MENU

Cataldo Il Santo Patrono da scoprire

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

6
MAG
2016
Il Santo raccontato dallo storico Antonio Fornaro attraverso leggende, fonti storiche, agiografiche e iconografiche passando attraverso i simulacri che si sono alternati nel tempo. I miracoli del Santo e le tradizioni collegate alla sua vita di Vescovo e alle attività marinaresche di Taranto. La proverbistica e il “dolce di San Cataldo”. Il Santo visto da Tommaso Niccolò d’Aquino e da altri autori. Il programma dei festeggiamenti civili e religiosi
 
Nei giorni 8, 9 e 10 Taranto e la sua Diocesi nella quale ricade anche Martina Franca festeggerà il Santo Patrono Cataldo nell’anno della Misericordia come da programma che alleghiamo a parte in questo servizio.
Ancora oggi, a distanza di tanti secoli, la storia non ha ancora definito se Cataldo sia stato originario dell’Irlanda, come ha ufficializzato anche la Chiesa di Taranto, o abbia origini longobarde come sostenuto dallo storico tarantino Alberto Carducci che vedrebbe nel nome Cataldo la derivazione dal germanico “Gaidolaus”, cioè “potente con la lancia”. Sta di fatto che fin dalla nascita sorsero leggende intorno al Santo del quale abbiamo certezza che fu consacrato Vescovo di Rackau e che poi andò in Terra Santa come pellegrino.
Ma, per saperne di più, abbiamo gentilmente avuto dallo storico tarantino, prof. Antonio Fornaro, le bozze di una sua prossima pubblicazione dal titolo: “Cataldo, il Santo dei tarantini”.
Fornaro ci ha confermato che realmente Cataldo andò in Terra Santa, che sulla strada del ritorno fece un sogno nel corso del quale gli fu indicato il posto dove sarebbe approdato subito dopo aver superato una tempesta. Tutto ciò si verificò e la nave che lo trasportava approdò a Portus Adrianus, diventato poi Porto San Cataldo. Di là iniziò a piedi il cammino verso Taranto operando miracoli fino a risuscitare un morto, come si può vedere in uno dei grandi dipinti all’ingresso della Cattedrale di Taranto.
Morì in età avanzata l’8 marzo dopo essere stato Vescovo di Taranto per 20 anni.
Il suo corpo fu trovato il 10 maggio 1071 in un  sarcofago che racchiudeva il corpo del Santo che emanava profumo e aveva addosso una crocetta recante incise le lettere iniziali della parola “Cataldus”.
Un tempo San Cataldo veniva festeggiato dai tarantini l’8 maggio ma anche il 10 maggio, giorno del ritrovamento del corpo, il 17 maggio, ottava della festa e la prima domenica di settembre.
Fino agli anni ’50 intorno alla Cattedrale si svolgeva la fiera di oggetti in terracotta che venivano usati dalle massaie al posto dell’attuale pentolame in acciaio ma una sezione della fiera era dedicata anche ai giochi che praticavano i bambini e tra questi c’era la statuina in argilla di San Cataldo e quella con il carabiniere con il fischietto.
Ancora oggi, come nel passato, la cerimonia a mare si svolge l’8 maggio e viene preceduta da una cerimonia che si tiene in Cattedrale conosciuta con il nome dialettale di “ ‘u pregge”, una sorta di privilegio che viene concesso perché il Santo possa attraversare i due mari del capoluogo ionico ma la parola significa anche impegno da parte del Sindaco a riconsegnare la sera del 10 maggio la statua come da appositi verbali firmati la sera dell’8 e del 10 maggio.
Spettacolare la processione a mare dell’8 maggio alla quale partecipa l’intera città e tutte le componenti cattoliche della Diocesi. A Mar Grande esiste un citro di diametro molto ampio conosciuto con il nome di “Anello di San Cataldo” perché la tradizione vuole che Cataldo, venendo a Taranto, abbia voluto celebrare una sorta di sposalizio tra lui e il mare lanciando in quel punto il suo anello episcopale. Sta di fatto che la processione a mare storicamente è attestata soltanto a partire dal 1833.
Il vecchio ponte di Taranto si chiamava Cataldo Umberto I, Cataldo in onore del Santo e Umberto I in onore del re. La notizia viene fornita da Vito Forleo in “Poemetti Municipali”.
Nella Basilica di Betlemme sull’ottava colonna a destra della navata si può vedere l’effige di San Cataldo in abiti episcopali. In Puglia sono 25 i luoghi di culto per il nostro Santo che è venerato dalla Sicilia fino a Genova ma anche all’Estero come in Francia, a Malta, a Betlemme e in Africa dove un centro medico-sociale è intitolato a lui.
La prima statua del Santo realizzata fu un mezzo busto del 1346 che rimase tale fino al 1465 quando fu allungato in una vera e propria statua d’argento. La data del 1465 è importante perché Taranto era stata liberata dalla peste per intercessione del Santo, ma mancavano i fondi e il sindaco Troilo, Protontino, fece una sottoscrizione tra i cittadini e decise anche di vietare l’ingresso in città ai forestieri. La leggenda narra che tale decisione non sarebbe piaciuta al Santo tanto che l’indomani la sua statua non fu trovata nella nicchia del Capellone e soltanto il giorno dopo la trovò in fondo ad un pozzo una donna.
E’ nata da qui la frase secondo la quale San Cataldo ama di più i forestieri.
La nuova statua fu fatta a Napoli e piaceva molto ai tarantini ma fu rubata la notte del 2 dicembre del 1983. Spettò all’artista grottagliese Orazio del Monaco dare ai tarantini una nuova statua, ma fin  dai primi anni si mostrò molto pesante per cui si è giunti nel 2003 all’attuale statua dell’artista di Oriolo Romano Virgilio Mortet.
Sono numerose le statue che in città parlano di San Cataldo, ma l’espressione più bella è quella raffigurata nel dipinto del De Matteis nel Cappellone di San Cataldo dove il Santo è rappresentato unitamente a tutto il grande stuolo di santi venerati dai tarantini.
Le nostre nonne pregavano il Santo in dialetto chiedendo di liberare la città dai flagelli e dai terremoti, da fulmini e tempeste, da guerre, fame e peste.
Sono presenti nel Museo Maiorano a Palazzo Pantaleo gli ex voto che attestano i miracoli del Santo. Interessantissima risulta la lode che Tommaso d’Aquino scrive nel terzo libro delle “Delizie tarentine” in onore di San Cataldo.
Anche la proverbistica ha detto la sua su San Cataldo tanto che ancora oggi i tarantini ripetono che “Di San Cataldo va via il freddo e torna il caldo” e “Se di maggio non arriva l’otto non ti togliere cappello e cappotto”.
La tradizione vuole che di San Cataldo si debba consumare l’ultimo “sannacchiudere”, dolce tipico tarantino di Natale e la classica copeta, ma da circa un decennio i tarantini non fanno mancare sulla loro mensa il dolce di San Cataldo, a forma di anello, inventato dal panificatore e pasticcere Giovanni Doro.
Di San Cataldo i tarantini consumano il tipico pranzo della festa non facendo mancare i prelibati frutti di mare unitamente alla frutta fresca e secca che si può trovare sulle bancarelle nei mercati della festa.
Unitamente ai festeggiamenti religiosi e civili il programma si caratterizza per una serie di iniziative di carattere culturale come la “Giornata Cataldiana della Scuola”, il Premio “Cataldus d’Argento”, iniziative culturali, come a partire da quest’anno, una collana intitolata “Fragmenta” diretta da Emanuele Ferro e Vittorio De Marco e stampata dall’editore Mandese oltre alla giornata del “Laudato Sì”, all’Info Point turistico per i Beni Ecclesiastici ad un concerto con il grande organo sinfonico di San Cataldo.
Insomma ci sono tutti i buoni motivi per vivere questi tre giorni in sintonia con  i tarantini stretti intorno al loro santo al quale non possono e non sanno rinunciare.
 
