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L'Italia migliore

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

15
MAR
2017

La presentazione del libro "Un patrimonio italiano. Beni culturali, paesaggio, cittadini" dell'archeologo e accademico Giuliano Volpe diventa occasione per una vera e propria lezione sulla valorizzazione e gestione del nostro bene comune

 Quante volte dinanzi a un'opera d'arte sono rimasta incantata, senza parole, attonita.
Quante volte, visitando  un museo ho sperato che l'orario di chiusura non arrivasse mai, desiderosa di poter ritornare nella sala precedente, di poter avvicinarmi nuovamente a quella teca, di fermarmi ancora una volta ai piedi di quel grande quadro, nel quale mi perdo, nel quale entro, del quale divento protagonista ponendomi mille domande alle quali solo l'autore avrebbe potuto rispondere e che, capite benissimo, rimangono e rimarranno sempre degli interrogativi irrisolti.
Questa mia naturale propensione per l'arte, il considerare  la valenza dell'educarsi al bello, al valore storico e culturale di un luogo, di un periodo, di un oggetto, mi ha portata ad essere fruitrice attenta e interessata all'incontro organizzato dalla dottoressa Rosa Colucci, direttore della Nostra testata e delegata provinciale FAI, che ha visto come oratore il professor Giuliano Volpe intento a parlare di "Un patrimonio italiano, beni culturali, paesaggio e cittadini".
 Parlare di questo argomento non è certo cosa facile, soprattutto se si vuol mantenere desta l'attenzione e l'interesse dello spettatore.  Ma l'indiscussa bravura dell'organizzatrice e del professor Volpe hanno fatto sì che tutti i presenti fossero rapiti dagli argomenti presentati e dalle immagini proiettate.
I problemi del Ministero dei beni culturali sono noti, se non a tutti, sicuramente ai più, basti pensare che si sono susseguiti ben 25 ministri in soli 40 anni e che l'impianto culturale è rimasto quello del 1909 e della legge fascista del 1939.
 Emerge sicuramente la necessità di rinnovare in diversi campi: nella tutela, nella valorizzazione, nelle forme di gestione, nella partecipazione attiva del fruitore.
E' quanto mai necessario superare una visione antiquaria e accademica, che allontana, anziché avvicinare all'arte e al patrimonio italiano.
 Soffermando l'attenzione sui musei e sulle aree archeologiche, una slide esplicativa ha evidenziato come e cosa, in realtà, dovrebbero essere: luogo vitale, inclusivo, capace di suscitare curiosità, piacere, emozioni; stimolare domande  da parte di ogni visitatore e suggerire risposte; avere pannelli chiari e comprensibili, che accanto a termini tecnici e "antichi" abbiano parole comprensibili; garantire luoghi di relax e ristoro.
 Ascoltavo queste affermazioni, ed è stato un attimo, la mia mente è andata ai musei visitati a Londra, dove tutto questo è presente, dove la fruizione è interattiva, dove anche due bambine, all’epoca, hanno potuto interagire attivamente, conservando memoria, protagoniste di una storia, di quel racconto a cui faceva riferimento il professor Volpe, auspicando un “museo capace di proporre un racconto”.
 Ma prima di concludere il suo interessantissimo intervento, ha dimostrato come anche in Italia ci siano esempi virtuosi di recupero delle zone archeologiche e di musei, soprattutto lì dove il cittadino ha sostenuto e voluto fortemente essere mecenate.
 L’incontro ha avuto luogo presso la Fondazione Paolo Grassi, che è esempio lampante del recupero di un vecchio convento, per divenire sito in cui pullulano tantissime attività culturali e artistiche di altissimo livello.
Così come viene sottolineato con orgoglio che il  Museo Archeologico di Taranto può vantare un aumento di visitatori negli ultimi anni, soprattutto dopo l’apertura del secondo piano, questo a conferma del fatto che quando le cose funzionano bene e sono saggiamente amministrate trovano riscontri positivi da parte dei cittadini, anche molto giovani.
  L’Italia è arte, l’Italia è patrimonio da tutelare, ed è incoraggiante constatare che ci sono operatori e amanti così sensibili, come Rosa Colucci, Giuliano Volpe, Antonio Scialpi, Franco Punzi, Eva Dell’Innocenti,  capaci di spendersi a favore di questo nostro bene immenso.



   



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