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Amarcord/STARACE E I MOSCHETTI

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

28
SET
2017

Quella volta che l’onorevole Starace volle visitare Martina Franca

Mio padre, nato nel 1925, come tutti i bambini dell’epoca il sabato indossava i panni del “Balilla” e si recava all’adunata per l’addestramento.
Nella Martina Franca di quell’epoca, per come si viveva tranquilli, schierarsi o meno per il regime non era una reale necessità, in quanto gli operosi cittadini del paese pugliese, si occupavano, più che altro, di sfamare le loro famiglie, lavorando nei campi o nelle botteghe artigiane.
Così mio nonno, Mest’ Paol, noto sartore, cuciva abiti per i signorotti martinesi e divise per i gerarchi fascisti, poiché a Roma vigeva la moda delle “tenute da cavallerizzo” la cui stoffa e la pregiata manifattura provenivano proprio da Martina Franca.
Fu così che, un po’ per propaganda e un po’ per visitare il paese che lo rendeva elegante, l’onorevole Starace, di origini salentine, volle visitare Martina Franca.
E’ immaginabile il fervore che si manifestò fra i fascisti locali che mai avrebbero sperato tanto.
Un onore inaspettato.
Chi si occupava della pomposa parata, chi della sontuosa accoglienza, chi della marziale sfilata, chi dei luculliani rinfreschi.
Un grande dispiego di forze per organizzare l’evento: Starace a Martina.
Immediata adunanza dei Balilla per approntare le “maschie” figure marziali da rappresentare all’arrivo del titolato gerarca.
Una verifica delle divise e dei moschetti ed allenamento intensivo al grido di: “d’ front’ a me e d’ cul’ a Sant’Antonie” che era il comando autoctono per indicare il dietro-front rivolti a Nord.
Arrivò il grande giorno.
Convocati i teneri Balilla vennero distribuiti in plotoni lungo la Via Mercadante.
Divisa lustra e moschetto splendente, tutti i bimbi sostavano schierati sotto un sole che poco ci mise a scaldare quegli abitini neri.
I giovani soldatini, investiti della onorevole mansione, impavidi, resistevano attendendo, il loro gerarca.
Ma i bambini sono sempre bambini e mio padre, secondo figlio di quattro, aveva due occhietti lucenti che dimostravano tutta la sua vivacità e la gioia di vivere. Bravo ed intelligente fu nominato capo plotone.
Regime o non regime, alla seconda ora di attesa, in prossimità dell’ora di pranzo, il piccolo Lino, stanco ed affamato come i suoi compagni, diede ordine di rompere le righe ed andare a casa a mangiare.
Dopo alcune ore arrivò il convoglio dei titolati e passando da quella via, invece dei giovani combattenti, trovò solo i loro moschetti incrociati al centro della strada.
Enorme sconforto ed imbarazzo degli organizzatori. L’onta era caduta su Martina.
In realtà Starace, molto probabilmente, neanche si accorse del disguido, anche perché lui da Martina Franca voleva solo passarci e non trascorrere il resto dei suoi giorni.
Il dì seguente tutti i padri degli arditi disertori furono convocati al “partito” dove subirono gravi rimproveri ed ammonimenti, con indicazione delle punizioni da somministrare ai loro indisciplinati figliuoli.
Mio nonno, saggio e taciturno pensatore, tornò alla sua bottega e riprese a cucire abiti e divise, così come mio padre a vivere la sua vita di fanciullo.
Morale è che bisogna sempre dare ascolto ai bambini che nella loro ingenua semplicità riescono a dare il vero e giusto senso alle cose.



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