 
Taranto
Il programma dei festeggiamenti 
Domenica 8 maggio: alle ore 18.30 il Capitolo Metropolitano consegna la statua del Santo Patrono a Ippazio Stefàno, sindaco del Comune di Taranto. Processione della statua del Santo Patrono: Largo Arcivescovado, Corso Vittorio Emanuele II, Porto Mercantile, Banchina Sant’Eligio. Imbarco sulla Nave “Cheradi” della Marina Militare. Processione a mare. La fanfara della Marina Militare effettuerà un servizio musicale in prossimità del Monumento al Marinaio, recentemente restaurato. Al passaggio del Canale Navigabile dal Castello Aragonese: tradizionale fiaccolata cascata d’argento (a cura de “Il Pirotecnico” di Insogna Gaetano - Taranto); benedizione di S.E. mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto, al mare, alle navi ed alle barche dei pescatori. Sbarco alla Discesa Vasto, Piazza Castello, via Duomo e rientro in Cattedrale.
Martedì 10 maggio - San Cataldo, “Patrono della città e dell’arcidiocesi di Taranto”. Alle 17: Solenne Messa Pontificale presieduta da Monsignor Santoro; 18,30: Processione della Statua del Santo Largo Arcivescovado, corso Vittorio Emanuele II, piazza Castello, via Matteotti, via Margherita, via Anfiteatro, via Berardi, piazza Maria Immacolata, via D’Aquino. Dal balcone della chiesa del Carmine, l’arcivescovo rivolgerà il saluto alla città ed impartirà la solenne benedizione; ore 23 dal Castello Aragonese: Fuochi pirotecnici della Ditta “Il Pirotecnico” di Insogna Gaetano di Taranto.
Accompagneranno la processione le Bande “Città di Taranto” del maestro Simonetti e G. Chimienti di Montemesola del maestro Lorenzo De Felice. In piazza della Vittoria il complesso bandistico “Santa Cecilia - Città di Taranto”, diretto dal maestro Giuseppe Gregucci, eseguirà l’esecuzione dell’ “Inno a San Cataldo”. Alle ore 23, dal Castello Aragonese, fuochi pirotecnici.
L’8 maggio si svolgerà il Palio di Taranto e il 9 maggio la consegna dei Premi “Cataldus d’Argentus”.
Dall’ 1 al 7 maggio si potrà visitare gratuitamente il Palazzo Arcivescovile mentre dall’ 1 al 10 maggio l’ingresso al Museo diocesano comporta un ticket di 3 euro.
Il 10 maggio in Piazza Garibaldi ci sarà dalle 15 alle 20 l’annullo filatelico di Poste Italiane. Si potrà anche visitare il Castello Aragonese.
Queste le scuole vincitrici per il Concorso per il Manifesto di San Cataldo: Scuola primaria “Falcone-Pirandello” di Taranto; per la scuola media “De Amicis” e “Galilei” di Taranto e per la scuola superiore il liceo “Aristosseno” di Taranto.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor