadio sentirono le voci dello speaker e dei capitani delle due squadre che invitavano alla calma, senza tuttavia capire quello che stava realmente accadendo. Un battaglione mobile della polizia belga, di stanza a un chilometro dallo stadio, giunse finalmente dopo più di mezz'ora per ristabilire l'ordine, trovando il campo e gli spalti nel caos più totale, invasi da frange inferocite di tifoseria bianconera. Gli scampati alla tragedia si rivolsero ai giornalisti in tribuna stampa perché telefonassero in Italia, per rassicurare i familiari. I morti furono 39, dei quali 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. Oltre 600 i feriti. La diretta televisiva dell'incontro in Italia, su Rai Due, si aprì con il video volontariamente oscurato, mentre il costernato commentatore Bruno Pizzul tentava di attribuire l'imprevisto a cause tecniche; tuttavia il TG1 nel giro di pochi minuti iniziò a riportare le immagini degli incidenti e degli spettatori che cadevano a frotte nella scalinata, cosicché i telespettatori in attesa poterono comunque apprendere della tragedia in atto. Dopo quasi un'ora e mezzo di rinvio, alle 21.40 le due squadre entrarono in campo. Si decise di giocare ugualmente la partita, poi vinta dalla Juventus.
 


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