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Marisa Vinci/ La nostra compagnia

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

5
FEB
2016
La coinvolgente carica di un gruppo di attori dilettanti che hanno scelto il teatro per investire il tempo libero e la propria voglia di mettersi in gioco divertendosi. Ecco l’esperienza della Compagnia Teatrale Popolare Martinese
 
Quale modo migliore per riscoprire le origini della propria terra se non unire la complicità di un gruppo affiatato e il fascino dell’espressione teatrale. A Martina Franca da una semplice idea, da qualche anno è nata una compagnia teatrale che periodicamente porta sul palco delle originali sceneggiature in vernacolo, ultima delle quali presentata in occasione delle festività natalizie. Ospite delle pagine di Extra Magazine Marisa Vinci, nella vita avvocato, nel tempo libero –invece- guida di un allegro gruppo di provetti attori che, mettendosi in gioco, puntano a far (ri)scoprire gli inconfondibili suoni che solo un dialetto come quello martinese può offrire. Il gruppo prende il nome di Compagnia Teatrale Popolare Martinese ed è formata da gente, proprio come la signora Vinci, impegnata a più livelli nella società civile. Ecco a voi la piacevole chiacchierata con la presidente della CTPM Marisa Vinci, buona lettura.
Dunque presidentessa Vinci, come e quando nasce l’idea di metter su la CTPM? Chi sono i cosiddetti “fondatori”?
«La compagnia nasce su iniziativa di un gruppo ristretto di amici che già in passato, ai tempi del BiBluAr per intenderci, animava qualche serata con canzoni, cabaret e altro. Io francamente ricordo appena le performance di questi spensierati ragazzi, perché sono “quel tantino più giovane” che in una certa fase della vita fa la differenza. Ma mi dicono che riscuotevano un discreto successo (e non solo a livello locale –avvalendosi di uno sgangherato mezzo di fortuna raggiungevano anche località del Salento e dell’Italia Centrale –non certi del rientro- dove tenevano spettacoli). Il gruppo era formato da Franco Basile, Donato Marinosci, Arcangelo Conserva, Ginetto Campanella, Paolo Oliva e Pino Cigliano. Salvo altri saltuari. Negli anni i sei amici sono rimasti in contatto, anzi meglio, all’occorrenza sono stati di sostegno reciproco. Nel 2014, su iniziativa di Paolo Oliva che contatta Franco, Donato e Arcangelo, riaffiora l’idea di tornare “sulle scene”. Ginetto e Cigliano si lasciano subito coinvolgere e si fa strada quindi una prima “bozza” della CTPM. Ovviamente non ritengono che il loro sia un circolo chiuso, tutt’altro. Ecco quindi che la sottoscritta e Tiziana Recchia, attratte dall’entusiasmo del gruppo, ne diventano parte integrante. Così come Anna Maria Le Grazie e Michele Leserri. Nasce così l’attuale CTPM». 
 
Adesso da quante persone è formata questa agguerrita compagine di provetti attori?
«In verità non saprei rispondere a questa domanda. Alcuni pur facendo attivamente parte della compagnia e condividendone i progetti, non desiderano apparire in scena e/o cimentarsi nella recitazione. È il caso ad esempio di Anna Maria Le Grazie, che mette però a disposizione il suo tempo offrendo aiuto durante le prove, oppure nella correzione/rimaneggiamento dei testi; altri, come ad esempio Giovanni Martucci, prediligono cantare; Rita Martucci e Franco Scialpi, invece,  quando possono, si alternano nella ottima conduzione;  c’è poi chi è consapevole, in occasione dell’organizzazione di un evento, di non poter assicurare la costante presenza alle prove e quindi, si limita ad offrire il contributo in termini di tempo che può, come è accaduto di recente ad esempio con Magda Giuliani e Antonio Giuliani o come lo è stato in passato con Martino Minardi, Amalia Liuzzi e altri. Quello che voglio dire é che la compagnia non è costituita solo dagli “attori” o comunque da coloro che appaiono in scena. Sottolineo che i testi sono rigorosamente della CTPM e che quelli delle canzoni richiedono un grosso lavoro per essere adattati alle basi musicali. A tal proposito devo dire che la maestra Pasqua Viesti è intervenuta in nostro soccorso così tante volte che ormai la consideriamo a tutti gli effetti membro della compagnia. Stessa cosa dicasi per Josè Conserva, lui non lo sa, ma fa parte della Compagnia. È il caso di dire che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, perché puntualmente approfittiamo della sua disponibilità, esperienza e professionalità. Insomma, anche se forse non trapela, di lavoro ve n’é».
 
