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No all'antiquariato della memoria

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

1
FEB
2013

 

Storia e memoria strumenti utili alla costruzione del senso di responsabilità e, con le nuove generazioni, di un profilo identitario che abbia come cardine l’integrazione e la condanna di ogni forma di razzismo, evitando l’estetica e la retorica  del dolore
 
La memoria individuale non ha bisogno di giornate specifiche per ricordare. Il ricordo – se si  sa, se  si conosce –  assale in ogni momento, in ogni luogo. Non in un giorno particolare. Eppure il 27 gennaio- Giorno della Memoria, volenti o nolenti, si presenta una motivazione forte per ricordare agli “smemorati” il grande strappo rappresentato dalla Shoah. Quello che va evitato è la pietà facile e l’edulcorazione dei fatti, l’approssimazione dei dati storici ad usum di una certa estetica (letteraria, poetica, cinematografica) del dolore, nella quale la retorica confonde il ricordo oggettivo dei fatti. Troppe volte la dimensione della commemorazione tende a raccontare l’olocausto come una sorta di male assoluto, senza che questo vada a ridefinire i contorni, lo scenario nel quale si trovarono vittime e carnefici, la logica sulla quale si costruì  lo sterminio. Il rischio da evitare è quello di un ricordo in cui bene e male, buoni e cattivi  si contrappongono,  perdendo di vista i fatti, la storia. La storia di un’Europa che dalla Shoah  nasce e si crea con un intento ben preciso: quello della piena assunzione delle proprie responsabilità, evitando la facile tentazione all’autoassolversi e impegnandosi in un cammino che veda nel confronto, nel dialogo, nell’integrazione, nell’accettazione del diverso le mete a cui tendere. Queste le riflessioni che Moni Ovadia, ha sollecitato nel corso dell’incontro svoltosi nei giorni scorsi presso la Sala degli Uccelli, nell’ambito delle iniziative legate, appunto, alla Giornata della Memoria che hanno visto attiva, tra l’altro, una  rete di ben 7 scuole  della Valle d’Itria, guidata dall’I.C. “A.R. Chiarelli”,  presso l’Auditorium Comunale “Valerio Cappelli” con un incontro di riflessioni collettive sul  dramma della Shoah, dal titolo “La forza di un ricordo”.
Ma storia e memoria hanno valore rispetto al presente se una comunità ritiene di assumerle come elemento di identità, se le singole persone le ritengono un valore. La memoria come la storia se non viene ritenuta utile nei confronti del presente, se non è strumento che serve alle singole persone nel processo di costruzione della propria identità, è destinata a diventare un monumento e a disperdersi nel niente. L’auspicio è che il nesso memoria-storia riscriva con le nuove generazioni i valori e soprattutto che non si dimentichi né dal punto di vista storico, né da quello emotivo, che  i razzismi sono un problema aperto e che la strada per il rispetto  delle minoranze etniche, culturali, religiose e la convivenza civile va percorsa ogni giorno con tenacia e consapevolezza. 
E a proposito di strade e percorsi, nel riquadro accanto, si riporta la sintesi, curata da una studentessa dell’IPSS “A.Motolese” , di un’esperienza didattica vissuta dalle classi terza, quarta e quinta dell’indirizzo grafico-pubblicitario,  all’insegna  della definizione dei contorni identitari della nostra Regione in rapporto alla presenza  delle comunità ebraiche  e al valore dell’accoglienza. 
 
 
 


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