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Festival della Valle d'Itria/ Amore, croce e delizia

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

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LUG
2016
Continuano a diffondersi le note della 42^ edizione del Festival della Valle d’Itria, in una triade di eventi che hanno come protagonista il sentimento che muove il mondo
 
Sarà per l’argomento, sarà perché siamo in piena estate, “fatto sta” che l’aria si è subito riscaldata alla presenza di “Baccanali”, “Così fan tutte” e dei “Giochi di Eros”.
Dopo trecento anni torna in scena “Baccanali”, l’opera di Agostino Steffani su libretto di Ortensio Mauro.
Suggestiva e al quanto appropriata l’ambientazione del Chiostro di San Domenico, se si pensa che l’opera del 1695 “era stata pensata per essere rappresentata all’aperto”.
La festa in onore di Bacco, liberatrice, purificatrice, capace di far sprigionare energia vitale e sacra.
Così, in scena il bacio di Bacco trasforma, cambia, cura, sana.
Già alle prime note del cembalo suonato dal direttore d’orchestra Antonio Greco, tutti i presenti si ritrovano coinvolti nella festa e con ogni probabilità aspettano, in cuor loro, di essere baciati e trasformati dal dio del vino ed essere inebriati per poter vivere liberamente sentimenti e passioni.
Bellissimi i costumi di Manuel Pedretti che sembrano entrare e fondersi con la scenografia di Alessia Colosso.
Tra le sue note di regia, Cecilia Ligorio, invita a lasciare per un attimo il peso del mondo per danzare al ritmo dei nostri desideri, perché i Baccanali “svegliano, entusiasmano, festeggiano la Vita”.
Non ci è dato sapere, ma mi piace pensare che le donne baciate da Bacco siano poi diventate le protagoniste di “Così fan tutte”, opera conosciutissima di Mozart, fortemente voluta da Giuseppe II, per “celebrare”la convinzione che in amore la fedeltà non esiste.
Un bellissimo e bravissimo don Alfonso, al secolo Daniele Antonangeli, conduce i giochi che porteranno alla dimostrazione di questa inconfutabile affermazione: “Di pasta simile son tutti quanti/le fronde mobili/l’ aure  incostanti/mentite lacrime/fallaci sguardi/voci ingannevoli/vezzi bugiardi/son le primarie lor qualità”. Queste le parole di Despina, interpretata dalla bravissima NaoYokomae, cantante e attrice, capace di dare anima e corpo alle parole: “ E’ legge di natura/e non prudenza sola/Amor cos’è?/Piacer, comodo, gusto/gioia, divertimento/passatempo, allegria/non è più amor/se incomodo diventa/se invece di piacer nuoce e tormenta”.
Il brevissimo black out ha reso più viva “la diretta” e ha palesato l’alta professionalità dei cantanti e dell’orchestra guidati dal grande Maestro Fabio Luisi.
Piacevolissima opera che, nonostante la durata, ha carpito l’attenzione del pubblico, che con un lunghissimo applauso ha “costretto” a più uscite i protagonisti e ha permesso, a chi io so, di far propria “Fortunato l’uom che prende ogni cosa per buon verso/e tra i casi e le vicende/da ragion guidar si fa/Quel che suole altrui far piangere/fia per lui cagion di riso/e del mondo in mezzo ai turbini/bella calma troverà”. Questa appassionante triade si completa con “I giochi di Eros” due opere che dimostrano, se mai ce ne fosse bisogno, l’internazionalità del Festival, i cantanti, infatti, portano in scena in lingua inglese “A Hand of Bridge” e “The Bear”.
La prima, che vanta il primato di opera lirica più breve con i suoi dieci minuti appena, ha come protagonisti due coppie, nel gioco e nella vita, intente in una partita di bridge.
I dialoghi si sviluppano tra il tavolo da gioco e i brevi momenti nei quali i giocatori si allontanano a turno dal tavolo, esprimendo i propri pensieri e i diversi vissuti.
Tante le analogie tra il bridge e la vita quotidiana, e seppur nella sua brevità, emerge chiaramente che intorno al tavolo da gioco in realtà ruota la mancanza d’amore che caratterizza la vita dei quattro protagonisti.
Quest’opera di Barber lascia la scena a Walton con la  sua  “The Bear”. La vedova inconsolabile, il servo che le consiglia di guardarsi intorno perché ancora giovane e bella e Smirnov che pretende il saldo del debito del defunto.
Ognuno porta avanti con fermezza le proprie idee, i pensieri e le convinzioni.  Sembrano essere irremovibili, fin al momento del duello che li vede, prima pistola in mano,ma subito dopo, cuore in mano,l’uno nelle braccia dell’altra.
Così agli occhi dell’esterrefatto  servo, così si spengono le suggestive, molteplici, piccole luci del Chiostro di San Domenico, così si concludono i Giochi di Eros, in realtà, solo quelli previsti per questa sera.
 


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