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Laura Stradaroli/ Scrivere per non morire scrivere per tornare a vivere

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

17
MAR
2016
Il dolore ha sempre un doppio volto, può annientare o avere il potere di far emergere qualità sconosciute. Ci spinge a evolvere, scardina certezze, diventa motore di rinascita ed evoluzione perché "le anime più forti sono quelle segnate dalla sofferenza" e l'incontro con la direttrice responsabile della rivista Domus Aurea Magazine conferma  questa tesi
 
Laura, creatura iperattiva e dall'anima poliedrica. Pittura, teatro, editoria e giornalismo sono i campi in cui ti cimenti con grande successo. Attualmente sei  direttrice responsabile della rivista Domus Aurea Magazine. Parlaci  della vulcanica  Laura.
"Una, nessuna e centomila... così mi avrebbe probabilmente definita Pirandello, paragonandomi a una sua famosissima opera. In verità la vita ci costringe ad assumere diverse identità per riuscire a trovare una giusta collocazione nel mondo. Io ho sempre perseguito la qualità della vita e l'ho arricchita di contenuti, di interessi e soprattutto di cultura. Reputo che la cultura e il lavoro siano gli unici strumenti che ci rendano esseri liberi. Io sono una donna iperattiva e ho riempito i vuoti della mia esistenza con progetti capaci di coinvolgere soprattutto i giovani. La rivista è la mia "bambina di carta". Dopo tanti anni di giornalismo nei quotidiani ho deciso di dedicarmi ad una rivista patinata che  parlasse di bellezza, di architettura sostenibile, di legno, di contenuti di spessore tecnico e umano, fatta dalla gente per la gente. Domus Aurea magazine è una finestra sul mondo del giornalismo periodico che non ha la presunzione di insegnare, ma di condividere. La scrittura per i ragazzi invece mi permette di realizzarmi e sentirmi utile, in fondo sono anche un'insegnate e il mio cuore è legato alla formazione permanente. Sono una Montessoriana che ama L'Emilio di Rousseau e ancora legge Il Piccolo Principe di Antonie de Saint – Exupéry. Il Teatro c'è sempre stato nella mia vita. La mia famiglia amava molto  il teatro e la lirica e  ho condiviso con i nonni e i miei genitori la tradizione. Ho frequentato corsi (Il metodo Stanislavskij e il Teatro delle maschere) e recitato sempre a livello amatoriale. Ho iniziato con Pirandello per arrivare, passando per Goldoni, al teatro comico. Oggi mi occupo di regia, di spettacoli musicali e di poesia, anche attraverso concorsi come il prestigioso Calicanto, progetto della Pro Loco città di Meldola. Per 12 anni ho studiato  canto gregoriano e ho cantato anche in San Pietro per papa Wojtyla. Fra i tanti interessi c'è anche la pittura. Ho iniziato da piccola come autodidatta, il primo concorso l'ho vinto a 15 anni. Poi di seguito a livello nazionale e internazionale (Parigi, New York, Berlino, Doudelange...). Una pittura romantica (dopo anni di tecnica ad olio sono passata all'acrilico) influenzata da impressionisti e macchiaioli; non solo paesaggio o nature morte, ma figurativo legato alla mia terra, alla tradizione contadina".
"Le anime più forti sono quelle segnate dalla sofferenza” diceva Gibran e tu sei  un grande esempio. Per superare l'immenso dolore derivante dalla perdita della tua unica figlia, hai iniziato a scrivere favole terapeutiche. E' nato così "Pensieri di Carta", un libro che  raccoglie  quindici fiabe/favole che affrontano argomenti difficili con un linguaggio semplice ma incisivo: bullismo, anoressia, bulimia, pedofilia, amicizia, il concetto di morte e vecchiaia, la solitudine, il valore della famiglia. Il libro ha ricevuto un prestigioso riconoscimento europeo per “l'alto valore educativo”. Parlaci delle tue  favole terapeutiche. 
"Il più grande dolore per un essere umano penso sia la perdita di un figlio. Sono stata una vittima di abusi e questo ti fa morire dentro. Ho perso la mia unica figlia per questo. Per ricominciare ad amare la vita e il mondo ci sono voluti anni di lavoro introspettivo su me stessa. Il libro è nato come risposta al dolore. Scrivere tutto ciò che avrei voluto insegnare a mia figlia, metterla in guardia sul male che possono fare le persone, piccole o grandi che siano. Una dopo l'altra sono arrivate le favole-fiaba e nel giro di sei mesi ho chiuso i testi e inviato il manoscritto alle stampe. Ho promosso poi il progetto (pedagogia sperimentale che è stata anche l'argomento della mia tesi di laurea in Scienze dell'Educazione e della Formazione) in diverse scuole del nord d'Italia e al sud. La vera ricchezza è la scheda finale che diventa un gioco importante per i ragazzi, da fare  con i loro insegnanti e  con i propri genitori. Un lavoro meraviglioso che mi ha portato a conoscere tanti insegnanti di valore che hanno collaborato con me per 5 anni. Ed è grazie a loro che il libro ha ricevuto, dalla Comunità Europea, un premio "per l'alto valore educativo"". 
Al dolore per la perdita dell'amata figlia, subentra il trauma dovuto alla scoperta della sindrome di Cushing, tua convivente da oltre 20 anni. Riconoscerla è stato complesso? Come vive un malato "invisibile" vittima di diagnosi difficilmente diagnosticabili?
"Riconoscere la sindrome di Cushing non è stato facile. E' una malattia legata a tumori ipofisari che si riscontra già nei bambini. Gli esperti in Italia sono pochi per questo ho inserito nel mio sito www.laurastradaroli.it, una pagina con informazioni sullo scienziato che l'ha scoperta e dal quale prende il nome (mentre studiava il tumore ipofisario negli animali), gli effetti collaterali, le patologie, la trasformazione del corpo, l'eccessivo aumento di peso; a chi appoggiarsi per i ricoveri ospedalieri, chi consultare per avere una qualità della vita, il possibile intervento o i medicinali da assumere. Una strada lunga che ho percorso da sola. Visto che i medici non credevano alle mie intuizioni, ma ritenevano la causa della mia trasformazione fisica un problema di natura alimentare e caratteriale, fermandosi alla sola apparenza come si fa in Italia. Ho preso i libri di medicina e ho studiato il mio caso partendo dalle alterazioni dei valori: obesità, diabete mellito2, ipotiroidismo, ipertensione, sindrome ormonale e sindrome metabolica. Tutto riconduceva inevitabilmente alla ghiandola ipofisaria e ad un tumore benigno al cervello. La mia tesi poi è stata convalidata da medici tedeschi, italiani e americani. Così sono ripartita da zero, mi sono ricostruita una vita nuova, ho perso peso, ho trovato una qualità della vita con una notevole impennata della mia autostima. In pochi anni, anche a livello professionale, ho concretizzato quello che non avevo fatto in una vita. Purtroppo nei confronti di certe malattie le famiglie sono sole, i pazienti sono soli. L'informazione non è all'altezza della situazione e della pericolosità delle patologie che la sindrome scatena. Quindi è necessario fare veicolare le informazioni in rete. Anche una sola esperienza positiva diventa speranza per tutti".
La tua è una storia così particolare e "rara" ma  riguarda anche chi non ha vissuto queste esperienze, perché nella vita di ognuno avviene, prima o poi, un qualche evento traumatico che segna il confine tra un prima e un dopo. Un evento che richiama inevitabilmente la paura della morte e dell'eterna lotta tra Eros e Thanatos. Raccontare la voglia di sconfiggere  il dolore  aiuta a  creare un cammino di autoconoscenza e crescita personale? 
