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Categoria: CULTURA
Si sono conclusi i festeggiamenti in onore di San Cataldo, patrono di Taranto, confermando ancora una volta il forte legame che unisce ancora oggi i tarantini al loro patrono. Ecco i momenti più belli, fermati dall'obbiettivo del nostro fotografo
Il fotografo ha indubbiamente il compito di documentare per gli organi di informazione i momenti salienti della festa, ma pochi sanno che, pur nella confusione, il fotografo sa ritagliarsi uno spazio in cui, pur restando tra la folla che lo circonda riesce a zoomare sul Santo e a intraprendere con lo stesso una sorta di dialogo muto.
Il fotografo è un essere umano come tutti noi, con la passione per la fotografia ma che vuole dare un tocco al suo lavoro professionale e, soprattutto, esprimere ciò che l’occhio umano non potrà mai vedere. Tra lui e il Santo si intesse un dialogo fatto di sentimenti profondi dell’animo, sembra un momento magico e idoneo per la preghiera.
Sì, il fotografo prega senza fasi vedere e senza farsi sentire, senza fare rumore, nell’anonimato della folla.
E’ questo un aspetto importante che ci preme sottolineare nel breve commento ad alcune foto del nostro Marcello Dalla Rena.
Nelle foto da noi selezionate e che sottoponiamo all’attenzione del lettore, come si può notare il fotografo non appare, eppure senza il suo click deciso in un momento particolare e straordinario la sua presenza si trasferisce sul soggetto visivo, il Santo che per un verso ammira la barocca facciata della sua casa, il Duomo, per l’altra sembra volersi illuminare più del solito tra i multi colori delle lampadine che vestono a festa Piazza Duomo. Poi il Santo in forma solenne si mostra al suo popolo, ma il suo sguardo dove è rivolto? Al cielo e ai mari di Taranto, ma si posa anche, in maniera non visibile, sul volto del fotografo, del bimbo, dell’anziano e della vecchina che si accontenta di vederlo dietro i vetri della propria casa.
Il resto è preghiera e quella vera richiede il massimo silenzio e rispetto.
