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Istantanee/ Quando la luce suona sui volti e sulle rughe

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

2
FEB
2017

È dedicata ai mestieri artigiani della Valle D’Itria la mostra fotografica di Daniele Barraco che nasce per riportare alla luce le testimonianze di mestieri ormai dimenticati

Ogni qualvolta mi accingo a visitare una mostra, ho lo stesso stato d’animo di chi è in procinto di intraprendere un viaggio.
Così sono entrata nei locali della DIGIMEDIA PRODUCTION, in via Sallustio 32/b, a Martina Franca, dove è stata allestita e sarà visitabile fino alla fine di febbraio,  la mostra fotografica “Artìre”, 13 scatti di artigiani martinesi, mirabilmente ritratti dal bravissimo Daniele Barraco.
Mi fermo subito dinanzi a uno scritto, posto all’ingresso, a firma del professor Giovanni Liuzzi: “Fino alla metà del XX secolo le classi sociali erano quelle dei galantuomini,  degli artieri e dei contadini. La categoria sociale intermedia era quella dell'artir, gli artefici, gli artigiani appunto, che non erano coloro che esercitavano le belle arti o le arti liberali, ma  coloro che  producevano manufatti di varia natura…”
L’ambiente è accogliente e ogni foto è un racconto, un vissuto, una storia, il passato che si fa presente, nella speranza recondita che diventi anche futuro.
U vuccire, u mestedasce, u scarpere, u cusetore, u varvire, u scarpere, u rawuagnele, ucaseddere, u fotogrefe, a femene de chese, l’unico ritratto al femminile di colei che “non sarebbe da considerare un artiere, ma molto di più, perché oltre che aiutare il coniuge, adempiva a molteplici compiti in casa, all’educazione dei figli e diverse incombenze al di fuori delle mura domestiche, insomma “nafemenazze”… categoria, oggi, purtroppo in via d’estinzione”.
Lungo il viaggio il visitatore è libero di muoversi, fermarsi, tornare indietro, perché a me è capitato, come se quel ritratto appena superato avesse ancora qualcosa da dirmi. La presenza degli organizzatori è discreta, sono io che mi avvicino a Vanna Aquaro e le chiedo come nasce l’idea della mostra, mi dice che “alla base di tutto c’è la volontà, il desiderio, la “fissazione” di valorizzare il territorio e  di spingere fortemente l’artigianato, che è la nostra storia e potrebbe continuare ad esserlo”.
Digimedia Production si occupa di servizi, nello specifico noleggio di attrezzature fotografiche “ad alto livello”, come si suol dire, compresi elettricisti, tecnici delle luci, prerequisiti fondamentali: alta professionalità e conoscenza della lingua inglese.
Ora il desiderio è quello di ampliare gli orizzonti, trasformare questa ampia e “calda” location in un luogo nel quale ci siano eventi, workshop, mostre, libreria fotografica, “una Galleria londinese a Martina Franca”, afferma Pino Friuli, che si è avvicinato a noi e che con Vanna e il figlio Andrea sono la mente, il cuore e le braccia di tutto ciò.
Poi c’è l’artista, l’artefice, l’artigiano,  il fotografo: Daniele Barraco, di origini liguri, ma innamorato della Puglia, della nostra Martina, del suo lavoro, che ha inizio un po’ per caso dopo quindici anni dedicati alla musica, dopo la consapevolezza che era giunto il momento di cambiare perché la sua creatività e la sua arte aveva l’esigenza di esprimersi attraverso l’obiettivo.
La sua macchina fotografica ha immortalato molti volti famosi: Ligabue, De Gregori, Favino, Ilary Blasi, Bennato, Christopher Walken, Giusy Ferreri , Eugenio Finardi, Luca Zingaretti, Biagio Antonacci, Luca Carboni e tanta “gente comune”. Per lui non c’è alcuna differenza, “la mia passione è prima per la persona e poi per la fotografia, ci raccontiamo storie, ci confrontiamo, dialoghiamo, poi c’è lo scatto”. E’ uno scambio emozionale, “intimo”, privato.
E’ proprio così, da quelle immagini emerge la sua verità… “le sue foto scavano le facce dei suoi soggetti, ne rivelano spesso segreti ignoti a loro stessi, imperfezioni, tensioni intime e imbarazzanti”, così ebbe a dire Pierfrancesco Favino.
Martina è uno dei luoghi delle sue vacanze, i nostri caseifici e le nostre vucciarie sono luoghi cari e molto apprezzati, questo ci fa sperare che non si allontanerà facilmente dal nostro paese e ciò significa che potremo ancora godere  della sua arte, della sua bravura, della sua capacità introspettiva, della sua… bellezza!
“La mostra mira a far conoscere gli epigoni di una civiltà che rischia di scomparire, minacciata dal consumismo, dalla globalizzazione e dall’affermarsi della società liquida teorizzata da Zygmunt Bauman”.
 



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