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LA SCATOLA NERA

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

3
MAR
2016
Sarà sicuramente colpa del vento che da Los Angeles è giunto fin qui,portando con sé miriadi di immagini e tante statuette dorate: premio delle eccellenze di quest’arte meravigliosa  chiamata cinema, sarà stato quel vento fortissimo che mi ha travolta e mi sono lasciata prendere da quella fame di film che non ammette dieta alcuna, se non quella dettata da una scelta ponderata, strettamente personale, fatta di “cibo” di qualità.
E così sono passata, in poche ore, da Woody Allen a Giuseppe Tornatore, con colonna sonora del Maestro Ennio Morricone, per approdare a Paolo Genovese.
Proprio al termine della sua ultima fatica, mentre scorrevano i titoli di coda e la mia mente continuava a pensare e a riflettere, mi si è materializzata la variante di un’espressione di Schulzeriana memoria“Un penny per…il tuo cellulare”.
Oggi, infatti,ad essere un mistero non è più il pensiero dell’altro, ma quella “scatola nera”, il suo “giardino segreto”, la sua “memoria virtuale” nella quale vorremmo frugare, “una camera privata”, in cui desidereremmo entrare.
Gli psicoanalisti consigliano di non varcare quella porta, perché in un rapporto d’amore o d’amicizia che sia, è bene averesempre un proprio spazio che va salvaguardato e tenuto segreto. La “memoria di un cellulare è parte della nostra intimità”e come tale esclude l’altro e gli altri.
Il film parte, facendopropria una frase di Gabriel Garcia Marquez: “Ognuno ha tre vite: una pubblica, una privata, una segreta”,  poi la vicenda si snoda nella consapevolezza che tra un gruppo di amici di vecchia data non possono esserci queste tre differenziazioni.
Intorno ad una tavola, luogo in cui tutti ci ritroviamo con costanza e spesso con passione, si svolge tutta la trama del film, mirabilmente scritta da cinque penne, che permette allo spettatore di sentirsi anch’egli protagonista, ospite di questa cena, in quanto si riconosce, del tutto o in parte, in uno di loro e nella quale riconosce tanti dei suoi amici.
Tutte le “tematiche attuali” vengono toccate, non ultima quella dell’omosessualità,la difficoltà del coming out, l’accettazione da parte degli altri, che si dicono aperti e amici, il “pacchiano” tentativo di assumere un “comportamento politicamente corretto”.
Ma è proprio l’ospite inatteso, eppure onnipresente: il cellulare, che li travolge e stravolge tutte le convinzioni, tutti gli equilibri, tutti gli irrisolti.
I critici hanno spaziato tra “film di scrittura”, “film sull’amicizia”, “concentrato sui dialoghi”, “realistico”, “mai noioso”, “emerge un grande affiatamento del cast”, “spirito scoliano” e tanto altro ancora.
A chi in sala, tra un sorriso e una risata, è stato invitato a pensare, è subito emersa la superficialità con la quale affidiamo tutti i nostri segreti, i nostri vissuti, le immagini più care “alla scatola nera della nostra anima”, pur consapevoli della caducità dell’oggetto.
Poi, lì, al buio hai un attimo di smarrimento, per un secondo pensi di esserti distratta, ma non è così, hai visto scorrere sullo schermo la vita di sette amici e anche quella di coloro che i cellulari hanno portato in scena, ma, forse il più maturo del gruppo, ha la consapevolezza che “siamo tutti frangibili, chi più, chi meno” e…gli equilibri, l’intimità, la stanza segreta, la terza vita è salva.
A ricordo della serata solo una foto realistica, un selfie di volti sorridenti e sullo sfondo un’eclissi…di luna.
 



Commenti:

Lina 20/MAR/2016

Centrato in pieno. Complimenti, davvero.

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