Nel corso del tempo, la CTPM ha incrementato i propri consensi. Secondo Lei, qual è il segreto di questo successo?
«“Successo” è una parola grossa. Siamo sicuramente gratificati dai consensi. Ci stimolano a mettere in cantiere l’esecuzione di ulteriori idee e progetti. Io penso che le centinaia di persone che sono venute a vederci si siano divertite, perché pur apparendo evidente che non abbiamo nessuna pretesa di essere considerati attori nel senso vero del termine, riusciamo a trasmettere la nostra voglia di offrire una serata di svago, di divertimento e riusciamo a farlo divertendoci noi stessi ma con il limite costituito dal rispetto che sempre si deve avere per il pubblico. Tutto ciò viene percepito e inevitabilmente si crea in sala un’atmosfera conviviale, amicale in cui “pubblico” e “attori” sembrano confondersi. Non ultimo è da considerare l’importanza del dialetto: è magico. Riporta all’infanzia e alle tradizioni gli adulti, mentre incuriosisce i più giovani. Il quotidiano, molto spesso per ragioni di lavoro (scuola), non offre la possibilità di ricorrere al dialetto per comunicare, penso però che sia una lingua che ci manca, di cui vogliamo sentire il suono e che molti vogliono riscoprire/conoscere».
 
A seguire la CTPM diversi nuclei familiari, un vero e proprio aggregatore di generazioni. 
«A seguirci sono persone di ogni età, per le ragioni che ho già detto. Quello che proponiamo e come lo proponiamo, infatti, piace alle famiglie e finisce per essere aggregante. Offriamo l’occasione di trascorrere una piacevole serata assieme: nonni, genitori e figli. E poiché il dialetto diventa per noi lo strumento per rispolverare e far conoscere usi, tradizioni, cucina, personaggi, vicoli e contrade di Martina, ma anche per proporre temi di attualità, alla fine dello spettacolo si va via con un sorriso sulle labbra e con qualche piccolo spunto per una bella conversazione».
 
Recitare per natura è molto difficile, ma recitare in vernacolo lo è ancora di più. 
«Siamo tutti dei dilettanti, quindi è imbarazzante l’utilizzo del termine “recitare” riferito a noi. Sì, è vero il dialetto martinese è difficile e unico, noi oltretutto cerchiamo di essere quanto più autentici possibili nella ricerca dei termini, ma il vernacolo ha anche un grande pregio quello di rendere un concetto in maniera semplice e diretta. In conclusione: è certamente facilitato chi di noi è abituato a ricorrere al dialetto comunemente per interloquire, altri fanno più fatica. La fatica viene però compensata dalla spontaneità e naturalezza che il vernacolo riesce a infondere in noi». 
Secondo Lei sarebbe una buona idea insegnare il dialetto nelle scuole come modo per salvaguardare le nostre origini?
«Ritengo che le nuove generazioni debbano conoscere questa lingua. È importante sapere da dove proveniamo per capire dove siamo diretti. Lo so, é la solita frase fatta, ma c’è del vero. Come ho già detto prima, il dialetto diventa strumento per conoscere il nostro passato, le nostre tradizioni, sì, le nostre origini. Quel bagaglio che sarebbe utile portarsi dietro per non perdere di vista la realtà e per affrontare preparati il futuro. Circa l’insegnamento del dialetto nelle scuole dico che sarebbe bello, ma sono realistica, mi rendo conto che i nostri ragazzi sono già oberati dallo studio di numerose materie. Mi piacerebbe, però, che la scuola rivolgesse maggiore attenzione al dialetto, che ne rivalutasse l’importanza rimettendo agli insegnanti delle materie di pertinenza il compito (insomma autori locali e opere in vernacolo possono ben rispondere alle esigenze didattiche)». 
 
In che modo i lettori di Extra Magazine possono mettersi in contatto con voi e seguire le vostre attività e magari avvicinarsi al mondo della recitazione?
«Al momento i lettori di Extra Magazine possono mettersi in contatto con noi tramite i vari componenti- fondatori della CTPM che ho menzionato oppure tramite posta elettronica all’indirizzo ctpm_2016@libero.it. Poi c’è Facebook, dove “il mi piace” sulla pagina “Compagnia Teatro Popolare Martinese” o su “Gruppo Amici della CTPM” non “dispiace”. Stiamo comunque allestendo una sede dove incontrare le tante persone che hanno mostrato curiosità e espresso il desiderio di essere dei nostri.  Per far parte della C.T.P.M. è indispensabile solo voglia di divertirsi e di riscoprire il “tempo libero” dandogli un senso».
 
In conclusione, chi vuole ringraziare e salutare per il modo con cui sostiene l’intero progetto CTPM?
«Quanto ai ringraziamenti, sicuramente in questo momento Extra Magazine per l’opportunità che ci dà di raggiungere i suoi numerosi lettori. A seguire i nostri fedelissimi, ovvero quella parte di pubblico presente a ogni nostra rappresentazione; poi tutti gli amici, sostenitori, fiancheggiatori. Insomma tutti quelli che sin dall’inizio ci hanno messo nelle condizioni di poter andare in scena. Sono tanti e non voglio offendere nessuno dimenticando qualche nome». 
 


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