"Il dolore è il nostro compagno di vita. Può essere piccolo, grande, immenso, ma è sempre dolore. Non ha età e non conosce tregua quindi dobbiamo imparare a conviverci con gli strumenti che abbiamo. C'è chi può permetterselo e si affida ai terapeuti. Io non potevo permettermelo e quindi per esorcizzarlo ho utilizzato una cosa che sapevo fare: scrivere. La scrittura è coinvolgente, non giudica, è liberatoria. Quando rileggi dopo qualche tempo ti accorgi che quella persona che si descrive sei tu, nei racconti ci sei tu, nelle poesie sei protagonista. Diventi il terapeuta di te stesso, impari a conoscerti e ad amarti. Cresce così l'autostima e il bisogno di rientrare nel mondo perché si ha ancora il bisogno di amare e di trasmettere amore. Scrivere per non morire, scrivere per ritornare a vivere. La parola scritta è potente. Verba volant, scripta manent, dicevano i latini e concordo con questa locuzione. Ci accompagna nel nostro viaggio di autocoscienza e ci permette di rivedere le nostre posizioni. Chi siamo stati, chi siamo, dove andiamo, la parola si fa spazio nella nostra quotidianità e aiuta a dialogare con il mondo".
Dopo un lungo percorso da pubblicista,  occupandoti per anni di politica, economia, cronaca bianca, arte e spettacoli, nel 2003 l'esame da professionista: "Il Messaggero", "Romagna Mattina de L'Unità", "Il Resto del Carlino" e "La Voce di Romagna". L'incontro che cambierà la  tua vita è legato all'apertura della sede de "Il Messaggero" a Forlì grazie a Raul Gardini, allora presidente del Gruppo Ferruzzi. Parlaci del tuo iter di giornalista quando ancora esisteva il vero giornalismo. 
"Sono stata una donna fortunata, mentre studiavo legge iniziai come collaboratrice de Il Messaggero e conobbi quello che poi diventò il mio mentore, l'inviato di guerra Marco Guidi che allora si occupata della redazione forlivese voluta da Raul Gardini. Grazie a lui sono cresciuta a "pane ed etica". In oltre 20 anni di giornalismo non ho mai avuto una denuncia e dire che mi sono occupata di politica, economia, giudiziaria, cronaca bianca e basta sbagliare una virgola o un verbo per cambiare la sorte di una persona o infangarne la reputazione. Dopo anni di onorata professione ho lasciato i quotidiani perché non mi riconoscevo più in un mondo di squali dove la politica e il potere hanno inquinato l'informazione, il sapere, l'approfondimento. Sono sempre stata cosapevole che il vero potere non è quello dei politici, ma quello dei giornalisti che possono cambiare in peggio la vita degli esseri umani pubblicando notizie false, tendenziose, costruite a tavolino. Ricordo con tristezza il periodo di "Tangentopoli", doveva essere un'epurazione di massa contro il malcostume generale invece colpì solo alcuni personaggi. Ne seguirono suicidi, famiglie roviate e poi si scoprì nel tempo che alcune delle vittime erano innocenti. Un trafiletto a piede di pagina e nessuno ne parlò mai più. Oggi vivo un giornalismo di approfondimento e sono felice della scelta che ho fatto. Mi occupo di bellezza, di arte, di bioarchitettura, di viaggi sostenibili e trasmetto emozioni". 
Riusciremo a vedere la vulcanica Laura anche in politica? Progetti lavorativi e obiettivi per il tuo futuro prossimo?
"Sono una donna in costante divenire per questo quando chiudo un progetto ne ho già pronto uno nuovo. Nel mio futuro vedo un viaggio in America che riguarda la mia professione di editor (sto lavorando ad un manoscrito a 4 mani), la possibilità di candidarmi a sindaco nel mio paese con una lista civica e il consolidarsi di una bellissima storia d'amore che sto vivendo, perché al di là di tutto la vita senza amore perde i suoi colori e perde di significato. Solo l'amore è vincente ed è l'unico strumento contro l'oblio degli uomini. Buona vita a te e ai tuoi lettori cara Mina".
 


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