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Quanto è social questo Shakespeare

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

22
FEB
2017

Un omaggio al grande autore con uno spettacolo che, con ironia e uso di linguaggi giovanili e multimediali, racconta la figura del maggior drammaturgo occidentale

Che il teatro sia un luogo magico non è certo una novità. Lo stesso Eduardo un giorno ebbe a dire: “Il teatro è una grande magia: fa vivere sulla scena una finzione che, come i trucchi degli illusionisti, sembra realtà. Gli spettatori sono presi da questa magia e fingono di credere e credono, in realtà, fin quando dura la commedia che gli avvenimenti siano reali”.
Qualche giorno fa il Teatro Verdi ha visto il palco trasformarsi addirittura in un’aula scolastica, ora di letteratura inglese, argomento: “#PiùShakespearepertutti”, docenti d’eccezione Antonio Stornaiolo e Vito Signorile.
Interessante l’idea di parlare di questo grande autore in occasione del 400°anniversario dalla scomparsa, un rendergli omaggio con un’azione teatrale che coinvolge gli spettatori, allievi o no che siano, sin dall’inizio. Quasi un gioco teatrale, con tanto di improvvisazione scenica, proprio come da tradizione del teatro elisabettiano.

Ci si chiede subito chi fosse Shakespeare, perché a distanza di secoli le sue opere risultino essere così attuali, perché i suoi sonetti sono così belli, tanto da essere ancora declamati con passione e da suscitare interesse anche nelle nuove generazioni. Proprio a loro è rivolto in primis lo spettacolo, le mattinèe vedono il sold out in tutti i teatri pugliesi. Merito senz’altro della bravura degli attori e del loro saper essere coinvolgenti e capaci di rendere interattiva “la lezione”, ma anche il fascino dei testi shakesperiani ha il suo peso nel successo dello spettacolo a detta di tanti “… divertentissimo, leggero, mai superficiale, social, giovane, fresco, adatto a tutte le età”.

“37 tra drammi e commedie e ben 154 sonetti”, tra questi tantissimi ancora utilizzati per “comunicare” su whatsapp, su facebook, su altri social.

Sono fermamente convinta del valore indiscusso della lezione frontale, ma non escludo assolutamente che venga affiancata da esperienze come questa. Durante il primo quadrimestre la professoressa Anna Maria Basile dell’istituto comprensivo Giuseppe Grassi mi parlava con entusiasmo dell’esperienza vissuta dai suoi alunni che avevano avuto l’opportunità di interagire con una docente madrelingua francese e con lei approfondire, rigorosamente in francese, la biografia di Victor Hugo, le caratteristiche proprie della sua scrittura, le sue opere, per poi assistere tutti insieme allo spettacolo “Il gobbo di Notre Dame” senza l’ausilio di sottotitoli. Ho avuto modo di leggere quanto riportato da Alessia Angelini, Virginia Gianfrate, Antonella Dell’Erba, Monica Acquaviva e Sveva Chirulli, alunne dell’ultimo anno della Scuola Secondaria di Primo Grado che esprimono entusiasmo per l’esperienza vissuta esottolineano l’importanza di momenti formativi “originali”, capaci di coinvolgere, carpire l’attenzione e suscitare interesse negli studenti.

Questo è avvenuto a teatro, questo quanto hanno espresso gli spettatori nella chat. Sì, uno spettacolo, “#PiùShakespearepertutti”, con tanto di numero di cellulare fornito subito, perché tutti potessero interagire e inviare poi un messaggio, che per autori e attori diviene occasione di testare se gli obiettivi sono stati raggiunti, un vero e proprio feedback.

E come dopo ogni lezione che si rispetti, a fine argomento trattato e “studiato”,anche sul palco, un test per verificare quanto appreso dagli spettatori-allievi.

Tra l’interpretazione magistrale di Vito Signorile e la bravura indiscussa di Antonio Stornaiolo si giunge al termine dell’ora e dimostrata la grande capacità di giocare con le parole, ma anche la poca originalità dell’ autore inglese, resta la convinzione del suo essere senza tempo, autore di sempre e… per sempre!



 



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