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GRAZIE, MAESTRO! (La Cultura non ha muri)

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

25
FEB
2016
“Come faccio a spiegare a mia moglie che quando sto guardando fuori dalla finestra sto lavorando”.
Avrei potuto dare inizio al mio omaggio a Umberto Eco scegliendo fra le numerosissime affermazioni del maestro su quesiti filosofici, letterari, semiologici, politici, religiosi e su ogni campo dello scibile umano.
Ma ho scelto questa immagine “casalinga” perché prima ancora del grande letterato, del famosissimo scrittore, io amo la personalità di Umberto Eco, l’uomo curioso e studioso. Il suo essere marito per 52 anni, padre e nonno presente, il suo umorismo e la sua coerenza, la voglia e il bisogno di libertà, la capacità di esprimere sempre e comunque  il proprio pensiero e di spaziare con saggezza dai fumetti a Dante, dalla fenomenologia di Mike Bongiorno alla storia della lingua italiana, il suo auspicare “una rivoluzione culturale, senza morti, né feriti, con cervelli che si confrontano e partoriscono nuove idee”. 
Condivido pienamente il consiglio dato nella lettera al nipote, di allenare il muscolo della memoria, mi impegno come insegnante perché ciò venga fatto dalle giovani generazioni, perché  “se non esercitato, rischia di avvizzirsi e tu diventi un idiota”.
Rimango piacevolmente colpita ed estasiata nel vederlo camminare nei corridoi della sua casa: labirinto di libri, una biblioteca composta da innumerevoli volumi di ogni genere letterario, tutti letti e studiati, e “non solo quelli”.
Metri e metri di scaffali che sostituiscono le pareti, così anche il muoversi in casa, l’andare da una stanza all’altra diventa metaforicamente movimento culturale, un respirare continuamente saperi, conoscenza, parole, pensieri, e poi la passione per la musica, il suo essere anche musicista, suonava benissimoe “molto, molto spesso” il flauto e tra i suoi brani preferiti “Follia”, con il quale ha avuto inizio il rito funebre laico, scelto perché, come afferma la moglie, “la follia ci ha accompagnato da sempre”.
Non commette l’errore di sconsigliare l’uso dei computer e di tutte le nuove tecnologie, ma invita a saperli usare criticamente, perché “il nostro cervello ha più connessioni”, e a scuola, dice, rispondendo a un suo allievo, “dovrebbero cercare di insegnare a utilizzare i computer per memorizzare quello che è accaduto prima della tua nascita, a chattare con la storia del mondo, a filtrare e a confrontare le informazioni di Internet. Dovresti, però, sempre prediligere i contatti faccia a faccia, perché i social network danno diritto di parola anche agli imbecilli, che prima parlavano solo al bar dopo un bel po’ di bicchieri di vino rosso”.
Anche il mondo del cinema può vantare di essere stato tra gli interessi di Umberto Eco, un grande conoscitore di quest’arte, un cultore, un appassionato.
“ll cinema è un alto artificio che mira a costruire realtà alternative alla vita vera, che gli provvede solo il materiale grezzo.”
Qualsiasi argomento lo vedeva preparato, pronto al confronto e nulla poteva “prenderlo in contropiede”, né la politica, né la religione dove aveva compiuto un cammino al contrario: dall’azione cattolica e la tesi su San Tommaso D’Aquino a essere “credente laico”, “laico turbato”, “relativista ateo”.
L’ultimo saluto a Umberto Eco è stato un susseguirsi di: brillante, accattivante, avvincente, studioso, saggio, ironico, intelligente, preparato, osservatore acuto, sperimentatore e… tanto, tanto altro ancora.
A me, oltre al bellissimo titolo del New York Times “L’accademico che naviga tra i due mondi” e ancor più Le Monde “Il grande alchimista destinato all’immenso”, piace ricordarlo, forse vi sembrerà ovvio, come MAESTRO.
Perché il maestro non muore mai: vive nei suoi scritti, nei suoi insegnamenti, nel suo esempio, perché lascia un’impronta sulla quale tutti possono proseguire il cammino.
Grazie Maestro, per aver arricchito le mie conoscenze, per avermi lasciata con il fiato sospeso mentre attraversavo le pagine dei suoi romanzi,  per avermi guidato, con i suoi consigli, a stilare la mia tesi di laurea, per la sobrietà  con cui ha lasciato questa terra, sovrastato da tanti, semplici, fiori di campo e camomilla, grazie e…buon viaggio!
ROSA MARIA MESSIA
 


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