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STEFANIA PASSARELLI-GARZO / POESIA DAGLI ALBERI

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

2
OTT
2015
Non ghiande o gemme, ma pagine e libri che vengono giù dagli alberi. Un inizio d’autunno non di foglie ma di voci eterne, quelle degli attori che hanno animato il Filecenza! Libri sotto gli alberi! – Piccolo festival di letteratura a Bari
 
«Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto, ma niente è falso».
Come dirlo meglio di Gigi Proietti? Sarebbe finto e anche falso… Tutt’altro che bugia è stato di sicuro, il calore di anime e voci, che ha infiammato il Filecenza! Libri sotto gli alberi! – piccolo festival di letteratura, giunto alla sua quarta edizione. La Masseria Carrara CEA WWF – Centro di Educazione ambientale in via Delle Rose, zona industriale Bari-Modugno, ha impedito un vano falò di carta, ospitando la lettura diretta e immortale di poesie, a cura degli attori del Laboratorio “Del Vento e della Carne”. Sotto la supervisione del direttore artistico Andrea Cramarossa, co-conduttore della giornata insieme a Mariella Lippo, il team del laboratorio costituito da Mario Carone, Maria Cataldo, Rosalia Gambatesa, Federico Gobbi, Caterina Orlando, Stefania Passarelli-Garzo e Maurizio Sarni, ha tradotto in voce e respiro, le liriche degli autori presenti domenica 27 settembre. Uno start d’eccezione con Dale Zaccaria, poetessa romana e collaboratrice della compianta Franca Rame, che ha presentato il workshop  Memoria corpo e voce – La drammatizzazione del testo poetico, coinvolgendo i partecipanti. Molti di più di quelli che ci si aspettava, e ce lo conferma anche Stefania Passarelli-Garzo, che ha avuto il piacere di concederci alcuni commenti sulla giornata.
Stefania, c’è stato un feedback positivo secondo te domenica? Il teatro fuori dalle mura di un teatro, riesce ancora a richiamare pubblico?
«Assolutamente sì. La giornata di domenica è stata davvero un gioiello stupefacente, un momento di rara bellezza e condivisione, non solo tra noi attori ma anche e soprattutto da parte del pubblico. Iniziare poi con Dale Zaccaria, magnetica rappresentante della poesia come drammatizzazione e non come semplice declamazione, ha fatto il resto. La Masseria Carrara è effettivamente un luogo che ti coinvolge nella sua forza destrutturale: stiamo parlando di una struttura risalente al 1500, circondata da ulivi secolari a cui abbiamo appeso libri, perché il tema di Filecenza era appunto quello di dar vita a letture che hanno a che fare con la terra e con il territorio. Non mattoni o poltroncine rosse quindi, ma vento tra gli alberi che scuotono pagine di vita e poesia. È stato bellissimo farne parte e assistere allo stesso tempo».
Rispetto alla performance teatrale classica, che impegna tutto il corpo, esiste un escamotage per catturare l’attenzione dello spettatore durante una lettura, a livello fisico più statica? Penso per esempio all’immortale Edith Piaf che su consiglio del suo manager, iniziò a muovere teatralmente le sue mani, stregando il pubblico durante le sue esibizioni.
«In realtà l’evento di domenica scorsa è stato pensato proprio per non apparire come una lettura statica, anzi. Sotto la guida del nostro insegnante Andrea Cramarossa, abbiamo coinvolto il pubblico non solo con la nostra voce, ma anche proprio da vicino, accostandoci agli spettatori e trasmettendo loro, la forza del momento poetico, col corpo. È stato molto intenso e la risposta dei presenti non ha tardato ad arrivare. È molto soddisfacente cogliere il feedback di cui parlavamo prima, attraverso una forma di teatro sperimentale e in effetti, tutt’altro che convenzionale». 
Com’è stato dar voce ad autori presenti quel giorno e quanto è importante, lavorare in un team consolidato?
«La collaborazione in campo artistico è vitale! Soprattutto all’interno di una compagnia teatrale o in un gruppo come il nostro, che ha fatto del laboratorio permanente, una seconda casa. E in una casa, in una famiglia, non si ci può comportare come isole distanti tra loro. Sono molto contenta di far parte di un gruppo come quello del Laboratorio del Vento e della Carne perché, pur essendo composto da sette personalità intellettualmente impegnative, nessuno ha prevaricato sull’altro e questo si è potuto toccare con mano durante il Festival Filecenza, una vera boccata d’ossigeno di arte e vita. E poi gli autori… Diversi tra di loro per temi e approccio, ma tutti ugualmente affascinanti. Era la prima volta che mi capitava di leggere autori viventi e allo stesso tempo, presenti in “sala”, ed è stato emozionante. In particolare ho avuto l’onore di leggere un brano di La città inventata di Maurizio Evangelista, tradotto in serbo-croato e vincitore di numerosi premi e un altro de Il giorno di Carbinè, di Italo Interesse che narra di un soldato senza nome, che assiste alla battaglia del ’500 tra Carovigno e Taranto. Una sfida per me, perché tradurre un linguaggio epico nella mia sensibilità di attrice e donna di oggi, non è stato semplice, ma molto coinvolgente. E poi come dimenticare il mio coetaneo Mario Pennelli, simpaticissimo e brillante, autore di stornelli alla maniera quasi di De Andrè, che con un’ironia meravigliosa parlava di sé come poeta senza atteggiamenti snob, ma con tanta naturalezza. I suoi Canti di terra e di mare hanno riscosso successo e il suo porsi così allegramente, anche. Mi ha ricordato che il segreto della vita forse, è non prendersi troppo sul serio e che anzi, questo è un vero e proprio atto di sopravvivenza che ad un certo punto, ci si deve…»     
 


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